Il centro-destra è spaccato: il neonato partito Ncd nasce dalle ceneri del Popolo delle Libertà, mentre è rinata Forza Italia, guidata ovviamente da Silvio Berlusconi, decaduto mercoledì scorso. Qual è il futuro del centro-destra? Venerdì Giuliano Ferrara, in un articolo sul Foglio, sembra dimettersi idealmente dal ruolo di berlusconiano per saltare sul carro di Renzi e ventilando un nuovo ’94. Solo una provocazione? Certo è che il popolo di Berlusconi, sentendosi abbandonato, potrebbe guardare altrove. E qualcuno ricorda quello che dissequalche tempo fa Flavio Briatore. Parla Vittorio Sgarbi.



Ferrara sembra volersi dimettere da berlusconiano dicendo, in sostanza, che il Cavaliere è stato artefice della sua fine.

Si può azzardare un’identificazione psicologica tra Veronica Lario e Giuliano Ferrara.

In che senso?

In tempi distinti, Ferrara lascia Berlusconi perché lo considera non corrispondente a quelle promesse che aveva fatto. Se è vero quello che scrive…



Insomma, il deluso che se ne va?

Quello che dice oggi Ferrara lo intendo, più che come una valutazione politica, come l’abbandono di un’amante o di una moglie rispetto al marito per una delusione. C’è del “larismo” nell’articolo di Ferrara: c’è appunto l’atteggiamento di una moglie che se ne va. 

Vada avanti, professore.

Io credo che ci sia una un verità fattuale. Tecnicamente Berlusconi non è più in Parlamento ed è coinvolto in un’indagine grottesca sulle questioni delle “olgettine” (e le testimonianza false) per leggi che si è fatto lui.  Il paradosso è che hanno avuto più efficacia le leggi contra personam che quelle ad personam che vengono continuamente rievocate da Travaglio e Barbacetto.



Vuole dire che Berlusconi si è messo in angolo da solo? 

Le leggi che stanno danneggiando Berlusconi sono la Severino e quella sulla prostituzione minorile che lui stesso ha voluto. Allora in questo ha ragione Ferrara: si è fregato da solo perché non c’era alcun bisogno di fare, per esempio, la legge Severino (visto che l’interdizione sarebbe già stata comminata).

Le lancio una provocazione: se Ferrara sembra dimettersi da berlusconiano, lei cosa fa: lo segue a ruota? 

No, perché non sono mai stato berlusconiano. È Berlusconi che era sgarbiano. Io non ho mai avuto niente da Berlusconi e sono entrato in Parlamento prima di lui, dove ho incominciato il mio attacco ai giudici, Di Pietro su tutti, nel 1992, quando Berlusconi lo corteggiava, chiedendogli pure di fare il suo ministro. Quindi io sono l’unico di tutta questa serie di persone che, pur avendo avuto vicinanza con Berlusconi, non ho mai avuto niente da lui. Ma non potrei mai essere berlusconiano. E a proposito, le posso dire una cosa?

Dica pure… 

Il nostro rapporto fu sigillato con una frase datata ’93 quando lui in Parlamento disse ai deputati: “Cari colleghi, io ho un complesso di superiorità”. E io risposi: “Sono superiore senza complessi”.

 

Però spesso lo ha difeso.

Io sono sempre stato coerente: ho continuato a difenderlo e lo difendo tuttora sulle questioni della sua vita privata in questi processi ridicoli, ma non lo difendo certo sulla sua posizione politica, in quanto ha portato in Parlamento gente come la Prestigiacomo, la Carfagna, Galan, la Brambilla, Gasparri…

 

Perché? 

Perché è gente di cui non si capisce né l’utilità né il valore politico. Ripeto, Berlusconi è incriminabile per questo, nella mia totale lontananza politica di lunga data.

 

Ferrara dice che “Renzi non è il continuatore del berlusconismo”, ma sembra in qualche modo suggerire un parallelismo con il ’94. È possibile fare un paragone? 

 Renzi è la personalità più vicina a Berlusconi che sia apparsa finora. E lo è non soltanto per come si comporta e per come comunica e per il fatto che non può essere di sinistra più di quanto l’altro non fosse di destra – le loro posizioni sono spaziali e fasulle e in principi generali non sono così diverse –, ma il per il fatto di raccogliere voti dalla destra così come Berlusconi prese tanti voti di sinistra.

 

Tanti  berlusconiani voteranno dunque Renzi?

 Certo, molto berlusconiani voteranno Renzi così come moltissimi operai votarono Berlusconi. La forza di Renzi è quella di aver allargato il bacino naturale dei suoi voti.

 

Cioè? 

È un leader di centro-sinistra che ha un nutrito consenso nel centro-destra. Ribadisco: c’è somiglianza e non soltanto di linguaggio, per l’annuncio di rottamazione del passato, che lo stesso Berlusconi annunciò senza poi realizzarla. E a proposito, non dimentichiamoci come Berlusconi abbia quasi più accolto che respinto gli esponenti della prima Repubblica. Ha fatto diventare parlamentare Mastella e Pomicino…

 

Renzi invece la convince di più? 

Sul tema della rottamazione del passato mi sembra più performante. Ha tenuto fuori Veltroni e D’Alema. Diciamo che è più Berlusconi Renzi di quanto Berlusconi realmente fosse.

 

È dunque azzardabile o meno un paragone con il ’94? 

Presentando un programma non schiettamente di sinistra, insieme alla capacità di raccogliere voti trasversalmente, il fenomeno Renzi è molto interessante: le sue affermazioni e l’idea di cambiare hanno molta affinità con i principi di cambiamento che nel 1994 aveva espresso Berlusconi. Che poi fallisca o meno è un altro discorso, lo vedremo fra anni…

 

Non si sa se Ferrara salirà o meno sul carro di Renzi, ma secondo lei ci sarà un riversamento di berlusconiani verso il sindaco di Firenze? 

 In proposito c’è un dato simbolo: Briatore. Briatore è un berlusconiano tipico, fuori dal mondo della politica militante. Ha detto che in assenza di Berlusconi voterà Renzi. Questa cosa non è soltanto sua personale, ma condivisa da moltissimi elettori. Ci sarà dunque certamente uno smottamento di berlusconiani alla Briatore in direzione di Renzi.

 

(Fabio Franchini)