In serata, anche il Senato vota la fiducia, con 173 sì e 127 no. Il Governo Letta va avanti.
Intervenuto per la replica in Senato, Enrico Letta ha ribadito che “dopo sette mesi di azione di governo posso dire che gli indicatori ci dicono che la ripresa c’è ed è a portata di mano”, ma ha anche chiarito che ovviamente non potrà avere effetti immediati sulla crisi sociale. E’ per questo che, oltre alle misure per sostenere la ripresa, servono “misure tese a lenire gli effetti sociali della crisi”. Parlando poi della nascita del Nuovo centrodestra, il premier ha affermato: “Se sottovalutate quello che sta accadendo fate un grande errore”, perché se si pensa che sia un “gioco delle parti” significa che non si è colto “l’avvenimento politico principale degli ultimi venti’anni”.
La riforma della legge elettorale rimarrà probabilmente al Senato, nonostante la Commissione Affari Costituzionali di Montecitorio avesse chiesto ieri all’unanimità il passaggio alla Camera. Nella querelle è intervenuta di recente la presidente Laura Boldrini, attraverso una lettera inviata al collega di Palazzo Madama Pietro Grasso che è stata resa nota nel pomeriggio durante la Conferenza dei capigruppo della Camera. “Sottopongo dunque alla sua attenzione tale eventualità, ai sensi degli articoli 78 del regolamento della Camera, e 51, comma 3, del regolamento del Senato, e resto in attesa di conoscere le sue valutazioni al riguardo”. La Boldrini, rinnovando il suo appello ai gruppi parlamentari perché sul tema si possa trovare un’intesa, ha spiegato chiaramente che da parte della Camera non c’è alcuna volontà “di scippo o di competizione con il Senato” sulla legge elettorale.
Anche l’ex segretario del Pd Pier Luigi Bersani ha commentato poco fa gli interventi che Letta ha tenuto oggi alla Camera e al Senato: “E’ il più bel discorso che gli ho mai sentito fare”, ha detto ai microfoni di Sky Tg24, spiegando che in quelle parole c’era “molta energia, idee molto chiare e consapevolezza di una situazione molto difficile, ma anche la fiducia di poter rafforzare il cammino di questo governo”. Bersani si dice inoltre convinto che questa giornata nasca “da un fatto nuovo, cioè la decadenza di Berlusconi e la rottura del Pdl, ed è una novità grossa”. Non perché i maggiori leader politici sono fuori dal Parlamento oppure per l’azione della magistratura, “ma perché per la prima volta c’è un Parlamento, uscito dalle elezioni, che è stato in grado di far rispettare un principio di parità davanti alla legge”. Dopo la nascita di Forza Italia e la composizione della nuova maggioranza, Letta “adesso cerca una ripartenza, forse con una base parlamentare più ristretta ma con idee più chiare”, ha detto Bersani. Quindi è chiaro che ci sono almeno in parte “le premesse per una azione più incisiva. Letta ha dato delle tracce precise del lavoro da fare”, parlando della traiettoria dei 18 mesi, “e da qui a gennaio si cercherà di tradurre il cosiddetto contratto di governo”.
Intervenuto nell’Aula di Palazzo Madama sul voto di fiducia, Enrico Letta è tornato a ribadire che “il grande obiettivo, entro il quadro temporale dei 18 mesi, è avere istituzioni che funzionino e una democrazia più forte e più solida”. Ma “attenzione – ha aggiunto – perchè alla Camera sono stato frainteso: qua non è che io vado avanti di sette mesi in sette mesi e ogni volta ricomincio con il timing dei diciotto: rimangono tali dal voto di fiducia di aprile”. Da parte del governo non c’è comunque alcun “tentativo di dilazionare la durata del governo: i diciotto mesi sono da considerare a partire da aprile”, ha detto il premier in Senato.
Con 379 sì, 212 no e due astenuti, l’Aula della Camera ha approvato la mozione di maggioranza e confermato la fiducia al governo Letta. Il presidente del Consiglio è già a Palazzo Madama per il voto del Senato (video su link in basso). Proseguono intanto i commenti sulle parole di Letta e il successivo giudizio espresso da Alfano. L’ultimo a parlare è stato il leader di Sel, Nichi, Vendola: “Vedo che Alfano inneggia in queste ora al tantissimo centrodestra presente nel discorso alle Camere del presidente del consiglio Letta. E’ l’ulteriore conferma di quello che pensiamo e diciamo da mesi e conferma la fondatezza della nostra opposizione a questo governo” che “impedisce quella prospettiva di cambiamento di cui questo martoriato Paese avrebbe bisogno, e che sancisce una deriva moderata e di centrodestra”.
Mentre è in corso nell’Aula di Montecitorio la chiama per il voto di fiducia al governo Letta, Angelino Alfano ha commentato le parole del premier di stamattina alla Camera: “C’è tanto, tantissimo centrodestra nelle parole del presidente del Consiglio. Ad esempio, su fisco, imprese, sulle semplificazioni e anche sul rapporto forte e maschio da instaurare con l’Europa che sia alla base di un negoziato sulle questioni di fondo e sulle prospettive dell’Unione europea”. “Abbiamo molto apprezzato – ha aggiunto il ministro dell’Interno – anche le parole su sicurezza e immigrazione illegale. Non credo che potevamo chiedere di più”. La pensa diversamente Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera, secondo cui “quello del presidente del Consiglio è un discorso pessimo, arrogante, fuori dal mondo. Un discorso sul nulla, in attesa dei diktat di Renzi, in attesa che Renzi riempia il programma di Letta di nuovi contenuti”.
E’ scontro in Aula tra Letta e il Movimento 5 Stelle. Questa mattina il premier si era rivolto a Beppe Grillo, dicendo che “le istituzioni esigono sempre rispetto, a maggior ragione in un tempo amaro in cui si tenta di immiserire questa aula con azioni e parole illegittime che avallano la violenza, mette all’indice i giornalisti e vuole fare macerie della democrazia rappresentativa e arriva ad incitare all’insubordinazione le forze dell’ordine”. Più tardi, invece, un altro scontro è avvenuto con il deputato grillino Francesco Nuti, il quale ha attaccato la stampa affermando che “essere giornalista significa essere indipendente e non scrivere sui giornali di partito, significa dire il vero e non offendere e scrivere il falso”. “Pensavo che le accuse di Grillo ai giornalisti Oppo e Merlo fosse una gaffe e immaginavo che si finisse – ha replicato Letta – e invece vedo, collega Nuti, che lei ha rilanciato che o i giornalisti scrivono le cose che vi piacciono o vengono messi alla gogna. È inaccettabile”.
Terminato il discorso di Letta alla Camera, ecco arrivare le prime reazioni. Duro il commento in Aula di Riccardo Nuti del Movimento 5 Stelle: “Presidente Letta, lei è tornato a prenderci in giro, ha la faccia come il bronzo. E malgrado ciò si premette anche di offendere l’unica forza politica che nel bene e nel male quello che aveva detto poi lo ha fatto”. Il deputato grillino se l’è presa poi con Forza Italia, che “non è opposizione, non è diversa dal Pd e dalle altre forze politiche”, sostenendo poi che Davide Faraone, da poco nominato nella segreteria del Pd da Matteo Renzi, “è stato visto andare in casa di un pregiudicato e durante le primarie prometteva posti di lavori in cambio di voti”. Altri attacchi sono stati infine rivolti al ministro della Giustizia Cancellieri e al viceministro Vincenzo De Luca, “che quando lo butterete fuori dal governo per incompatibilità sarà sempre troppo tardi”. Paolo Naccarato, senatore di Ncd, ha definito “eccellente” Enrico Letta, il quale “si impone sempre di più come l’erede più autorevole di Alcide De Gasperi e Aldo Moro. Avanti tutta per far vincere l’italia”, mentre secondo Cesare Damiano del Pd “nel discorso di Enrico Letta alla Camera abbiamo ritrovato una spinta a realizzare una puntuale azione riformatrice di Governo. Adesso bisogna passare dalle parole ai fatti e la legge di Stabilità rappresenta il banco di prova immediato”.
“Sono qui oggi per chiedere un voto di fiducia per un nuovo inizio, con obiettivi realizzabili e tempi certi”. Lo ha detto questa mattina alla Camera il premier Enrico Letta, tornato a verificare l’appoggio al governo dopo la decisione di Silvio Berlusconi di passare all’opposizione e la conseguente formazione di una nuova maggioranza. Nel pomeriggio, il presidente del Consiglio è atteso al Senato. “Ho la determinazione a lottare con tutto me stesso per evitare di rigettare nel caos tutto il Paese proprio quando sta rialzandosi – ha aggiunto il capo del governo – E’ nostro obbligo anche generazionale guidare l’Italia in questa direzione”. Oggi più che mai, secondo Letta “l’Italia ha bisogno di competenza e di valori, servono quei valori di chi si sente parte di una squadra. Servono giocatori che si fidino gli uni degli altri e servono buoni esempi”. “Sono orgoglioso di dire – ha detto ancora – che giocheremo in attacco e, ora che sta per succedere, non permetteremo che l’Italia sprofondi di nuovo”. E ancora: “Nella vicenda giudiziaria di Silvio Berlusconi non sono entrato in questi mesi e non entro oggi. Accettando l’incarico dalle mani del capo dello Stato Giorgio Napolitano avevo detto che il mio non sarebbe stato un governo a tutti i costi e che il rispetto per la separazione tra i poteri dello Stato e la loro piena autonomia era un limite da non oltrepassare: quel limite non è stato oltrepassato, tutto ciò l’ho deciso anche prendendomi il rischio di andare a casa”.
Sono essenzialmente quattro i perni attorno ai quali ruoterà l’azione di riforma illustrata da Letta: la riduzione del numero dei parlamentari, l’abolizione delle province, il superamento del bicameralismo perfetto e la riforma del titolo V della Costituzione. E’ necessario definire “rapidamente i ddl costituzionali per raggiungere questi obiettivi”, ha detto Letta, e “utilissimo in questo, il lavoro del comitato dei saggi”. Inevitabile poi un commento sulla riforma elettorale, sulla quale il premier ha ribadito che bisogna muoversi “verso un meccanismo maggioritario. Ora si deve facilitare la scelta dei cittadini e creare un legame tra elettori e eletti. Nessuno pensi a una legge punitiva verso altri: governo, maggioranza, il Parlamento tutto lavorino per dare pronta attuazione alla sentenza della Consulta e restituire la scelta ai cittadini”. Intanto, mentre il premier tiene i suoi discorsi, le forze dell’ordine stanno presidiando tutta l’area intorno a Montecitorio, Palazzo Chigi, Palazzo Madama e il Quirinale, dove è alto il rischio per le nuove manifestazioni dei Forconi, anche se al momento la situazione sembra tranquilla. “Decideremo come portare avanti la nostra mobilitazione – aveva detto nella giornata di ieri Danilo Calvani, uno dei coordinatori del movimento 9 dicembre – Se i politici non andranno a casa e domani sarà votata la fiducia al governo Letta, ci sarà un’azione eclatante non violenta a Roma e forse in altre città. Non ci arrendiamo”. Il ministro dell’Interno Alfano intanto ha avvertito: “Non consentiremo la messa a fuoco delle città”.