Gianni Cuperlo ha accettato la proposta di Matteo Renzi. Sarà lui il nuovo presidente del Partito democratico: domenica, nel corso dell’Assemblea che proclamerà Renzi segretario, verrà eletto. Il nuovo Pd sta gettando le basi. In questo la personalità del “rottamatore” potrebbe dare una grossa mano e, soprattutto, dare al Pd una fisionomia leaderistica tutta nuova. Per analizzare gli eventi “dem” abbiamo contattato Peppino Caldarola, ex deputato Ds e Pd ed ex direttore de l’Unità.
Cosa ha spinto Gianni Cuperlo ad accettare la presidenza?
Un insieme di ragioni. In primis perché l’offerta di Renzi era sincera. In secondo per non disperdere la popolarità acquisita durante la “battaglia” per le Primarie. Poi perché una gran parte della sua componente glielo chiedeva, in particolare i cosiddetti giovani turchi. Ma c’è anche un’ ulteriore ragione…
Quale?
Le prime mosse di Renzi hanno smentito la sua campagna elettorale.
In che senso?
La scelta di Renzi di aderire – e presto – al Partito Socialista Europeo toglie di mezzo uno di quei problemi che i segretari di formazione Ds non erano mai riusciti a risolvere. Insomma, l’accusa al neo segretario di essere un po’ di destra è cascata nei fatti…
Ma allora perché lo stesso Cuperlo, pochi giorni fa, si è rifiutato (a differenza di Pippo Civati) di indicare un suo uomo nella nuova segreteria?
Cuperlo ha avuto paura che lo si accusasse di inciucio. Temeva che si smarrisse l’integrità della sua parte. Poi nei giorni successivi, di fronte anche al dibattito interno, ha capito che il problema che si trova a dover affrontare il Partito democratico non è quello di doversi distinguere dal segretario, bensì quello di far nascere, per la prima volta, un partito più forte. Poi Cuperlo è di indole schiva. Non voleva dare l’idea di uno in cerca del premio di consolazione.
Ora il Partito democratico è più unito?
Il Pd si è avviato su una strada abbastanza nuova che è quella del ricambio generazionale a tutti i livelli (che riguarderà anche le liste elettorali europee). Sta emergendo una nuova generazione che ha differenze di orientamento, ma che ha la voglia di dimostrarsi all’altezza del compito. E in questo senso potrebbe essere più coeso. Ma c’è anche un altro aspetto da considerare.
Quale?
La personalità di Renzi è talmente prorompente che mi sembra difficile resistergli in questo momento, a meno che commetta degli errori.
A proposito della personalità del “rottamatore”, c’è il rischio di una deriva personalistica nella sua conduzione?
Il rischio c’è. Il partito di Matteo Renzi sarà di stampo plebiscitario-carismatico. Bisognerà vedere se Renzi lo gestirà in forme autoritarie, cosa che io non credo.
Cosa farà invece?
Potrebbe gestirlo nelle forme dei partiti progressisti dell’Occidente, dove c’è un segretario che è allo stesso tempo il candidato premier e che viene messo alla prova dai risultati. Avremo un partito a forte leadership, ma una leadership che sa che vale la regola “se perdo vado via”. Ma attenzione, non mi riferisco certe alle prossime elezioni europee.
Il Pd è mai stato realmente vicino alla scissione?
No, non c’è mai stato questo rischio per la ragione elementare che gli eventuali scissionisti non avevano un luogo dove andare. Non solo non avevano un luogo politico, ma neanche una cultura politica su cui costruire un nuovo partito.
Mancanza di alternative dunque?
Si è sentita l’ipotesi di costruire un partito più di sinistra. Ma cosa vuol dire oggi in Italia? Più a sinistra di Vendola o a sinistra insieme a Sel? Tutte cose basate sulla nostalgia; mi sembrano insufficiente e infatti l’ipotesi è tramontata.
Pensando a Massimo D’Alema (che pur ha annunciato di farsi da parte) e a Rosy Bindi è spontaneo chiedersi: che fine faranno?
Tutto questo gruppo dirigente che va dalla Bindi a D’Alema e alla Finocchiaro (passando per tanti altri) ha già fatto, in parte, un passo indietro: Massimo D’Alema è stato chiaro.
E gli altri?
Certo, altri lo devono ancora fare: non si può essere per tutte le stagioni. So che è individualmente doloroso, ma arriva un momento in cui il cumulo delle esperienze e anche l’avvicinarsi di una certa età dovrebbe spingere saggiamente questi dirigenti a capire che il loro tempo è finito: non spetta più a loro dirigere e il voto delle Primarie è stato chiaro in merito.
Quale sarà la proposta del Pd sulla legge elettorale? Le correnti si metteranno d’accordo?
Le correnti hanno avute idee diverse, ma in questo momento accetteranno la proposta che farà Matteo Renzi. Lui cercherà di trovare con altre forze politiche un punto d’incontro su una legge maggioritaria che possa piacere a tutti. Ecco, tutti però devono sapere che se non si fa presto, nel momento in cui saranno note le motivazioni della Corte costituzionale, una legge elettorale pronta c’è già: il proporzionale con lo sbarramento…
Mentre per quanto concerne il tema del lavoro, ci possono essere motivi di frizione?
Per esempio con Landini, che tutto sommato porta la stessa carica di rinnovamento generazionale che esprime la cultura di chi il lavoro ce l’ha e rischia di perderlo, i motivi di frizione ci possono essere. Ma Landini è interessato dalla novità del Pd.
E la Cgil?
Ci può essere una frizione verso lo stato maggiore della Cgil che, obbiettivamente, mi pare un po’ imbozzolato. Diciamolo chiaramente: avremmo bisogno di una Cgil che avesse la larghezza di vedute di Giuseppe Lama e di Di Vittorio. Da Cofferati allo stesso Epifani fino a Susanna Camusso abbiamo una Cgil congelata.
Che significa?
Significa che partecipa alla vita politica, ma rischia di perdere la rappresentanza reale. Ma fa quasi impressione che una sindacalista come Carla Cantoni, a capo del più grande sindacato Cgil – quello dei pensionati –, abbia votato Cuperlo e quasi nessuno dei suoi iscritti abbia seguito la sua indicazione.
Tornando a Cuperlo, non tema che possa venire impallinato alla Prodi? Il copione dei 101, insomma…
No. Penso che Gianni Cuperlo verrà eletto bene.
(Fabio Franchini)