In teoria, ma solo ed esclusivamente in teoria, non dovrebbero più esserci particolari ostacoli alla riforma della legge elettorale. Anzi, dopo la sentenza della Corte costituzionale che ha bocciato il Porcellum (invalidando il premio di maggioranza e le liste bloccate) sarebbe assurdo che il Parlamento non riuscisse a cambiare la normativa. Ma anche lasciare trascorrere talmente tanto tempo da arrivare al giorno della pronuncia della Consulta senza essere riusciti a riformare pareva assurdo. In ogni caso, Roberto Giacchetti, deputato del Pd, ha sospeso il suo sciopero della fame. Lo aveva iniziato per protestare contro la mancata sostituzione del Porcellum. Gli abbiamo chiesto come evolverà la situazione.
E’ la volta buona?
Ho iniziato lo sciopero della fame perché il trasferimento del dibattito dalla Camera al Senato conteneva implicitamente la decisione di non fare nulla, per consegnare, cioè, la legge alla Corte. Dissi che lo avrei sospeso lo sciopero esclusivamente se il Senato avesse approvato una riforma, o se il dibattito fosse tornato alla Camera.
E così è stato.
Detto questo, sono perfettamente consapevole del fatto che nulla vieta che, per l’ennesima volta, la legge non venga riformata. Io, infatti, non ho mica detto che ho smesso di fare lo sciopero. L’ho, semplicemente, sospeso. In ogni caso, oggi sussistono le condizioni numeriche. Sono, quindi, fiducioso che si riesca a varare una nuova normativa.
Non crede che fioccheranno veti da tutti i partiti?
Con Renzi alla guida del Pd, è ormai evidente che il nostro partito ha assunto la riforma delle legge elettorale come priorità. Per realizzarla, interloquiremo anzitutto con le forze della maggioranza, come è ovvio, cercando comunque la più ampia convergenza possibile anche con l’opposizione. Tuttavia, se qualcuno – e mi riferisco in particolare al Nuovo centrodestra – tirerà nuovamente fuori degli alibi per mantenere tutto invariato, sappia che abbiamo i numeri per procedere comunque. Con Sel – che condivide la nostra impostazione di fondo – abbiamo la maggioranza dei deputati.
Di che alibi parla?
Sostenere, per esempio, che prima della riforma delle legge elettorale è necessario procedere con le riforme costituzionali, a partire dal superamento del bicameralismo perfetto. Un film già visto per insabbiare la questione, come si è fatto con la modifica dell’articolo 138 della Costituzione.
Cosa ne pensa del “Renzellum” (doppio turno di coalizione se nessuno raggiunge il 40%, preferenze, e riforma dei collegi)?
Guardi, ci ho rimesso parte della mia salute perché ritenevo che fossero assolutamente da scongiurare sia il mantenimento del Porcellum, che la legge emersa della sentenza della Consulta. Di conseguenza, non mi appassiono particolarmente sui dettagli dei vari modelli. Come è noto, sono favorevole al Mattarellum, ma va bene anche il “Renzellum”; l’importante, però, è che si realizzi una legge il più possibile condivisa, che consenta agli elettori di scegliersi i propri rappresentanti, di rafforzare il bipolarismo e che chi vinca possa governare per 5 anni.
Verosimilmente, è possibile una convergenza con Forza Italia?
E chi può dirlo? Francamente, non si capisce quale sia il loro modello di riferimento. Un giorno, parlano di proporzionale, un altro di Mattarellum; stessa cosa il Movimento 5 Stelle, che è passato dal volersi tenere il Porcellum al Mattarellum. Insomma, la questione non si risolve con le dichiarazioni. Quando ci sarà un testo su cui votare, sapremo se effettivamente ci sarà una convergenza.
Quale sarà l’iter di formazione della legge?
Già a luglio la Conferenza dei capigruppo della Camera aveva dato l’ok alla procedura d’urgenza per l’esame della legge. Come è noto, tuttavia, la palla passò al Senato. Ora che è tornata alla Camera, l’urgenza votata rimane. Di conseguenza, entro un mese, la commissione Affari costituzionale dovrà predisporre un testo da portare in Aula. La Camera, quindi, potrebbe votare un disegno di legge entro fine gennaio (considerando che in mezzo ci saranno le vacanze natalizie). A quel punto, la Camera non ci metterà più di qualche giorno per approvarla. Da lì, il testo andrà al Senato dove non ci dovrebbe volere più di un mese-un mese e mezzo per votarla definitivamente.
Con la nuova legge, che ne sarà del governo?
Se il Parlamento varerà una nuova legge, ciò significherà che la politica avrà iniziato ad agire. Il che, potrebbe produrre riverberi positivi sul governo stesso che, se anch’esso inizierà ad agire, non c’è motivo perché non continui a durare.
Cosa ne pensa dell’appello di Napolitano a Forza Italia affinché non abbandoni la strada delle riforme?
Temo che si perderà nel vuoto. Forza Italia ha scelto una linea tale per cui mi pare esclusa ogni forma di collaborazione sulle riforme. Salvo, probabilmente, sull’abolizione del Senato, dal momento che ha sempre fatto parte del suo programma.
(Paolo Nessi)