La legge elettorale è una priorità, e non è il solo Matteo Renzi a dirlo. Il neo segretario del Partito Democratico accelera per dare al Paese una legge che garantisca (finalmente) la governabilità. Il leader del “dem” si è detto pronto a dialogare con tutti pur di riuscire nel suo intento e nella giornata di ieri si è sparsa la voce di un colloquio tra Dario Nardella (suo uomo di fiducia) e Renato Brunetta. Il Nuovo Centrodestra di Alfano è parte fondamentale di questo esecutivo e, per il momento, non si è espresso chiaramente sulle mosse future in merito. Abbiamo chiesto al senatore di Ncd Maurizio Sacconi di dirci la sua sugli ultimi sviluppi e come intende muoversi il suo partito.



Come risponde alle critiche che arrivano dal Partito Democratico (Sandro Gozi e Roberto Giacchetti) ad Alfano, al quale viene imputata la “colpa” di non aver dato una linea chiara sulla legge elettorale.

Sono doppiamente strumentali. Primo, perché provengono da chi fino alla sentenza della Corte, volendo il voto immediato a tutti i costi, appariva ben disponibile a mantenere la vecchia legge elettorale. Secondo, perché sanno bene che il Nuovo Centrodestra nasce anche sulla base di un dissenso relativo al cambiamento della legge elettorale da noi invocato già nella scorsa legislatura e ancor più in questa sin dagli inizi.



Cosa vuole dunque il Nuovo Centrodestra?

Una riforma elettorale necessariamente collegata con una forma di governo più autorevole e con il superamento del bicameralismo perfetto. Potremmo anche, usando un’espressione non nostra, auspicare il “Sindaco d’Italia” per evocare i poteri del capo dell’esecutivo, la sua elezione diretta, il necessario premio di maggioranza, la rappresentazione delle diverse proposte politiche.

Come commenta l’incontro “segreto” tra Dario Nardella, braccio destro di Matteo Renzi, e Renato Brunetta, fedelissimo di Berlusconi. I due avrebbero parlato proprio di riforma elettorale…



Non mi interessa.

Renzi ha sempre detto che la legge elettorale è una priorità e che per farla è disposto a scendere a patti con il diavolo (Berlusconi, Grillo). Ma Formigoni è stato chiaro: “Se farà accordi fuori maggioranza il governo salta”…

Non ci sarà alcun problema. Sono certo che ci sarà un accordo nella maggioranza e che questo sarà peraltro aperto al dialogo con tutte le altre forze parlamentari in funzione di un largo consenso. Le regole non possono essere uno strumento del contingente conflitto politico. Esse devono essere largamente accettate e riconosciute, oggi e domani.

Se qualcuno tirerà troppo la corda, c’è il rischio che il governo cada proprio su questa questione?

Non vedo rischi.

Renzi, oltre a parlare del modello “sindaco d’Italia” che lei prima ha anticipato, ha detto che si potrebbe trasformare il 25% del Mattarellum in maggioritario. Non è forse la soluzione migliore, ma è probabilmente la più fattibile. Cosa ne pensa?

La ricerca di un comune denominatore è più agevole se ci si limita a fissare i criteri: una adeguata rappresentanza delle diverse culture politiche, un premio di maggioranza ragionevole e la scelta degli eletti da parte degli elettori. E…

 

Prego.

Aggiungo la preoccupazione che i piccoli collegi elettorali possano determinare l’enfatizzazione del corporativismo territoriale nella stagione in cui dovremo addensare le funzioni eccellenti – come ospedali e sedi universitarie –, razionalizzare tutte le funzioni pubbliche, concentrare i servizi logistici. 

 

Le tempistiche per dare al Paese una legge elettorale che garantisca la governabilità sono destinate ad allungarsi o crede che in un lasso di tempo ridotto si potrà partorire un nuovo testo?

Per quanto dipende da noi vogliamo fare presto e bene. 

(Fabio Franchini)

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