“Il voto di preferenza, nelle condizioni attuali,  può restituire ai cittadini meglio di altri sistemi la scelta del proprio parlamentare. Non mi pare utile un ritorno alla legge Mattarella, che al contrario si basa sul sistema uninominale, e quindi con un solo candidato fisso;  ritengo infine che si debba optare per il proporzionale con doppio turno nazionale”. Lo afferma Luciano Violante, uno dei saggi di Napolitano per le riforme istituzionali, nonché ex presidente della Camera, che propone inoltre di rafforzare i poteri del presidente del Consiglio pur nel contesto di un sistema parlamentare. In un’intervista a Ilsussidiario.net il professor Augusto Barbera, docente di Diritto costituzionale nell’Università di Bologna, aveva polemizzato con la scelta di Violante di difendere il voto di preferenza, e aveva proposto un ritorno al Mattarellum corretto con doppio turno nazionale, oppure con un premio di maggioranza utilizzando il 25% di quota proporzionale.



Onorevole Violante, perché a differenza del professor Barbera lei è favorevole al voto di preferenza?
Nessuna legge elettorale è perfetta; ogni proposta contiene pregi e difetti. Capisco bene le obiezioni che fa il professor Barbera, e conoscendone prestigio e competenza, sono particolarmente attento alle sue affermazioni. Tutti i difetti del sistema delle preferenze sono però presenti anche nel collegio uninominale. L’eventuale intreccio tra fasce criminali o devianti della società attraverso il voto di scambio è possibile per esempio con tutti i sistemi fondati su un a scelta ad personam dell’elettore. Da qualche tempo sto quindi riflettendo sui vantaggi che oggi, ripeto oggi, ha il voto di preferenza rispetto agli altri sistemi.



Da dove prende le mosse questa sua riflessione?
Oggi c’è bisogno di ricostruire un rapporto molto stretto tra cittadini e parlamentari. I candidati nei  collegi uninominali sono in buona misura  determinati dalle oligarchie nazionali e da quelle locali, che molto spesso sono peggiori di quelle nazionali. Se  invece si optasse per le primarie, mi permetterei di ricordare che è infinitamente più trasparente il voto di preferenza e possono comportare spese molto elevate. Tanto vale quindi che i cittadini si esprimano con un sistema trasparente come il voto di preferenza  che restituisce pienamente agli elettori la scelta e le responsabilità che alla scelta sono connesse.



Lei quindi quale sistema elettorale propone?
È evidente che ho molte riserve sul ritorno alla legge  Mattarella. Sul secondo turno nazionale, che era inizialmente una mia idea sulla scorta di una proposta del professor D’Alimonte, stanno convergendo un po’ tutti. Il vero problema è come si debba fare il primo.

Lei come configurerebbe il primo turno?

Penso a un sistema proporzionale con circoscrizioni più piccole delle attuali e con tetti di spesa per la campagna elettorale proporzionali alla dimensione geografica della circoscrizione. Attualmente la Lombardia ha tre circoscrizioni, Lazio, Piemonte, Campania e Sicilia due, mentre ne occorrerebbero molte di più per un bacino attorno ai 500.000 abitanti.

Ma non c’è il rischio che con la legge elettorale che propone si rompa l’unità interna ai partiti e alle coalizioni?
Oggi i partiti sono composti da più anime, e con il sistema proporzionale con voto di preferenza ciascuna componente del partito sosterrà i propri candidati. Ciò complessivamente comporterà un aumento del peso complessivo del partito. Invece nel secondo turno infatti tutti correranno per sostenere il partito, la coalizione e il candidato presidente del Consiglio. Nel secondo turno vi è quindi una sorta di riunificazione delle istanze espresse nel primo.

È favorevole a una soglia di sbarramento?
Perfezionerei il sistema che ho illustrato finora con una soglia di sbarramento del 5%, senza eccezioni,  e propongo che al secondo turno si possano fare le coalizioni tra le singole liste che hanno corso per il primo.

E per quanto riguarda il Senato?
La mia proposta è un Senato delle Regioni composto dai presidenti di Regione ed eletto per il resto dai Consigli regionali e dai Consigli delle autonomie locali.

Il doppio turno alla Camera andrebbe di pari passo con un rafforzamento dei poteri del presidente del Consiglio?
All’interno  di un sistema parlamentare,  ritengo che i poteri del presidente del Consiglio vadano rafforzati. Penso alla sfiducia costruttiva, al potere di nomina e di revoca dei ministri da parte del presidente del Consiglio, e a una serie di altri poteri che collochino il presidente del Consiglio italiano alla pari del cancelliere tedesco, del capo del governo spagnolo o del premier inglese.

(Pietro Vernizzi)

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