Voleva la segreteria e l’ha avuta. Ma del governo, vuole pure quello, per ora non se ne parla. A meno di non farlo cadere. A quel punto, tuttavia, si sarebbe scavato la buca con le proprie mani. Gli elettori non gli perdonerebbero mai di essersi reso artefice di un nuovo periodo di instabilità. Insomma, a Renzi non resta che fare buon viso a cattivo gioco e a avviare un percorso riformista con Letta. Per davvero, però. Per l’Italia non sarebbe del tutto indifferente stare ancora mesi con un esecutivo che vivacchia. Nel frattempo, chi si avvia a fare una piccola rivoluzione interna è Forza Italia. Pare che per allontanare l’immagine di partito di destra e riconquistare i voti dei moderati, Berlusconi intenda rimuovere una buona dose di vertici. A partire da Brunetta. Il direttore del Tg5 Giovanni Toti, il vice Presidente della Commissione Europea Antonio Tajani e l’onorevole Mara Carafgna dovrebbero essere i principali protagonisti di questo rinnovamento. Abbiamo chiesto a Paolo Franchi, editorialista del Corriere della Sera, quali scenari di prefigurano.
Il governo riuscirà a portare e termine le riforme?
Se l’esecutivo continua a vivacchiare, al di là dei riflessi negativi che questo comporterebbe per un Paese già allo stremo, anche le sorti di Renzi farebbero in tempo a compromettersi. Suo malgrado, infatti, si ritrova in una situazione “sfalsata”: un conto sarebbe stato vincere le primarie di coalizione per la candidatura a premier a ridosso delle elezioni politiche; ben altra è stata ottenere la segreteria del partito mentre le elezioni sono tutt’altro che imminenti.
Quindi?
Renzi e Letta, almeno in teoria, hanno tutto l’interesse a mettere da parte temporaneamente la loro competizione e a trovare un’intesa sul terreno delle riforme. Certo, quando dovranno entrare nel merito, e decidere sui modelli concreti o su chi scegliersi come interlocutore, potrebbe iniziare i veri problemi.
Renzi ha fatto sapere che se gli alleati o l’opposizione non si accoderanno, il Pd ha i numeri per fare le riforme da solo.
Ci andrei cauto a ragionare in questi termini. Anzitutto, sono vent’anni che sentiamo ripetere che le riforme che stabiliscono le regole del gioco, come la legge elettorale, presuppongono le maggioranze più ampie possibile. Detto questo, non possiamo dimenticare che questo governo non solo non è più di larghe intese, ma è addirittura di minoranza assoluta.
Cosa intende?
Già il governo di larghe intese costituito da Pd, Pdl e Scelta civica, era ben lungi dal rappresentare la maggioranza degli elettori. Rappresentava, infatti, solamente circa il 50% di chi aveva votato e aveva votato solamente il 75% dei cittadini. Quindi, era sostenuto dal 50% del 75% degli italiani.
Quindi, dal 37,5%…
Esatto. Ora, se togliamo Forza Italia, che passata all’opposizione e attribuiamo al Nuovo centrodestra un valore compreso tra il 5 e il 7%, ci rendiamo conto di come questo governo abbia, grosso modo, il 30% dei voti degli italiani. Di conseguenza, né Letta né Renzi possono neanche lentamente pensare di poter procedere a prescindere dalla altre forze politiche.
Crede che Alfano potrà imporsi come interlocutore del Pd?
Renzi, facendosi campione del ripristino del bipolarismo, pone ad Alfano un enorme problema. Il vicepremier ha solo due alternative: o fa l’alleato minore, facendo “l’indipendente di destra”, o costruisce un percorso per tornare da dover è partito. Insomma, il Nuovo centrodestra, in uno schema bipolare, ha ben poche speranze di sopravvivenza. A meno che non riesca sul serio a diventare quel grande partito moderato di stampo europeo che ha sempre detto di voler diventare. Ma io ne dubito. Non si è mai visto, in Italia, un partito nato all’interno del Parlamento ottenere successo.
Dove condurrà l’operazione di maquillage di Forza Italia?
Il ciclo politico di Berlusconi e del berlusconismo si è ormai compiuto. Ciò non significa che Forza Italia non disponga di un forte consenso popolare. Tuttavia, sarà difficilmente spendibile. Stiamo parlando, infatti, di un partito il cui proprietario è in fortissime difficoltà. Cambiare la classe dirigente e valorizzare del personale politico più giovane e presentabile non sarà sufficiente per far tornare il partito determinante.
(Paolo Nessi)