Non ha paura di essere marginalizzato, Angelino Alfano. “Anch’io voglio una legge elettorale subito” dice a ilsussidiario.net. A patto di rispettare 4 punti: “bipolarismo”, “premio di maggioranza” in modo che si sappia subito chi ha vinto, “possibilità per i cittadini di tornare a scegliere i parlamentari” e “fine del bicameralismo perfetto con un Senato a vocazione regionale”. Dice sì a riforme condivise, il ministro dell’Interno e leader del Ncd, dunque “trovo assolutamente positivo che Renzi cerchi una interlocuzione con Forza Italia”. Subito però occorre la stabilità, non il voto. E un programma per il lavoro, col quale Alfano risponde alla formula del sussidio di disoccupazione lanciata da Matteo Renzi.



Napolitano ha invitato Forza Italia a partecipare alle riforme. Lei come attuale leader di Ncd si candida a interlocutore privilegiato di Berlusconi? Nel caso, cosa intende proporgli?
Quanto più le riforme sono condivise meglio è. Trovo quindi assolutamente positivo, ad esempio, che Renzi cerchi una interlocuzione con Forza Italia. Penso solo che la piattaforma su cui iniziare a discutere debba essere condivisa nella maggioranza. Mi sembra un punto di partenza realistico.



Lei è fautore di un contratto di governo “Italia 2014”. Se tuttavia Renzi volesse subito una legge elettorale, e le sue dichiarazioni non lo escludono, quale sarebbe la vostra posizione?
Anch’io voglio una legge elettorale subito. Come ho voluto, abbiamo voluto, subito una legge sull’abolizione del finanziamento pubblico dei partiti. Sulla legge elettorale io sono pronto e vedo quattro punti condivisi: il bipolarismo, e un premio di maggioranza in modo che la sera del voto si sappia chi ha la responsabilità di governare e chi di fare opposizione (è una responsabilità anche questa); la possibilità per i cittadini di tornare a scegliere i parlamentari che li rappresentano, la fine del bicameralismo perfetto con un Senato a vocazione regionale.



Ma la legge elettorale?
La legge elettorale è uno dei punti del patto per l’Italia 2014 che vogliamo stipulare. Io non credo che Renzi voglia andar al voto a marzo, non è quello di cui il Paese ha bisogno. Ma comunque verificheremo le sue vere intenzioni quando ci siederemo intorno a un tavolo per stipulate il Patto di governo per il 2014.

Lei teme o no un eventuale patto “di scopo” tra Renzi, Grillo e Berlusconi che escluda Ncd e Letta?
Non lo temo.

Lei ha dichiarato di esser pronto pronto a “smontare pezzo per pezzo la riforma Fornero”. Per fare cosa, al suo posto?

Per tornare alla legge Biagi. Per togliere lacci e lacciuoli agli imprenditori che vogliono assumere. Per non perdere l’ottimo lavoro fatto da Maurizio Sacconi quando era ministro del Welfare e che giustamente oggi dice che la legge Fornero ha reso disoccupato chi prima era precario perché i contratti flessibili oggi non vengono più rinnovati. Perché, stabilito un quadro di principi a livello nazionale, bisogna far valere il principio sussidiario della libertà dei contratti aziendali e individuali. E contemporaneamente non lasciare solo chi perde il lavoro, utilizzando i sussidi per la sua formazione, riqualificazione e collocamento.

Può essere più preciso?
I nemici di chi vuole fare impresa e assumere sono l’alto costo del lavoro e la burocrazia. Propongo tre anni di burocrazia zero per chi inizia una nuova impresa. Propongo di invertire il rapporto Stato-cittadino: dal controllo ex ante al controllo ex post; un tempo certo per rispondere alle richieste di autorizzazione e poi vale il silenzio-assenso. Ovviamente nel rispetto delle leggi. Lo Stato deve tornare a fidarsi dei suoi cittadini perché i cittadini tornino a fidarsi dello Stato. Propongo inoltre che ogni euro tagliato alla spesa pubblica improduttiva vada usato per diminuire le tasse sul lavoro. I nuovi assunti devono ricevere stipendi netti a zero tasse. Chi resta senza lavoro deve avere una dote che viene riscattata da chi lo assume. Inoltre, deve avere un voucher-opportunità spendibile presso centri di formazione pubblici o privati non profit, voucher incassabile solo se il disoccupato troverà lavoro. Anche di questo vogliamo discutere con Renzi e verificare se ha realmente superato le rigidezze ideologiche che hanno sempre bloccato il suo partito su questo tema.

Veniamo a Ncd. Non esiste il rischio che sia solo un partito di Palazzo? Come vi preparate alla prova delle Europee?
L’entusiasmo che vedo girando l’Italia, i 13mila che hanno riempito la sala della nostra prima convention pubblica a Roma il 7 dicembre, più di metà sono rimasti fuori al freddo per tre ore, i 2500 amministratori locali, quelli più a diretto contatto con la gente e con i loro problemi, gli intellettuali, i giornalisti, gli imprenditori che hanno partecipato al nostro laboratorio di idee per un nuovo centrodestra… Ecco, sono queste facce, queste persone la risposta alla sua domanda. Facce e persone che sono riassunte nella parola che dal primo giorno ci identifica: “insieme”. Il 7 dicembre a Roma una ragazza ha consegnato un volantino a Maurizio Lupi, sopra c’era scritto: “Senza base non c’è vertice”. Lì c’è tutto il senso e la scommessa del nostro tentativo. Quanto alle elezioni per il Parlamento europeo, l’abbiamo già detto, ci presenteremo con il nostro simbolo.

È ipotizzabile che alle prossime elezioni i Popolari di Mario Mauro possano far parte dell’alleanza di centrodestra?

 

Con Mario Mauro siamo al governo insieme. Abbiamo molto da lavorare nell’anno che ci aspetta per raggiungere l’obiettivo che ci siamo prefissati: portare il Paese fuori dalla crisi. Un problema per volta.

E l’ipotesi che possano fondersi con Ncd?
Non abbiamo ancora una sede, né un segretario, lanciamo in questi giorni la costituzione dei circoli, la nostra assemblea costituente si terrà nel marzo 2014… ci lasci il tempo di nascere. La nostra ambizione è di costituire un nuovo e grande centrodestra.

Da Forza Italia vi differenzia solo la leadership? O cos’altro?
In questo momento ci differenziano il giudizio sul governo, sulla necessità di stabilità per fare le riforme, sulla non urgenza di elezioni subito che gli italiani non vogliono e non capirebbero, sul rispetto delle istituzioni, i toni con cui certi esponenti di Fi chiamano in causa il capo dello Stato non appartengono alla storia e alla cultura del centrodestra e dei moderati, e infine sul metodo dell’azione politica: noi non siamo estremisti, e soprattutto abbiamo assimilato in questi anni da Berlusconi il principio per cui al pur legittimo interesse di partito va sempre anteposto l’interesse del Paese.

Avete portato in Cdm una misura svuotacarceri. Non crede che in questa fase di incertezza sia pericoloso aumentare il senso di insicurezza e di paura della gente?
Su questo punto voglio essere chiaro. Sulla sicurezza non si scherza. Non è tema su cui intervenire sull’onda dell’emotività. Fatti come quello di Lampedusa sono gravi e non si devono ripetere, chi ha sbagliato pagherà, sono partite le ispezioni ed è già al lavoro una task force del ministero dell’Interno che rivedrà tutti gli appalti per i Cie. Ma le eccezioni non sono la fotografia di tutta la realtà, la permanenza media nei Cie nel 2013 è stata di 38 giorni. Le proteste di chi si cuce la bocca per non essere rimpatriato colpiscono, ma la gente deve sapere che tra loro ci sono ex detenuti per spaccio, per rapina, lesioni e tentato furto.

Torniamo alle carceri.
Svuotacarceri è una parola che non rende il senso dell’iniziativa del governo. Non c’è nessun automatismo nel nostro provvedimento, c’è piuttosto la seria volontà, conforme a giustizia, di rendere le nostre carceri luoghi più vivibili e più conformi al ruolo che gli assegna la Costituzione: espiazione della pena e reinserimento dei condannati nella vita sociale. Le condizioni di sovraffollamento sono incompatibili con questo compito e spesso con la stessa dignità umana delle persone ristrette. Ce lo ha ricordato il presidente Napolitano, ci ha ammonito più volte l’Europa.

Non servirebbero nuove carceri?

Se a questo scopo servono nuove carceri, le costruiremo. Intanto cerchiamo di rendere praticabili alle persone non socialmente pericolose tutte le forme alternative alla detenzione. Non c’è nessun allarme per la sicurezza dei cittadini. I due gravi casi di non rientro dai permessi che hanno riempito le cronache di questi giorni non hanno nulla a che vedere con questo provvedimento, e sono dovuti a responsabilità precise per le quali chi ha sbagliato dovrà pagare. Io dico che assieme alla certezza della pena ci vuole la certezza del diritto. Non ha senso, ad esempio,  tenere in cella gente in custodia cautelare che nel 50 per cento dei casi risulterà poi innocente.

C’è un’inchiesta Stato-mafia dai risvolti indefiniti. Un pm (Di Matteo) minacciato da Cosa nostra. Lei che si dice pronto a inasprire il 41-bis. Le sue intenzioni suonano esattamente come una conferma del fatto che la situazione è preoccupante e lo Stato è costretto sulla difensiva. Cosa risponde?
Lo Stato è assolutamente all’attacco. Uno Stato che arresta trenta persone del clan di Matteo Messina Denaro, tra cui la sorella, il cugino e il nipote del boss, gli sequestra beni per cinque milioni di euro non mi sembra uno Stato sulla difensiva.

(Federico Ferraù)