Non tutti sanno che, se oggi la Corte costituzionale si pronuncerà sull’attuale sistema elettorale, lo si deve ad Aldo Bozzi, avvocato milanese che, nel 2009, citò in giudizio, presso il Tribunale di Milano la presidenza del Consiglio dei ministri e il ministero dell’Interno, con un ricorso presentato assieme ad altri 27 firmatari sull’incostituzionalità del Porcellum. L’avvocato, in particolare, si soffermò sugli articoli della legge che attribuiscono un premio di maggioranza del 55 per cento al partito (o alle coalizione) che, alla Camera, abbia preso anche un solo voto in più degli altri, e sulle liste bloccate. Il primo punto, secondo lui – ma ormai secondo tutti – creava un disequilibrio inaccettabile rispetto al peso reale delle forze politiche, il secondo inficiava il principio della rappresentatività popolare. Il primo grado e l’appello gli diedero torto, la Cassazione ragione, rinviando la questione alla Corte. Abbiamo chiesto direttamente a Bozzi come è nata la sua iniziativa.



Se il ricorso sarà accolto, ogni cittadino potrà rivolgersi alla Consulta?

Si tratta di una causa iniziata di fronte al tribunale, che mi ha dato torto, così come la Corte d’Appello. La Cassazione, invece, in via incidentale, ha adito presso la Consulta. Non io. Quindi, il requisito dell’incidentalità è stato rispettato. Il giudice, infatti, può interrogare la Corte costituzionale.



Perché, in ogni caso, lei ha deciso di fare ricorso?

Beh, i danni prodotti dalle liste bloccate e dal premio di maggioranza sono di fronte a tutti. Il cittadino non ha più la possibilità di scegliersi i propri rappresentanti. Se avessi fatto il deputato o il senatore, avrei potuto depositare una proposta di legge. Non facendo il politico, interrogare il giudice era l’unica maniera d’agire. Insomma, mi son chiesto perché mai avrei dovuto continuare a votare con una legge che ritengo incostituzionale.

Crede che la politica sia stata messa in crisi dal suo ricorso?

Diciamo che sarebbe stato preferibile che avesse agito. Da anni, invece, solamente proclami, tutti i giorni. Fino a ieri sera si sperava che potesse dare un segnale, votando un ordine del giorno in commissione Affari costituzionale sulla riforma delle legge elettorale, ma la votazione è slittata. E si trattava solamente di ordini del giorno, mica di una proposta di legge vera e propria.



La Consulta potrebbe pronunciarsi nel merito delle obiezioni?

Ma no, si limiterà a dire, come è sua consuetudine, se gli articoli contestati sono costituzionali o meno. Non ha altri poteri. Entrare nel merito fin nel dettaglio, non è il suo mestiere.

 

Secondo lei, come si esprimerà?

Non ne ho la più pallida idea.

 

Se l’aspettava che sarebbe nato un simile vespaio?

Beh, effettivamente tutti si agitano… Ma, in fondo, è normale. Anzi, mi fa pure piacere. Vuole dire che la questione è sentita e che abbiamo con noi un popolo intero che vuole cambiare questa legge.

 

Sei è mai sentito strumentalizzato in questa vicenda?

Da chi, scusi?

 

Dalla politica.

Per carità. Non ho alcun contatto con alcun politico, sono solo un libero cittadino che si sente tale.

 

C’è il rischio che il giudizio di incostituzionalità del Porcellum renda automaticamente illegittimi i Parlamenti eletti con quella legge, nonché tutti gli atti normativi che hanno approvato?

Direi che il rischio è escluso. Al limite, se dovremo tornare a votare, lo faremo con una legge diversa. 

 

(Paolo Nessi)

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