“Soprattutto in un Paese come l’Italia dove le contrapposizioni politiche sono particolarmente forti, è indispensabile mantenere una forma di governo parlamentare”. Ne è certo Luciano Violante, ex presidente della Camera e uno dei saggi per le riforme istituzionali, secondo cui “solo un presidente della Repubblica super partes può garantire l’equilibrio tra i poteri dello Stato. Il presidenzialismo è un sistema certamente democratico, ma ha il difetto di essere troppo rigido perché il presidente eletto è capo dell’Esecutivo, è parte del conflitto politico e conseguentemente non può né risolverlo né garantirne la correttezza; il presidenzialismo tanto in Francia quanto negli Stati Uniti sta dimostrando i suoi limiti”. Un commento, quello di Violante, che giunge dopo che da un sondaggio realizzato da Demos e commissionato da Repubblica è emerso come il 73,2% degli italiani sia a favore dell’elezione diretta del capo dello Stato, mentre il 22,1% si è detto contrario e il 4,7% non ha espresso la sua opinione.



Presidente Violante, che cosa ne pensa dei dati che emergono dal sondaggio di Demos per Repubblica?
Sono assolutamente naturali, se un sondaggista chiedesse agli italiani se desiderano pagare il 70% delle tasse in meno, senza dire che non ci sarebbero più né trasporti, né polizia, né sanità, tutti ovviamente risponderebbero di sì. Il vero problema è capire nello specifico che cosa significhi una repubblica presidenziale o parlamentare, ed è su questo che le rilevazioni d’opinione non fanno le domande giuste e quindi non ottengono risposte soddisfacenti.



Che cosa intende dire?
L’elezione diretta del presidente della Repubblica è un sistema del tutto democratico che esiste in alcuni grandi  Paesi. Occorre però spiegare che questi sistemi ora sono in crisi tanto in Francia quanto negli Stati Uniti, perché sono privi di un soggetto garante dell’equilibrio istituzionale e in grado di risolvere le crisi. Hollande e Obama sono in difficoltà proprio per questo: tanto a Parigi quanto a Washington, il capo dello Stato eletto è anche il numero uno dell’esecutivo, è parte del conflitto politico e non può certamente risolverlo. La repubblica presidenziale è un sistema troppo rigido e inadatto quando si tratta di superare le fasi di difficoltà.



Il fatto che gli italiani dicano sì all’elezione diretta del capo dello Stato è più un’opinione “di pancia” o una conseguenza del fatto che le altre istituzioni sono in crisi?
È una risposta che parte dalla constatazione delle difficoltà del sistema politico. Si cerca quindi la soluzione che si ritiene più breve, più rapida e che colpisce di più la fantasia. Avere un uomo solo al comando appare come il sistema migliore per riuscire a creare un sistema politico in grado di decidere con più rapidità e producendo una migliore qualità dei risultati. Ma un sistema parlamentare fortemente razionalizzato e reso efficiente dà maggiori garanzie rispetto a un sistema presidenziale. Lo dimostrano i modelli positivi di Germania e Regno Unito, sistemi parlamentari, e quelli negativi di Francia e Stati Uniti.

Eppure Francia e Stati Uniti non sono un esempio di stabilità?

Il presidenzialismo garantisce maggiore stabilità, ma può anche produrre paralisi. Negli Stati Uniti la House of Representatives è a maggioranza  repubblicana, mentre il presidente Obama è democratico. Il conflitto tra Casa Bianca e Repubblicani sull’approvazione del bilancio Usa non è stato risolto se non dopo che era scaduto il termine, con un accordo che dura soltanto quattro mesi, e ad aprile vedremo che cosa accadrà. Ciò succede proprio perché, a differenza dell’Italia, negli Stati Uniti non c’è un soggetto che chiami gli altri poteri costituzionali alla ragionevolezza, invitandoli a trovare una intesa  per portare il Paese fuori dalla crisi

Giorgio Napolitano nei fatti non è stato forse più “presidenzialista” che “parlamentare”?
Io non credo che Giorgio Napolitano abbia alterato il suo ruolo;  ha attuato correttamente i compiti che gli assegna la Costituzione. Il capo dello Stato in Italia è colui che deve risolvere le crisi e garantire l’equilibrio dei poteri costituzionali. È quello che ha fatto il presidente Napolitano, e naturalmente più la crisi si prolunga e più questo tipo di presenza del capo dello Stato appare incisiva. Del resto il ruolo più forte del presidente della Repubblica nella vita politica italiana è incominciato con Oscar Luigi Scalfaro, cioè a partire dal 1992 in concomitanza con Tangentopoli e la crisi dei partiti. Ed è proseguita con i presidenti Ciampi e Napolitano perché è proseguita la crisi dei partiti.

Per il 30% degli italiani la democrazia rappresentativa non è indispensabile, ma poi crescono quanti vogliono eleggere direttamente il presidente. Non è un paradosso?
Intanto va precisato che anche nel sistema parlamentare il presidente è eletto in base alle regole della democrazia rappresentativa. I cittadini scelgono deputati e senatori, i quali a loro volta decidono chi debba essere il capo dello Stato. Ma prescindendo da questa osservazione, anche in questo caso i risultati del sondaggio Demos non mi scandalizzano. Ritengo un fatto positivo che il 70% degli italiani, nonostante le difficoltà in cui si trova da decenni la democrazia, ritengano che sia preferibile a qualsiasi altra forma di governo. La democrazia inoltre non è un idolo di pietra, è una forma di governo che deve rendere i servizi richiesti da parte dei cittadini. Se ciò non avviene, la disaffezione è inevitabile. La soluzione è far funzionare la democrazia. Questo è il compito primario delle attuali classi politiche dirigenti.

(Pietro Vernizzi)