Ecco arrivare anche il commento di Beppe Grillo, pubblicato sul proprio blog con tanto di video: “Ci sono voluti alcuni anni, la Corte ha i tempi di un gasteropode – scrive il leader del Movimento 5 Stelle -. La legge è del 2005 e fu subito contestata come incostituzionale dal blog. Era evidente che fosse incostituzionale. Quindi ora abbiamo un Parlamento eletto con una legge incostituzionale, un Governo votato da un Parlamento incostituzionale, un presidente della Repubblica votato ben due volte da due parlamenti incostituzionali. Parlamento, Governo e Napolitano sono rappresentanti illegittimi del popolo italiano e non hanno alcuna facoltà di mettere mano alle riforme e tanto meno a una nuova legge elettorale. Non hanno più alcuna autorità. Non sono rappresentanti di nulla”. Secondo grillo, quindi, la sentenza della Consulta “di fatto cancella il Porcellum che va considerato decaduto con il ritorno immediato al voto con la precedente legge elettorale Mattarellum. Il M5S è stato l’unico a votare per la decadenza del Porcellum in Parlamento, la mozione era stata presentata da Giachetti, un deputato del pd, si sarebbe tornati subito al Mattarellum, ma Letta si oppose e tutto il Pd, tranne Giachetti, votò contro. Solo un nuovo Parlamento potrà modificare la legge elettorale. I partiti, Letta e Napolitano non hanno più nessuna legittimità. Sono figli illegittimi della Repubblica”. Poi conclude: “Si torni al Mattarellum, si sciolgano le Camere e si vada al voto. Non ci sono alternative”.
Anche il segretario del Pd Guglielmo Epifani ha commentato in una nota la decisione della Corte costituzionale, definita “ampiamente attesa”, anche se “è sempre bene aspettare di leggere le motivazioni”. “Noi l’avevamo detto – ha aggiunto il leader democratico – Per quello che ci riguarda, ora la si smetta di mettere freni di ogni tipo e nel tempo più rapido possibile si arrivi a una nuova legge elettorale in grado di assicurare correttezza della rappresentanza e il principio di governabilità, in modo che siano i cittadini a scegliere”.
Iniziano ad arrivare le reazioni delle varie forze politiche alla decisione della Corte costituzionale : “Adesso il Parlamento non può scansare il suo dovere – ha detto ad esempio l’ex segretario del Pd Pierluigi Bersani – La nostra proposta di doppio turno di collegio risponde perfettamente alle obiezioni della Corte e alle esigenze del Paese”. “Speriamo – ha poi aggiunto – di poter convincere chi fin qui ha fatto melina sperando alla fine di tenersi il Porcellum”. Soddisfatto il leader di Sel, Nichi Vendola, secondo cui quanto stabilito dalla Consulta è “un raggio di sole nel gelo della democrazia, è un atto di giustizia contro quel Porcellum con cui la destra ha offeso l’Italia”. Secondo Gennaro Migliore, presidente dei deputati di Sinistra ecologia libertà, è quindi necessaria “immediatamente una buona legge elettorale, che sia in linea con l’orientamento espresso dalla corte”. Per l’Udc, Pier Ferdinando Casini ha precisato che “abbiamo lavorato per anni all’introduzione delle preferenze nella legge elettorale, inoltre abbiamo sempre considerato una grave anomalia un premio di maggioranza costruito senza un’adeguata soglia. Oggi non possiamo che considerarci soddisfatti della pronuncia della Corte Costituzionale e invitare il Parlamento a lavorare subito all’approvazione delle due modifiche”. Si è fatta sentire anche Forza Italia, attraverso le parole di Mariastella Gelmini, vice capogruppo vicario del partito alla Camera: “In attesa di conoscere le motivazioni della sentenza della Consulta, una considerazione si deve fare sul merito del suo contenuto – ha detto – Se il Porcellum è considerato incostituzionale sia per le liste bloccate sia per l’eccessivo premio di maggioranza, è allora vero che una volta riformata la legge elettorale, e in permanenza di un Parlamento non più legittimato, l’unica decisione costituzionalmente valida che può essere presa dal Capo dello Stato è lo scioglimento delle Camere e il voto anticipato”.
Dopo aver definito incostituzionale il Porcellum, la Consulta ha fatto sapere che le motivazioni del pronunciamento “saranno rese note con la pubblicazione della sentenza, che avrà luogo nelle prossime settimane e dalla quale dipende la decorrenza dei relativi effetti giuridici”. In una nota è stato però chiarito che la Corte ha dichiarato l’illegittimità costituzionale “delle norme della legge n. 270/2005 che prevedono l’assegnazione di un premio di maggioranza – sia per la Camera dei Deputati che per il Senato della Repubblica – alla lista o alla coalizione di liste che abbiano ottenuto il maggior numero di voti e che non abbiano conseguito, almeno, alla Camera, 340 seggi e, al Senato, il 55% dei seggi assegnati a ciascuna Regione”. Sono state inoltre bocciate le norme che “stabiliscono la presentazione di liste elettorali bloccate, nella parte in cui non consentono all’elettore di esprimere una preferenza”. Viene infine precisato che “il Parlamento può sempre approvare nuove leggi elettorali, secondo le proprie scelte politiche, nel rispetto dei principi costituzionali”.
Bocciato il Porcellum: è anti costituzionale. Dopo una riunione cominciata stamattina la Corte costituzionale ha rilasciato l’attesa sentenza: la legge è anticostituzionale in entrambi i punti su cui era stato presentato il ricorso da parte dell’avvocato Bozzi. E cioè il premio di maggioranza e la mancanza delle preferenze. Il premio di maggioranza, dicono i giudici, è abnorme e va cancellato mentre va abolito anche l’inserimento di una preferenza simbolica che la legge invece non permetteva.
Ecco quali sono più o meno ufficialmente le posizioni dei partiti a proposito della legge elettorale. Matteo Renzi che in qualche modo ormai rappresenta il Pd in quanto la sua elezione a segretario sembrerebbe scontata, dice più che una nuova legge elettorale l’obbiettivo dovrebbe essere la governabilità: “Potrebbe essere il Mattarellum con un doppio turno per assegnare il premio di maggioranza o una legge sul tipo di quella che elegge i sindaci” ha detto più volte. Anche Forza Italia dà precedenza a una riforma costituzionale più ampia con l’elezione diretta del Presidente della Repubblica oppure maggiori poteri al capo del governo. Il Movimento cinque stelle ha presentato una proposta di legge sul modello spagnolo, mentre Grillo ha sempre detto di non avere problemi con il Porcellum. Il Nuovo centrodestra si dichiara possibilista rispetto a un ritorno al Mattarelllum.
Parlando ieri a un incontro pubblico, il presidente del senato ha lanciato un duro monito a proposito delle difficoltà che riguardano una nuova legge elettorale: se queste difficoltà dovessero continuare, ha detto, non esiterò un attimo a spostare la discussione sulla legge elettorale alla Camera. Un monito allarmato il suo: Sulla legge elettorale i gruppi parlamentari non riescono a trovare un accordo politico, dimostrando di non sentire la marea montante di una rabbia che si riverserà, più forte di prima, contro tutti i partiti”.
E’ stata aperta questa mattina la camera di consiglio tra i quindici giudici della Corte costituzionale chiamati a esaminare le questioni di costituzionalità sollevate sulla legge elettorale attualmente in vigore (il cosiddetto Porcellum), a partire dall’ammissibilità dei quesiti posti. I giudici della Consulta hanno prima di tutto ascoltato in udienza pubblica l’esame del caso esposto dal relatore Giuseppe Tesauro, seguito dagli interventi degli avvocati Aldo Bozzi, Claudio Tani e Felice Carlo Besostri, i quali hanno esposto i motivi del ricorso: tra questi ci sono il premio di maggioranza previsto dal Porcellum, assegnato alla formazione politica che ottiene più consensi ma senza prevedere un quorum minimo, e le liste bloccate che quindi non consentono preferenze. “I dubbi di costituzionalità di questo ricorso sono stati tutti mossi partendo da presupposti errati – ha detto nel suo intervento Aldo Bozzi – In primo luogo, è difficile immaginare che non possa considerarsi rilevante un diritto costituzionalmente garantito come quello legato alla legge elettorale e alla scelta dei rappresentanti del popolo in Parlamento. La nostra non è una lite fittizia ma era l’unica soluzione disponibile e proponibile. Con la legge elettorale in vigore, i membri del Parlamento non sono più rappresentativi dell’elettorato ma dei partiti, essendo lasciato all’elettore solo la possibilità di votare a lista bloccata, per di più vedendo attribuito un premio di maggioranza a chi abbia ottenuto anche un solo voto in più degli altri senza prevedere alcuna soglia minima”. Secondo l’avvocato Tani, invece, “le leggi elettorali si dividono fondamentalmente in due gruppi: quelle che considerano il corpo elettorale formato da cittadini consapevoli e quelle che invece lo degradano a mandrie da voto, come è il caso della legge elettorale attuale. Noi vogliamo ritornare alla Costituzione”, anche perché, ha osservato, “in una democrazia parlamentare rappresentativa la forma più alta di esercizio della sovranità è la partecipazione elettorale: non è ammissibile che proprio le leggi elettorali siano sottratte al controllo di costituzionalità. Se così fosse l’Italia non sarebbe uno Stato di diritto”. Infine l’avvocato Felice Carlo Besostri ha detto che attraverso l’eventuale l’abolizione del premio di maggioranza “non si crea alcun vuoto legislativo ma resta una legge elettorale perfettamente proporzionale con soglie di accesso”. Anzi, “sarebbe una vergogna per la Corte Costituzionale rifugiarsi nella questione di ammissibilità, non decidendo nel merito”.