“La sentenza della Corte costituzionale sul Porcellum non fa decadere i 148 deputati entrati in Parlamento grazie al premio di maggioranza, in quanto fino alle prossime elezioni si continua ad applicare la vecchia legge elettorale anche se è stata dichiarata illegittima”. Lo afferma Antonio Baldassarre, presidente emerito della Corte costituzionale, dopo che la Consulta ha deciso di esprimere una posizione contraria sulla parte della legge elettorale relativa al premio di maggioranza del 55% per la Camera dei deputati. Nel frattempo, i 148 deputati eletti in questo modo non sono stati ancora convalidati dalla giunta elettorale, prendendo come giustificazione un ricorso della Regione Friuli Venezia di fronte alla Corte costituzionale. Per il professor Baldassarre, “il vero scandalo è proprio la mancata convalida da parte della giunta, e non un eventuale rischio decadenza in blocco che non esiste. Tra i 148 parlamentari potrebbero esserci singoli casi di incompatibilità, e il fatto che la giunta non abbia ancora votato è uno dei tanti cattivi costumi cui ci ha abituato il Parlamento italiano”.
Professor Baldassarre, che cosa accadrà ai 148 deputati entrati in Parlamento grazie al premio di maggioranza?
I 148 deputati sono stati eletti con un sistema che al momento del voto era considerato legittimo. Solo successivamente la Corte costituzionale ha riconosciuto la legge come illegittima. La giunta per le elezioni della Camera non si pronuncia sulla legittimità della legge, ma la dà per presupposta. Il suo compito è soltanto quello di pronunciarsi sulle situazioni soggettive di ineleggibilità e di incompatibilità. Su questa base non c’è possibilità che i deputati siano dichiarati decaduti, e quindi questa eventualità non può verificarsi.
La sentenza della Corte costituzionale non fa di fatto decadere i parlamentari eletti grazie al premio di maggioranza?
No, il fatto che la legge sia stata dichiarata illegittima non fa decadere quanti sono stati eletti con quel sistema. La sentenza della Corte costituzionale non colpisce i parlamentari che sono già stati eletti. Quindi la decisione della Consulta lascia invariata la composizione dell’attuale Parlamento.
Che cosa deve fare la giunta a questo punto?
La giunta deve giudicare solo se esistono cause di ineleggibilità o di incompatibilità, e non invece se la legge è incostituzionale. Avrebbe potuto esprimersi in questo senso, ma in quel caso avrebbe dovuto sollevare la questione di legittimità di fronte alla Consulta.
A quali condizioni avrebbe potuto farlo?
Secondo alcuni esperti di giurisprudenza, la giunta per le elezioni svolge un ruolo di tipo quasi giurisdizionale. Applica cioè la legge in posizione di terzietà e di imparzialità. Secondo una parte della dottrina tra i poteri della giunta ci sarebbe quello di sollevare una questione di legittimità di fronte alla Corte costituzionale, e io ritengo che la giunta avrebbe potuto farlo. Di fatto però ciò non è avvenuto, e quindi tutto ciò che resta da fare alla giunta è applicare la legge vigente al momento delle elezioni del febbraio scorso. Faccio notare tra l’altro che la Regione Friuli Venezia Giulia non ha alcuna legittimazione ad agire nei confronti dei 148 deputati. Se è un ricorso per conflitto di attribuzione, la Corte costituzionale dovrebbe dichiararlo inammissibile quanto prima.
Nella legislazione 2006-2008, la giunta giunse a non convalidare neanche uno dei deputati e senatori. Come mai è così complicato il meccanismo di convalida?
Non è affatto un meccanismo complicato. Il problema è piuttosto il cattivo costume, o meglio uno dei tanti cattivi costumi cui ci ha abituato il Parlamento italiano.
E da dove nasce questo cattivo costume?
Nasce dal fatto che deputati e senatori pensano di poter fare qualsiasi cosa e che nessuno avrà il coraggio di porre loro obiezioni relative alla mancata applicazione della legge. Non convalidando per l’intera legislatura permettono a chiunque di fare il deputato senza applicare le leggi su ineleggibilità e incompatibilità. In questo modo creano una zona franca alla legittimità costituzionale, e ciò la dice lunga sul rispetto delle leggi da parte dei nostri politici.
Quali sono le conseguenze sul piano pratico?
Tra i deputati potrebbero esserci casi di sindaci di Comuni sopra i 100mila abitanti nei cui confronti c’è un’incompatibilità prescritta dalla legge.
E quindi?
Quindi c’è una forma di illegalità all’interno della stessa Camera dei deputati, ed è questo lo scandalo. Coloro che approvano le leggi, e che dovrebbero essere i primi a rispettarle, di fatto scelgono deliberatamente di non applicarle.
(Pietro Vernizzi)