Che lo voglia o meno, a questo punto, il Parlamento dovrà per forza procedere alla riforma della legge elettorale. Attualmente, infatti, ne siamo privi. Potrebbe volerci del tempo, potrebbero ancora una volta fioccare moltitudini di veti contrapposti. Almeno, però, abbiamo una certezza: alle prossime elezioni non si voterà con il Porcellum. Certo, resta il problema di capire se il Parlamento abbia ancora legittimità per fare alcunché, dato che, a rigor di logica, l’elezione dei parlamentari con una legge incostituzionale dovrebbe essere incostituzionale. Luciano Violante, ex presidente della Camera, tuttavia, è convinto del contrario. La Corte, infatti, non ha bocciato interamente la legge Calderoli, ma solo alcune sue parti (liste bloccate e premio di maggioranza). Gli abbiamo chiesto di illustrarci la road map parlamentare più probabile.
In che modo la decisione della Corte inciderà sul sistema politico?
Dovrebbe accelerare il processo di riforma della legge elettorale. Sono, infatti, convinto che siano infondati i richiami all’illegittimità dei parlamentari eletti con la legge Calderoli.
Perché?
Un principio generale di tutte le costituzioni democratiche vuole che ogni Parlamento insediatosi sulla base di una legge valida al tempo della elezione sia legittimo. Inoltre, la Corte, affermando che spetta alle Camere il compito di riformare la normativa elettorale, presuppone che esse sono nel pieno delle proprie funzioni. Bisogna, in ogni caso, leggere le motivazioni per capire cosa afferma la sentenza. Potrebbe, per esempio, sostenere che, se le Camere dovessero essere sciolte prima che la legge sia stata riformulata, si dovrebbe votare indicando una sola preferenza. In tal caso, la sentenza sarebbe auto-applicativa.
Il comitato ristretto istituito presso la commissione Affari costituzionale del Senato può rappresentare un punto di partenza per produrre una nuova legge?
Se vogliamo parlare seriamente della questione, non si può scindere la legge elettorale dalla riforma costituzionale. In particolare, dal superamento del bicameralismo paritario. Nessuna legge elettorale, infatti, può dare la certezza della costituzione di una maggioranza nelle urne con due Camere e tre poli. Ai fini della legge elettorale, quindi, è necessario anzitutto superare il bicameralismo.
Secondo lei, verosimilmente come si procederà?
Al più presto, spero già oggi, venerdì, il governo potrebbe presentare la sua proposta sul bicameralismo e sulla riduzione del numero dei parlamentari. Due questioni sulle quali nessuno ha alcun dubbio; né tra i partiti, né all’interno dell’opinione pubblica. Casomai, al massimo, le divergenze potrebbero sorgere sul metodo elettivo del Senato.
Quanto tempo sarà necessario?
Francamente, troppo volte abbiamo ipotizzato dei termini temporali che, alla prova dei fatti, non sono stati rispettati. Mi limito, quindi, ad auspicare che si riesca a condurre in porto l’operazione il più in fretta possibile e che, già entro fine anno, l’eventuale disegno di legge elettorale sia stato votato da almeno una commissione competente. Ciò significa che la riforma costituzionale dovrà esser stata messa in cantiere in precedenza.
Il superamento del bicameralismo perfetto a quale tipo di legge elettorale potrebbe essere finalizzato?
Credo che il sistema più adatto al nostro Paese e in grado di trovare la più ampia convergenza possibile debba prevedere un doppio turno nazionale di lista, laddove nessuno riesca a raggiungere la soglia necessaria per ottenere il premio di maggioranza. Ritengo che tale soglia dovrebbe ammontare almeno al 45 per cento dei seggi ottenuti (e non dei voti).
Qual è la proposta del Pd?
Nei colloqui che ho fatto con i vari esponenti, mi è parso di capire che questa sia l’ipotesi maggiormente condivisa. Tuttavia, la proposta unitaria vera e propria la conosceremo solo all’indomani delle primarie, quando sarà avanzata ufficialmente dal nuovo segretario.
Mettiamo che vinca Matteo Renzi. Pure lui propone un doppio turno di lista.
Infatti. Salvo alcune minuzie (Renzi, probabilmente, preferisce che il premio di maggioranza sia assegnato in base ai voti e non ai seggi) ho l’impressione che siano abbastanza simili. Una legge del genere, dovrebbe andare bene anche al centrodestra, che ha sempre affermato di non essere pregiudizialmente contrario al doppio turno, salvo la necessità di superare, propedeuticamente, il bicameralismo perfetto.
Chi saranno i vostri interlocutori?
In materia elettorale, gli interlocutori sono tutte le forze politiche. A partire, ovviamente, da quelle di maggioranza.
(Paolo Nessi)