Romano Prodi, dopo aver fatto sapere che non avrebbe votato alle primarie per eleggere il nuovo segretario del partito che lui stesso ha fondato, domenica ci sarà: sarà in fila con i cittadini per votare il nuovo leader Pd. Sarà stata la situazione di incertezza causata alla sentenza della Consulta che ha tacciato di incostituzionalità di Porcellum a fargli cambiare idea? O le turbolenze del partito? Oppure è  stato tirato per la giacca da qualche “dem”? Da quanto trapela da ambienti vicini al Professore, il motivo sembra essere il senso di dovere e di affetto verso la sua creatura, di cui vuole rimanere padre nobile. Queste le sue parole: “In questa così drammatica situazione mi farebbe effetto non mettermi in coda con tanti altri cittadini desiderosi di cambiamento”. E prosegue: “I rischi aperti dalla recente sentenza della Corte  mi obbligano a ripensare a decisioni prese in precedenza. Le primarie del Pd assumono oggi un valore nuovo. Nella situazione che si è venuta a determinare è infatti necessario difendere a ogni costo il bipolarismo. Pur con tutti i suoi limiti, il Pd resta l’unico strumento della democrazia partecipata di cui tanto abbiamo bisogno”. Chi voterà non si sa, ma pare che Cuperlo non rientri nella sue grazie, essendo il candidato di punta di quell’apparato che lo ha liquidato in occasione del voto sulla presidenza della Repubblica. Per commentare la scelta di Romano Prodi e i suoi possibili effetti, abbiamo contattato l’onorevole Sandro Gozi, deputato Pd prodiano sostenitore di Matteo Renzi.




È arrivata a sorpresa la retromarcia di Prodi. Dopo aver annunciato che non avrebbe partecipato alle Primarie, il Professore fa sapere:
“voterò”.

Innanzitutto bisogna dire che non si tratta di una retromarcia. Mi spiego: da quando lui fece quella dichiarazione è successa una cosa molto importante: la sentenza della Corte costituzionale.



Che peso avrebbe avuto nel fargli cambiare idea?

La sentenza della Consulta sancisce un ritorno indietro di vent’anni, un tuffo nel passato e nel buio della Prima Repubblica in quanto apre la via a un possibile sistema elettorale proporzionale, andando contro a tutto il nostro lavoro e alla nostra lotta in quanto Partito democratico.

Dunque?

È evidente come oggi ci sia una battaglia che dà ha un senso nuovo alle Primarie e, in un certo senso, anche al Segretario che verrà eletto domenica.

Quale sarebbe?

L’impegno di tutte le forze del partito per una legge elettorale maggioritaria che migliori la democrazia dell’alternanza e quel sistema bipolare che è il vero potere di scelta dei cittadini insieme allo strumento dei collegi uninominali.



Prodi potrebbe essere stato caldamente invitato da qualcuno a cambiare idea, visto che quest’anno le Primarie del Pd sembrano non avere una forza e una partecipazione equiparabile a quella dello scorso anno? 

No, escludo nettamente che la motivazioni sia questa. Certo, in tanti, in queste settimane, abbiamo detto che avremmo voluto che lui ci ripensasse, ma il suo ripensamento non è assolutamente legato alla partecipazione (che io credo che sarà comunque soddisfacente).

 

Quindi la sentenza della Corte…

Ripeto, la decisione della Corte Costituzionale non ha precedenti e nel mio parere si è esposta molto, andando oltre al suo mandato. Per il Parlamento si apre una sfida e noi la dobbiamo raccogliere. Insomma, sono sicuro che sia stato questo a motivare Romano Prodi a tornare sulla sua decisione di venire a votare domenica.

 

Nessuno ci ha messo lo zampino?

I nomi, anche ammesso che ci fossero, non li farei certo. 

 

L’ex portavoce del Professore ha detto che voterà Civati. Ma Prodi, tra i tre, chi preferisce?

Io credo che sarebbe ingiusto fare il toto nomi. Se il Presidente vorrà dire chi vota, lo farà lui stesso. Ma ha dato delle indicazioni importanti…

 

Quali?

Allora, ha detto molto chiaramente che vuole, oltre il maggioritario in un sistema di democrazia dell’alternanza, una nuova generazione di dirigenti. Ma ribadisco: fare il toto nomi non sarebbe corretto. Spetterà a lui, nel caso, rendere nota la sua preferenza, prima o dopo il voto.

 

Se parla però di giovani dirigenti escluderei Cuperlo

Il dato è che nessuno di noi è per Gianni Cuperlo. C’è Sandra Zampa per Civati;  ci sono io, Arturo Parisi e tanti altri ulivisti, per Matteo Renzi.

 

Ma la “discesa in campo” di Prodi sposta qualcosa in termini di voto? Se sì, verso chi? 

No, io credo che la sua decisione di andare a votare domenica dia un valore e un senso ancora più forte a queste Primarie che sono un bellissimo esempio di democrazia diretta in mano ai cittadini. La sua presenza aiuterà nella partecipazione, ma questo è un effetto, non il motivo.

 

La sua non potrebbe essere stata una sorta di strategia per ravvivare il dibattito interno al Pd?

Certamente, è giusto dirlo: il fatto che abbia cambiato idea è una cosa che anima il dibattito interno al Partito. 


(Fabio Franchini)