“La proposta di Alfano a Renzi di fare le riforme e andare al voto nel 2015 parte subito in salita. Se non vuole bruciarsi, il vincitore delle Primarie del Pd ha bisogno di dimostrare che è lui il nuovo protagonista della politica italiana, e che da questo momento nulla sarà più come prima”. Lo afferma Paolo Franchi, editorialista del Corriere della Sera, dopo che il leader del Nuovo Centro Destra ha annunciato: “Propongo alla sinistra un contratto di governo per il 2014 e poi nel 2015 andiamo alle elezioni e le vinciamo”. Per Renzi, “l’opposizione senza sconti di Grillo e Berlusconi rende non solo impossibili le riforme costituzionali che necessitano di una maggioranza qualificata, ma anche l’approvazione della stessa legge elettorale”.



Franchi, lei che cosa ne pensa della strategia delineata da Alfano con la proposta a Renzi di fare insieme le riforme a partire da quella del lavoro?

Nel programma di Renzi il tema della riforma del lavoro è stato toccato più volte. Un terreno di discussione c’è ma dopo la vittoria di Renzi per il Pd la riforma del lavoro è un campo minato, e non solo perché c’è di mezzo l’articolo 18. E’ tutto da valutare inoltre che ci siano realmente le condizioni perché il governo resti in piedi fino al 2015. Se si decidesse di andare avanti per altri due anni bisognerà fare qualcosa oltre alla riforma elettorale, e quelle relative al lavoro sono questioni di grande spessore.



Letta potrà essere il garante di un eventuale patto tra Alfano e il Pd?

Bisognerà vedere che rapporto ci sarà da domani tra Renzi e Letta. Non è scritto che Alfano e il Pd non possano e non debbano trovare un accordo. Perché l’attuale maggioranza vada avanti fino al 2015, bisognerà però vedere i contenuti di questo accordo. Se quest’ultimo dovesse essere di basso profilo Renzi rischierebbe di andare incontro a un tracollo dei suoi consensi. L’incombere del problema della legge elettorale determinerà anche il dibattito sulle riforme.

Come risponderà Renzi alla proposta di Alfano?



Bisognerà vedere quali saranno le riforme messe sul piatto da Alfano e Letta, perché è del tutto evidente per esempio che nello schema di Renzi una legge elettorale proporzionale sarebbe come il fumo negli occhi. Ma soprattutto, per dare fiducia all’attuale governo e all’abbinata Letta/Alfano, Renzi ha l’assoluta necessità di portare a casa dei risultati. Anche da un punto di vista elettorale, un altro anno e mezzo così per Renzi sarebbe inaccettabile. Il sindaco di Firenze deve dimostrare che la sua è una vittoria importante e in grado di cambiare la situazione, a partire dal quadro politico e dai rapporti con il governo. In campagna elettorale Renzi è giunto a dire che la maggioranza in parlamento si basa su 300 deputati del Pd e 30 del centrodestra, anche se la verità politica è un’altra. Ora dopo le Primarie il Pd esce dal “frigorifero” nel quale si macerava.

La pressione congiunta di M5S e Forza Italia favorirà o meno le riforme?

La strada delle riforme sulla base di un accordo tra Alfano e il Pd è fin dall’inizio molto difficile. Le riforme costituzionali, con il superamento del bicameralismo perfetto e la diminuzione del numero dei Parlamentari, richiedono maggioranze qualificate. Viceversa quella elettorale è una legge ordinaria per la quale basta una maggioranza semplice, ma presuppone comunque che non ci siano delle opposizioni che si mettano di traverso e facciano una vera guerra.

 

Con quali conseguenze?

Se il M5S e Forza Italia resteranno sulla linea di questi giorni, diventerà difficilissimo non soltanto fare le riforme costituzionali ma anche quelle elettorali. La sentenza della Corte costituzionale dà a Letta più tempo, ma bisognerà vedere come impiegherà questo tempo. Né Grillo né Berlusconi sembrano disposti a discutere in modo sereno su quali riforme sia più opportuno adottare, e quindi temo che la road map proposta da Alfano possa trasformarsi in un percorso ad ostacoli.

 

(Pietro Vernizzi)