Chi si stupisce della convergenza fra Silvio Berlusconi e Beppe Grillo fa due fatiche. Non si rende conto che è naturale che le forze di opposizione convergono, ma soprattutto non si arrende all’idea che la bocciatura del Porcellum da parte della Corte costituzionale abbia indebolito il quadro politico sorretto dal Quirinale, anzi forse lo abbia minato alle fondamenta.
Il leader di Forza Italia ha colto la palla al balzo per uscire dall’isolamento in cui lo aveva confinato il micidiale uno-due della decadenza e della scissione dei “diversamente berlusconiani” guidati da Alfano. Una settimana ancora e la granata che la Consulta ha lanciato sulle Camere gli offre l’occasione di tornare protagonista. Se formalmente l’attuale parlamento non può essere dichiarato illegittimo, pena un drammatico vuoto di potere, illusorio è pensare di andare avanti, facendo finta di niente. Questo almeno appare chiaro, tanto aBerlusconi, quanto a Grillo. Entrambi si sentono rincuorati da buoni sondaggi, e non hanno paura di un ritorno alle urne a primavera, anzi lo auspicano.
Per ottenere questo obiettivo il bersaglio è uno solo: Giorgio Napolitano, che continua ostinatamente a resistere. Ecco allora Brunetta e il comico genovese sparare quasi all’unisono sul “quartier generale” in una agitata domenica pre natalizia. Certo, Grillo ha la libertà di spingersi sino a proporre un improbabile impeachement nei confronti del capo dello Stato, raccogliendo fra gli azzurri il consenso della pitonessa Santanchè e poco più. Berlusconi deve essere più cauto, ma un’esplicita condanna della sparata della Santanchè non è arrivata, forse perché tenere una simile spada di Damocle sulla testa di Napolitano male non fa.
Berlusconi lancia allora la proposta-provocazione di un governo di larghissime intese, compresi persino Sel e 5 Stelle, per fare la legge elettorale e andare a votare a fine maggio, accorpando elezioni politiche ed europee. Grillo non la pensa troppo diversamente, forse preferirebbe votare a marzo, ma è probabile che si accontenterebbe di maggio, anche appare inconcepibile l’idea della partecipazione a un governo, fosse pure di scopo.
Evidente la strumentalità della proposta berlusconiana, che però contribuisce a dare un’altra spallata alla fragile porta che serra il castello della governabilità. Il Cavaliere ha fretta di tornare protagonista e sta cerando di riorganizzare le sue truppe, dopo la scissione del Nuovo Centro Destra. La convention dei club, svoltasi nello stesso auditorium romano del “che fai mi cacci” di finiana memoria, ha avuto un discreto successo. Al suo popolo è parso per nulla intenzionato a fare sconti a coloro che ne hanno decretato la sua decadenza o non hanno fatto nulla per evitarla. Attacchi frontali alla magistratura, il Quirinale accusato sostanzialmente di aver ordito uno colpo di stato nei suoi confronti quando fu costretto alle dimissioni da presidente del Consiglio nel novembre di due anni fa.
Di fatto però il vero interlocutore di Berlusconi in questa fase non è Beppe Grillo, con cui la convergenza è tanto occasionale, quanto strumentale, bensì Matteo Renzi. Al vincitore netto delle primarie democratiche Berlusconi chiede e offre una sponda nel suo tentativo di prendere in mano le sorti della sinistra italiana: le elezioni a primavera sono una tentazione davvero forte per il sindaco di Firenze. Argomento forte per convincerlo la disponibilità a discutere una nuova legge elettorale che salvaguardi il bipolarismo, un valore tanto per Il Cavaliere, quanto per il sindaco. Bisognerà vedere se Renzi saprà (e vorrà) cogliere l’occasione per fare tabula rasa della vecchia classe dirigente della sinistra italiana. Un’operazione che contiene oggettivamente elementi di rischio, ma che necessariamente passa per le urne. E le dimensioni dell’affermazione di Renzi, oltre le attese della vigilia, hanno l’effetto di indebolire la posizione di Enrico Letta e fanno accrescere le azioni del partito delle elezioni anticipate.
La manovra a tenaglia di Berlusconi e Grillo, insieme alla rotonda vittoria di Renzi non possono che porre seri interrogativi anche al capo dello Stato, sin qui fermo nel fare argine al precipitare del quadro politico che lui stesso ha voluto e pazientemente costruito. C’è un po’ di te po’ da qui alla pubblicazione delle motivazioni della sentenza della Corte costituzionale sulla bocciatura del “Porcellum”. In questo lasso di tempo Letta (e Napolitano) dovranno trovare un punto d’intesa con Renzi e disegnare un nuovo percorso per la legge elettorale e il governo. Se non ne saranno capaci, il duo Berlusconi-Grillo, la strana coppia che sta fuori dal parlamento, avrà la possibilità di prevalere.