Come sempre, buona parte della campagna elettorale si concentra sull’intercettare i voti dei cattolici. Una categoria, ovviamente, trasversale ai partiti, ai quali ha sempre fatto gola per l’elevata entità numerica. Questa volta, la questione è particolarmente controversa. A rendere il quadro più complicato,vi è,infatti, la discesa in campo di Mario Monti, che ha prodotto un terzo polo centrista occupando un campo, finora, pressoché inesistente. Il centro, infatti, è sempre stato presidiato, negli ultimi 20 anni, dall’Udc, che ha causa della sua ridotta forza parlamentare e in termini di consensi non ha mai potuto fare altro che accodarsi ad uno dei due schieramenti, solitamente quello di centrodestra. Questa volta, dunque, i poli sono tre e i voti dei cattolici si ridistribuiranno in maniera diversa rispetto al passato. Come? Una ricerca condotta da Demopolis per Famiglia cristiana mostra come il voto sarà decisamente eterodiretto. Tanto per cominciare, gran parte dei cattolici sono ancora indecisi e solo 63% dichiara di aver compiuto una scelta definitiva. Tra costoro, stupisce il dato relativo a chi si dice intenzionato a dare il proprio assenso alla coalizione di centrosinistra guidata da Bersani, ben il 31% (in generale, gli elettori italiani che lo voterebbero, invece, sempre secondo Demos, sarebbero il 34,5%). Per il centrodestra, invece, voterebbe il 27,5% dei cattolici praticanti (27% degli italiani); solo il 25%, invece, cercherà di destinare a Palazzo Chigi la coalizione di centro guidata da Mario Monti. Si tratta pur sempre di 10 punti percentuali in più degli italiani che, secondo Demos, voterebbero il centro. Ben il 10,5% (16% a livello generale), inoltre, si dice intenzionato a votare per il partito di Beppe Grillo, il Movimento 5 Stelle, mentre Rivoluzione civile di Antonio Ingroia potrebbe ricevere dai cattolici il 3% (4,5% tra gli italiani). A pesare in particolare modo sulla scelta della coalizione da votare sarà, come accade, per lo meno, dall’introduzione dell’attuale scelta elettorale, il candidato premier o leader di coalizione; nonostante, nel primo caso, la legge non preveda l’indicazione del candidato alla presidenza del Consiglio.
Qui ogni caso, le scelte dei cattolici si sono orientate, per il 51%, in base al candidato premier o al leader di coalizione, il 27% in base al partito e solo il 22% in base alla scelta dei candidati.