I sondaggi ora circolano, ma non vengono più mostrati. Da qui al 24 febbraio, quando si apriranno le urne, avremo solo una serie di indiscrezioni o di stime approssimative. Più probabilmente dei “sentito dire” carichi di suspense e di veleni tra le forze politiche per le due ultime settimane di campagna elettorale.
Restiamo quindi agli ultimi rilevamenti, quelli di venerdì scorso, dove il “Movimento 5 Stelle” di Beppe Grillo veniva valutato in una cosiddetta “forchetta” tra il 16% e il 18%. Ma la stima viene costantemente messa in discussione. I tecnici dei sondaggi spiegano che durante questa campagna elettorale, Beppe Grillo con il suo movimento ha avuto all’inizio quasi un’esplosione di consensi, sull’onda delle votazioni regionali siciliane. Poi, per qualche settimana, Grillo è sceso lentamente ma costantemente. Alla fine, da quindici giorni a questa parte, dopo che è venuto a galla l’ultimo scandalo, l’ultimo affare italiano, quello del Monte dei Paschi di Siena, Grillo è risalito velocemente. Oggi ci sono alcuni analisti, che pur mettendo in discussione il valore scientifico dei sondaggi, sostengono che Grillo sia addirittura sottostimato e che la sua forza, spiegazione di una protesta nazionale, possa arrivare a sfondare il “muro” del 20 percento. Inutile ricordare che con una simile forza in Parlamento, Grillo avrebbe un potere di interdizione enorme e si creerebbero grandi contraddizioni, difficoltà e problemi sia per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, sia soprattutto per la governabilità del Paese, in una situazione di crisi e recessione economica.
Il professor Paolo Pombeni è uno storico e insegna a Bologna, alla Facoltà di Scienze politiche, “Storia dei sistemi politici europei” e “Storia dell’ordine internazionale nel ‘900”. Pombeni guarda con attenzione il concitato dibattito politico italiano e dà un giudizio ragionato, freddo se così si può dire, della campagna elettorale di Grillo.
“Il leader del “Movimento 5 Stelle” sviluppa tutta la sua campagna elettorale sul discredito che in questo momento ha il sistema politico italiano. In questo, riesce a dire e a fare cose che agli altri non sono possibili“.



Ci sono alcuni osservatori che sostengono che Grillo sia sottostimato per il clima di protesta che c’è nel Paese. Lei azzarderebbe una stima in percentuale della forza del “Movimento 5 Stelle”?
E’ molto rischioso farlo in base ai sondaggi. Personalmente ho l’impressione che ci sia chi risponde che lo vota quasi per “terrorizzare” il sistema politico attuale, per mettere maggiore apprensione e pressione in una clima di grande incertezza. Ma c’è pure la sensazione che ci siano molti che non rispondano alle domande dei sondaggisti e poi, in silenzio, hanno già scelto di andare a votarlo. Quindi una stima reale in questo momento è veramente aleatoria.



Non le sembra sbrigativo il tono con cui viene “bollato” Grillo e il suo movimento? Non le sembra sbrigativo relegarlo nel populismo come una condanna storica?
Tecnicamente Grillo è un populista. Nel senso che il ritornare al popolo è il suo messaggio più esplicito. Il fatto è che, con questa condanna, quasi tutti si sono dimenticati di aggiungere che il populismo è strettamente legato al sistema democratico. Ci può essere un populismo buono e un populismo cattivo, ma il populismo ha una sua centralità che emerge sempre. In questo caso il ritornare al popolo è come dire che si è tradito il rapporto tra chi governa e il popolo stesso.



Quello che sinora stupisce in questa campagna elettorale è la capacità di Grillo di affrontare le vecchie piazze delle città. Fatto che gli altri leader evitano.

Gli altri, in una situazione come questa, non possono affrontare una piazza. Grillo è in grado di farlo e lo ha capito. Poi sfrutta con la sua capacità il contatto diretto con la gente, con le persone. 

Pensando a un’affermazione del “Movimento 5 Stelle”, lei crede che alla fine tutto si risolverà come è accaduto per il vecchio “Uomo qualunque” di Guglielmo Giannini? 
Se Grillo ha con sè solamente qualche persona che mastica anche solo un po’ di politica, che ha una minima visione politica, questa storia non finirà affatto come la vecchia vicenda dell’”Uomo qualunque”. Oggi i tempi sono veramente differenti. 

(Gianluigi Da Rold)