Berlusconi riprende le fila del discorso interrotto ieri quando, ospite in tv, ha parlato di un’Italia mandata in malora dai magistrati. Intervenendo su Agorà, il programma di Rai Tre condotto da Antonio Vianello, è tornato sull’argomento. Riferendosi alle recenti indagini della magistratura su Eni e Finmeccanica (rispettivamente: Scaroni è accusato di corruzione internazionale, Orsi è stato arrestato) si è detto convinto del fatto che stiamo manifestando una sorta di autolesionismo. «Noi non possiamo più competere all’estero. Nessuno tratterà più né con l’Eni, né con l’Enel né con Finmeccanica». La Saipem, azienda controllata da Finmeccanica, è accusata si aver pagato una tangente da 197 milioni di euro per una commessa di 11 miliardi di dollari in Algeria. In merito all’addebito, Berlusconi ha così minimizzato: «La tangente è un fenomeno che esiste ed è inutile ignorare la realtà. Pagare una tangente all’estero è un fenomeno di necessità. In Italia e in altre democrazie queste cose non esistono, è ma inutile giudicare anche quello che accade in India. Questi sono assurdi moralismi». L’ex presidente del Consiglio ha detto che, con queste parole, si è limitato a registrare quel che succede nel mondo. E che le nostre aziende gioiello, quando devono trattare con altri Paesi, devono adeguarsi alle loro regole. Sempre in tema di magistratura, ha promesso che, se dovesse essere rieletto, tra le prime cose che farà ci sarà la reintroduzione dell’immunità parlamentare. Il problema, è che «c’è una magistratura rossa che è il cancro della nostra democrazia, è una patologia, come la cosa barbara delle intercettazioni». Affrontando la questione della condanna di Raffaele Fitto per corruzione, ha detto di aver letto le carte, e di non aver trovato alcuna prova a carico dell’ex governatore pugliese. Si tratta, secondo il Cavaliere, di un’entrata a gamba tesa nella contesa elettorale. Berlusconi ne ha avuto da dire anche su Monti: «capisce pochissimo di economia ci ha portato in una recessione terribile. E’ un professorino, ha guardato l’economia dal buco della serratura. Lo volevo perché mi portava Casini, il mio sogno è sempre stato riunire i moderati, lui faceva il capo della coalizione e non importava molto perché io facevo il leader del Pdl».
Infine, non ha risparmiato alcune stoccate a Bersani e a Grillo; del primo, ricordando che ha detto che il Pd non si occupa di banche, ha detto che non ha alcuna vergogna, del secondo, ha spiegato che è un rischio per la democrazia.