Certo, si può dire che Berlusconi abbia dato sfogo per l’ennesima volta alle sue ossessioni. E che, in campagna elettorale, attaccare la magistratura gli fa sempre comodo. Se, tuttavia, guardiamo ai più recenti casi giudiziari, non si può non essere percorsi da un brivido di inquietudine: Raffaele Fitto, ex governatore pugliese candidato con il Pdl è stato condannato per corruzione, Formigoni è indagato anche per associazione a delinquere, il numero uno di Finmeccanica, Giuseppe Orsi, è stato arrestato per corruzione, all’ad di Agusta Westland (controllata dalla precedente) Bruno Spagnolin sono stati dati i domiciliari, l’Ad di Eni è indagato per corruzione internazionale. E si potrebbe andare avanti a lungo, ma abbiamo citato solamente in casi più eclatanti e recenti. C’è un filo rosso che unisce tutto ciò. Ce ne parla il direttore de Gli Altri e di Calabria Ora, Piero Sansonetti.
Quando Berlusconi afferma che «è saltato il normale rapporto tra i poteri dello Stato. La magistratura sta letteralmente mandando in malora l’Italia», fa semplice campagna elettorale o ha delle ragioni?
Del fatto che l’equilibrio sia saltato, ne sono convinto anch’io. Non saprei dire, invece, se l’Italia stia andando in malora e neppure se sia la magistratura che ce la sta facendo andare. Quel che è certo è che se uno ha subito centinaia di processi, avvisi di garanzia, indagini e perquisizioni, o è Al Capone, o mi pare normale che abbia qualche mania di persecuzione…
Perché lei è convinto che l’equilibrio sia saltato?
Sicuramente, nel caso di Finmeccanica e di Eni – due tra i più grandi gioielli dell’industria italiana – ci sono forze che vogliono svenderle all’estero ed altre che intendono acquistarle a buon mercato. Per quanto riguarda Finmeccanica, si ha l’impressione che già la precedente inchiesta, quella che coinvolse Guarguaglini, andava in questa direzione. Con il moltiplicarsi delle indagini, infatti, l’azienda ha iniziato a valere ogni giorno di meno.
Cosa ne pensa, invece, dell’accusa a Scaroni?
E’ una cosa che non sta né in cielo né in terra. Ma ci rendiamo conto che è accusato non tanto di aver rubato dei soldi all’Eni, quanto di esser riuscito a far fare all’azienda degli affari in Algeria?
A dire il vero, è accusato di corruzione internazionale. La Saipem, una controllata dell’Eni, avrebbe pagato una tangente da 197 milioni di euro per una commessa di 11 miliardi di dollari.
E’ molto probabile che Eni abbia pagato una tangente in Algeria. Ma non c’è industria petrolifera al mondo che non operi anche attraverso pratiche di questo genere. Ma ci rendiamo conto che l’alternativa è chiudere l’Eni o, per l’appunto, venderla agli stranieri?
C’è, poi, il caso dell’Ilva di Taranto.
Mi pare che si tratti di una questione diversa. La vicenda è estremamente delicata e riguarda non solo la magistratura, quanto il rapporto tra la salute e gli interessi pubblici legati alla dimensione economica dell’azienda e alla necessità di preservare l’occupazione. Salute e interessi pubblici,in questo caso, sono entrati pesantemente in conflitto. E, in questo, le responsabilità maggiori sono quelle delle politica. Che delle condizioni della stabilimento pugliese se n’è sempre lavata le mani.
Che interesse dovrebbe avere la magistratura ad aiutare gli attori stranieri?
Io non sono in grado di teorizzare un rapporto diretto, né di conoscerne le ragioni. Mi limito ad osservare che, di fatto, la magistratura sta dando una mano oggettiva alle multinazionali che vorrebbero venire in Italia a fare la spesa a buon mercato con i nostri gioielli.
C’è poi il fronte politico.
Abbiamo Fitto, Formigoni e la continuazione dello scontro tra Berlusconi e la Bocassini (che, di recente, ha deciso di non concedere la sospensiva del processo a Berlusconi perché non è ufficialmente il leader del centrodestra: una cosa che fa ridere i polli!) da un lato; e, dall’altro, le indagini su Mps e i sui vertici. Insomma, il protagonista della campagna elettorale è la magistratura. La cosa curiosa è che una parte fa gli sgambetti al Pdl, un’altra li fa al Pd e ce n’è perfino una che li fa ad Ingroia: mi riferiscono agli interventi pubblici della Boccassini. Insomma, neanche possiamo parlare più di un complotto. Ormai, siamo di fronte ad una guerra tra bande. Perfino il capo dello Stato, in qualche misura lo ha rilevato.
Ci spieghi.
Napolitano ha fatto presente che la magistratura, anziché pensare alla sue lotte intestine, farebbe meglio a nominare i procuratori dove mancano. In Calabria, dove mi trovo, è assente da un anno il procuratore di Reggio Calabria. Una Procura che, assieme a quelle di Roma, Palermo e Milano, è tra le più importanti d’Italia. E non è ancora stato nominato perché ci sono due correnti interne che si stanno facendo la guerra.
I magistrati, quando scendono in politica, non superano le due cifre. Mentre, in quanto magistrati, non possono di certo riuscire a governare il Paese, tanto più se continuano a farsi la guerra tra di loro. Qual è il loro lo scopo?
C’è, indubbiamente, una ragione narcisistica nelle loro incursioni. Ma, quel che conta sul serio, è che nella magistratura esiste, in generale, una visione fondamentalista, da stato etico, all’interno della quale alcuni in particolare ritengono che il loro sacro compito sia quello di guidare la società. In tanti si osserva un fortissimo impeto moralistico, di quelli che, tipicamente portano alla dittatura. Si tratta di persone che si credono, cioè, incaricate direttamente da Dio di moralizzare la società.
(Paolo Nessi)