E’ un Mario Monti che non si trattiene, fortemente amareggiato dal clima degli ultimi giorni dove sembra di assistere all’arresto di un manager aziendale dopo l’altro. Il caso più eclatante è ovviamente quello dell’amministratore delegato di Finmeccanica, accusato di corruzione internazionale per la vendita di dodici elicotteri Agusta al governo indiano, ma non è il solo. E’ una nuova Tangentopoli ha detto Monti parlando al programma Agorà di Rai Tre: “L’evidenza è molto simile ma la speranza è minore. Nel ’92-93 c’era quella che veniva percepita come un’azione liberatoria: si pensava che l’azione della magistratura e la coscienza dei cittadini avrebbero portato alla fine del fenomeno”. Ha poi aggiunto che se “l’azione della magistratura è andata avanti, la coscienza degli italiani e soprattutto politici si è molto seduta e siamo qui di nuovo”. Di fronte a un Silvio Berlusconi che ieri parlava di moralismo sulla questione delle tangenti e che esse almeno in campo internazionale sono inevitabili, Monti ha lamentato come il precedente governo, proprio quello di Berlusconi non abbia fatto nulla di corretto a livello internazionale per combattere la corruzione e che lui stesso ha fatto molta fatica a far approvare una legge anti corruzione proprio per la resistenza del Pdl. “L’Italia è un paese importante, è un paese del G8, e certo può anche cadere nel ridicolo come è accaduto per l’atteggiamento ridicolo tenuto da qualcuno in passato” ha detto. Lasciandosi andare a un commento pieno di amarezza: “Sono molto più ferito quando dei cialtroni dicono di aver lasciato l’Italia in buone condizioni nel 2011 e che io l’avrei portata sul baratro, che non inorgoglito quando ricevo i complimenti di Obama”. Nonostante questo, ha aggiunto, se Berlusconi si togliesse di torno lasciando il passo ad Alfano, ci sarebbero delle condizioni seppur piccole per una collaborazione con il centrodestra: “la redenzione è possibile per tutti”. E a proposito del fatto che le tangenti sarebbero qualcosa di ineluttabile come detto dal Cavaliere, ebbene lo rifiuto, ha affermato.
Tornando sulla vicenda delle tangenti internazionali, ha poi detto: “I nostri colossi possono comportarsi secondo gli standard in uso nei paesi nei quali lavorano anche per l’interesse dell’economia italiana, ma se è possibile evitando certi fenomeni di ritorno come le tangenti ai partiti italiani o a chi li ha messi in quelle posizioni. Questo flusso non è una prassi e se in Italia ci fosse stata una seria legge contro la corruzione sarebbe stato più difficile”.