Un clima elettorale che sembra sempre più carico di polemiche e di veleni, con una sequenza di accuse, di battute e risposte al di sopra delle righe. È persino difficile trovare il bandolo della matassa, il “filo rosso”, come si diceva un tempo, che caratterizzi il nocciolo del contendere.

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, dopo una visita al presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, rilascia alcune dichiarazioni che vengono usate per risposte durissime. Il premier uscente, Mario Monti, definisce “cialtroni” gli esponenti di governo che hanno preceduto il suo esecutivo di “tecnici”. Politica, situazione economica e azione della magistratura diventano un groviglio inestricabile, a una settimana ormai dall’apertura delle urne, con la convinzione, secondo molti osservatori, di ritrovarci ormai immersi in una seconda “tangentopoli”, per la sequenza di scandali, arresti, affari di ogni tipo che emergono nell’ambito politico e si allargano alle grandi imprese di Stato.

Ieri è arrivato un “colpo di coda” degli hacker, che hanno oscurato il sito del Tribunale di Milano e quello del Dap, il Dipartimento Amministrazione Penintenziaria italiana. Il messaggio è quasi lugubre: “Preparatevi ha inizio l’Apocalisse. È la fine per un nuovo inizio. Sta arrivando come l’ira di Dio il vero cambiamento per i giovani del popolo italiano”. E via insultando.

Livia Pomodoro, presidente del Tribunale di Milano, ha definito l’episodio “Un fatto grave”. Ma forse siamo solo davanti a episodici simbolici, che danno però la misura di una protesta generalizzata, di uno stato di confusione dove prevale non tanto uno schema di linea politica elettorale, ma una sorta di “tutti contro tutti”. Un esempio viene dalle nuove posizioni di Beppe Grillo, che è sempre a contatto diretto con la piazza, con le persone che non lo guardano sul teleschermo, ma vanno ad ascoltarlo direttamente. Questa volta il leader del “Movimento 5 Stelle” rompe gli indugi anche contro la magistratura. Dice in un comizio a Ivrea: “questa legge protegge i delinquenti e manda in galera gli innocenti. Questa magistratura fa paura”. Il passaggio viene colto con stupore e anche con irritazione da Il Fatto Quotidiano, che mette in relazione Grillo a Berlusconi, facendo solo dei faticosi distinguo. Poi Grillo non risparmia nessuno: il “nano Berlusconi che è antipatico a tutti”; il “Pd che è peggio del nano”; “Monti che finirà sotto il lampione del 10 percento”.

Luca Telese è un bravo giornalista parlamentare, di lunga esperienza, che ha lavorato in diversi giornali e si è costruito un’esperienza di prim’ordine come osservatore e analista politico.

C’è questa sequenza di episodi, quasi inspiegabili per certi aspetti, che stanno avvenendo in questi giorni. Che cosa ne pensa?

La campagna elettorale di Beppe Grillo è impregnata di populismo e lui va avanti in questo modo. Ma attenzione, dietro alle sue dichiarazioni, ai suoi comizi, c’è anche una strategia elettorale. In altri termini, si rivolge agli elettori di tutti gli schieramenti politici, cioè ai possibili elettori delle vecchie forze politiche. Quando fece quelle dichiarazioni su “Casa Pound” aveva in mente di dare un messaggio all’area degli ex missini. Adesso, quando attacca la magistratura si rivolge agli ex azzurri, ai delusi dal berlusconismo che non sanno per chi votare.

Come considerare l’episodio degli hacker che attaccano il sito del Tribunale di Milano? Una sorta di protesta contro tutti, una manifestazione di sfiducia verso qualsiasi istituzione?
Non ho gli elementi per dare un giudizio esatto su questo episodio. Mi è difficile esprimere un’opinione corretta.

L’impressione potrebbe essere quella di una protesta più forte rispetto a quella che avvenne durante la prima tangentopoli, ora che, si dice, si sta entrando in una seconda “tangentopoli”. Forse c’è più “rabbia” in giro?
Al momento vedo “rabbia” molto virtuale. Durante la prima “tangentopoli”, la gente andava in strada, c’erano le fiaccolate intorno al Tribunale di Milano e altre manifestazioni. Ora mi pare che questo tipo di protesta non si veda in giro.

L’unico che di fatto affronta la piazza, che “invade” le strade e sta a contatto diretto con le persone, è solo Grillo. Per quale ragione, a suo parere?
Ha fatto una scelta che può ripagarlo con un successo. Di fatto, Grillo è uscito dalla “piazza virtuale” e va di persona, con teatralità e abilità, a contatto con le persone. In queste condizioni, non c’è dubbio che questa scelta possa essere utile e possa garantire a Grillo un successo elettorale.

(Gianluigi Da Rold)