Tra promesse più o meno credibili, proposte “shock” e salotti televisivi intasati, siamo ormai giunti alla fine di questa estenuante campagna elettorale. I diversi schieramenti politici hanno avuto modo di illustrare ai cittadini i diversi punti del proprio programma politico, ovviamente concentrandosi sui punti considerati al momento cruciali per riuscire ad accaparrarsi qualche manciata di voti in più che alle urne, vista l’attuale indecisione, potrebbero risultare fondamentali. Ecco allora il programma del Partito Democratico, che fin dalla presentazione intende puntare sulla trasparenza: “Come per la scelta della leadership e per la scelta dei candidati in Parlamento – si legge sul sito internet ufficiale – il Partito Democratico ha definito le proprie proposte con un lavoro collettivo e alla luce del sole. Tre assemblee nazionali hanno approvato numerosi documenti sui diversi temi (l’Assemblea nazionale del Pd è composta da circa mille delegati eletti con le primarie), numerose conferenze tematiche organizzate dai singoli dipartimenti di lavoro del Pd hanno varato proposte e iniziative, i dipartimenti hanno prodotto due Piani Nazionali per le Riforme presentati in Parlamento e a Bruxelles. Questi documenti indicano le prospettive di fondo. Ci sono stati aggiornamenti e modifiche collegati alle novità che nel frattempo sono intervenute e alle nuove sfide”. Il Partito guidato da Pier Luigi Bersani, candidato premier della coalizione di centrosinistra, all’interno del proprio programma inizia dunque a parlare di Europa e spiega che “La prossima legislatura dovrà affrontare tre compiti decisivi. Guidare l’economia fuori dalla crisi. Ridare autorità, efficienza e prestigio alle istituzioni e alla politica, ripartendo dai principi della Costituzione. Rilanciare l’unità e l’integrazione politica dell’Unione Europea. Noi non crediamo alle bugie delle promesse facili, quelle vendute nel decennio disastroso della destra. Crediamo, invece, in un risveglio della fiducia, a cominciare dai giovani e dalle donne. I problemi sono enormi e il tempo per aggredirli si accorcia. Le scelte da compiere non sono semplici né scontate. Ma la speranza che ci muove vive tutta nella convinzione che si possano combinare cambiamento e affidabilità, uguaglianza e rigore nelle scelte. Il nostro posto è in Europa. Noi collocheremo sempre più saldamente l’Italia nel cuore di un’Europa da ripensare su basi democratiche”. Centrale ovviamente anche il tema del lavoro: “Il primo passo da compiere è un ridisegno profondo del sistema fiscale che alleggerisca il peso sul lavoro e sull’impresa, attingendo alla rendita dei grandi patrimoni finanziari e immobiliari. Quello successivo è contrastare la precarietà, rovesciando le scelte della destra nell’ultimo decennio e in particolare l’idea di una competitività al ribasso del nostro apparato produttivo, quasi che, rimasti orfani della vecchia pratica che svalutava la moneta, la risposta potesse stare nella svalutazione e svalorizzazione del lavoro”.
Il terzo passo, spie ancora il programma del PD, “è spezzare la spirale perversa tra bassa produttività e compressione dei salari e dei diritti, aiutando le produzioni a competere sul lato della qualità e dell’innovazione, punti storicamente vulnerabili del nostro sistema. Quarto passo è mettere in campo politiche fiscali a sostegno dell’occupazione femminile, ancora adesso uno dei differenziali più negativi per la nostra economia, in particolare al Sud. Serve un grande piano per aumentare e migliorare l’occupazione femminile, contrastare la disparità nei redditi e nelle carriere, sradicare i pregiudizi sulla presenza delle donne nel mondo del lavoro e delle professioni”. Altro punto fondamentale quello dell’uguaglianza: “La sola vera risposta al populismo è la partecipazione democratica. La crisi della democrazia non si combatte con ‘meno’ ma con ‘più’ democrazia. Più rispetto delle regole, una netta separazione dei poteri, una vera democrazia paritaria e l’applicazione corretta e integrale di quella Costituzione che rimane tra le più belle e avanzate del mondo. Siamo convinti che il suo progetto di trasformazione civile, economica e sociale sia vitale e per buona parte ancora da mettere in atto. L’autonomia, la responsabilità e la libertà femminile sono una leva per la crescita e una risposta alla crisi democratica. C’è un nesso strettissimo tra il maschilismo e l’offesa alla dignità delle donne incarnati in questi anni dal berlusconismo e il degrado delle istituzioni democratiche. Il riconoscimento della soggettività femminile e l’attuazione del principio della democrazia paritaria sono oggi condizioni essenziali per la ricostruzione del Paese”.