E’ una vigilia elettorale carica di ansia e anche di tensione. I toni di questa campagna per il voto si sono progressivamente alzati nelle ultime giornate e a un certo punto è sembrato un “tutti contro tutti”, confuso e concitato. Tutto questo ha accentuato l’ansia per il risultato, per la domanda che legittimamente si pongono gli italiani: esiste la possibilità di formare una maggioranza solida, un governo che possa affrontare questo momento di grave recessione economica? C’è la sensazione, a tratti anche lo smarrimento, di un appuntamento decisivo, che l’Italia può anche sprecare e perdere. C’è la percezione tangibile che il risultato di questa consultazione elettorale riguarda l’Italia in primo luogo, ma sconfini anche in Europa.
L’Italia non è un Paese marginale, ma un grande Paese che è tra i fondatori della Comunità europea. E’ una nazione che sta tra le prime otto economie del mondo e che nella produzione manifatturiera è seconda solo alla Germania. Con tutto il rispetto per la Grecia, il Portogallo e la stessa Spagna, le elezioni italiane e il risultato di questa consultazione hanno un’importanza che inevitabilmente ricasca sugli stessi equilibri politici europei. Stefano Folli è un grande giornalista, un osservatore attento e preciso della realtà italiana. E’ stato direttore de Il Corriere della Sera, oggi scrive su Il Sole-24 Ore e interviene con competenza in molti dibattiti televisivi, anche in quelli che hanno scandito la campagna elettorale.
Folli, siamo al dunque, al voto. In attesa di un risultato che alla maggior parte degli italiani, dei sondaggisti, degli analisti e degli osservatori appare come un’incognita, rispetto alla possibilità di una maggioranza che governi. Che cosa ne pensa?
Non c’è dubbio che siamo arrivati al momento decisivo. E sono d’accordo sul fatto che siamo al momento decisivo non solo per l’Italia, ma anche per l’Europa. Non è un caso che abbiamo gli occhi di tutti puntati addosso, gli occhi di tutta Europa e anche di tutto il mondo. Da noi sta accadendo qualche cosa che nessun Paese europeo ha sinora vissuto. C’è una forza, un movimento che mette in discussione la stabilità del sistema fondato sull’euro. E’ un movimento populista che, secondo le ultime stime e anche in base a quello che si può vedere, sta per raccogliere una valanga di consensi valutati intorno al venti percento. L’irruzione del movimento di Beppe Grillo in questa campagna elettorale, il suo populismo, la sua radicalità antisistema è uno degli aspetti più inquietanti e problematici della realtà italiana.
Per quale ragione? Che cosa può provocare il successo del Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo?
Se i sondaggi si avvicinano alla realtà, noi potremmo avere dopo il voto un Parlamento con una percentuale vicina al 33 percento di antieuropeisti. Basta sommare la quota che dovrebbe raggiungere Grillo e i due terzi del Pdl, del centrodestra di Silvio Berlusconi. Se si osservano bene i toni, gli slittamenti, i movimenti di questa campagna elettorale si vede bene che Berlusconi ha corso su Grillo, non tanto sulle altre forze politiche.
Con questo, la campagna elettorale del Cavaliere è stata sufficiente a garantirgli una posizione di interdizione, di trattativa per partecipare a un futuro governo? Una maggioranza istituzionale, ad esempio, un esecutivo di larghe intese?
Non lo so, non riesco a prevederlo al momento. In questo caso bisogna proprio misurare la percentuale che raggiungerà il centrodestra e confrontarlo con il risultato del “Movimento 5 Stelle”. Io credo che si possa comunque dire che il successo di Grillo finisce inevitabilmente per oscurare il risultato di Berlusconi. Questo è un punto che avrà il suo peso nelle future trattative per un governo possibile. In tutti i casi, resta l’inquietudine di fondo: quella di avere un Parlamento con più del trenta percento che può essere destabilizzante non solo per gli equilibri politici italiani, ma anche per quelli europei. Il voto è decisivo proprio per la stabilità stessa dell’Europa.
A parte la “ventata” populista di Grillo e la corsa su questa strada fatta dallo stesso Berlusconi, come giudica complessivamente la campagna elettorale?
Non mi è piaciuta. L’ho travata carica di demagogia e anche priva di fantasia politica, cioè incapace di cogliere scelte realistiche per il futuro del Paese. Ho visto la campagna elettorale di Mario Monti e ho notato che si è messo in discussione come personaggio al di sopra delle parti. Monti con questa campagna elettorale ha rinunciato al suo profilo. Non so dire se questo gli sarà utile ai fini del risultato elettorale. Poi c’è il centrosinistra di Pier Luigi Bersani, che mi pare abbia voluto giocare il ruolo, l’interprete di un’Italia rassicurante, che riesca comunque a tenere. Spero che questo possa accadere, che questa Italia rassicurante possa esserci di fronte al possibile, se non prevedibile, risultato del Movimento 5 Stelle di Grillo.
Capisco che è un azzardo fare una simile domanda, ma è inevitabilmente un obbligo alla vigilia di una simile consultazione elettorale. Lei pensa che ci sarà un maggioranza?
Credo e spero di sì. Le previsioni sono estremamente difficili. La maggioranza che si può creare non sarà certamente grande. Ma una maggioranza bisognerà pure trovarla per dare un governo a questo Paese.
(Gianluigi Da Rold)