Intervenuto a Milanello per commentare la delicata sfida calcistica di oggi contro l’Inter, Silvio Berlusconi rompe il silenzio elettorale e attacca ancora una volta la magistratura. Sono in molti ora a chiedersi se l’ex premier abbia effettivamente violato la tradizionale pausa della campagna elettorale che si effettua il giorno prima e il giorno stesso delle elezioni e che, come tutta la campagna elettorale, è disciplinata dalla legge 4 aprile 1956 n. 212, in particolare all’articolo 9. Il silenzio elettorale è stato istiuito essenzialmente per consentire all’elettore di riflettere serenamente sul voto che sta per esprimere, ed è per questo motivo che nel giorno precedente e in quelli stabiliti per le elezioni sono vietati i comizi, ogni tipo di propaganda elettorale, diretta o indiretta, in luoghi pubblici o aperti al pubblico e la nuova affissione di stampati. Inoltre, nei giorni destinati alla votazione, è vietata ogni forma di propaganda elettorale entro il raggio di 200 metri dall’ingresso dei seggi elettorali, secondo quanto stabilito dal comma 2 dello stesso articolo. Per garantire la par condicio, invece, è vietata la diffusione e pubblicazione di sondaggi nei quindici giorni precedenti il voto: come è noto, di recente l’Autorità garante delle Comunicazioni (Agcom) ha bocciato l’applicazione della società Swg per la diffusione dei sondaggi negli ultimi 15 giorni di campagna elettorale dopo aver concesso in un primo momento, secondo la stessa Swg l’autorizzazione alla stessa e suscitando un vero e proprio vespaio che si diraderà in tribunale. L’Autorità ha infatti rinvenuto nell’applicazione “un’oggettiva violazione” del divieto in questione. Nonostante questo, però, non è raro imbattersi in sondaggi “clandestini”: molte rilevazioni, infatti, vengono “mascherate”, per esempio, da commenti su corse di cavalli, voci dal Conclave e altro ancora. Twitter e Facebook, però, sembrano essere terra di nessuno in questo senso, tanto che alcuni giornalisti, tra cui il politologo Fabrizio Rondolino, hanno pubblicato i sondaggi delle principali agenzie proprio su Facebook come forma di “disobbedienza civile”.