L’europarlamentare ed ex sindaco di Milano, Gabriele Albertini, candidato sia a Palazzo Madama che alla guida del Pirellone, ha spiegato che sperava, al Senato, almeno in un 15% E’, con ogni probabilità, il risultato negativo in assoluto meno atteso. Chi avrebbe pensato che la coalizione guidata da Mario Monti avrebbe rischiato di non entrare neppure in Parlamento? Di sicuro, non Mario Monti, che avrebbe rinunciato ad incarichi prestigiosi per metterci la faccia e scendere in campo assieme a Udc e Fli. L’errore più grande, probabilmente; coalizzarsi con due partiti che rappresentano la parte più antica del Parlamento non lo ha certo premiato. E così, alla Camera, il cartello elettorale guidato dal prof della bocconi si attesta poco sopra il 10% (la soglia di sbarramento è posta proprio al 10) mentre la Senato viaggia attorno all’11. Quando basta per esprimere 4 senatori. A tal proposito, l’europarlamentare ed ex sindaco di Milano, Gabriele Albertini, candidato sia a Palazzo Madama che alla guida del Pirellone, ha spiegato che sperava, al Senato, almeno in un 15%. Poi, spiegando le ragioni della sconfitta, si è detto convinto del fatto che abbia prevalso «la campagna dei demagoghi, che hanno fatto appello all’onnipotenza dei desideri. Noi abbiamo fatto appello alla realtà». Albertini ha poi aggiunto che, giunti a questo punto e considerando l’ingovernabilità che regna al Senato, non restano che due alternative: o si indicono delle nuove elezioni, con tutto il rischio che questo comporta in termini di spread e disastri quali l’impossibilità di pagare di dipendenti pubblici, o si fa un altro governo Monti con una coalizione allargata. «Se uno vuole smettere di curarsi il cancro convinto, poi, di stare meglio, morirà di cancro».