Si chiama exit poll quel sondaggio condotto tra quanti hanno votato al momento di uscire dal seggio elettorale. La differenza rispetto agli altri sondaggi di opinione, basati normalmente sulle intenzioni di voto, è che in un exit poll si chiede per chi si sia già votato. Un esempio di errore clamoroso negli exit poll è stato quello delle elezioni politiche del 2006. Dai dati pubblicati in tv subito dopo la chiusura dei seggi risultava che l’Unione era in vantaggio del 5% rispetto alla Casa della libertà: gli exit poll davano la coalizione di centrosinistra al 50-54% e quella di centrodestra al 45/49%. Alla fine prevalse l’Unione, ma soltanto del 49,8% contro il 49,7%. Nel 2008 dagli exit poll risultò che la coalizione composta da Pdl e Lega nord aveva un vantaggio risicato rispetto a quella di Pd e Italia dei Valori. Alla fine invece il centrodestra alla Camera dei deputati ottenne il 46,8% dei voti e il centrosinistra il 37,5%. Mentre per quanto riguarda il referendum per abolire la quota proporzionale nelle elezioni valide per la Camera dei deputati, gli exit poll stimarono una partecipazione superiore al 50%, mentre ci si fermò al 49,6% e quindi non si raggiunse il quorum.