La scorsa tornata delle elezioni politiche si è tenuta il 13 e 14 aprile 2008 e l’affluenza per la Camera dei deputati è stata del 78,1%. A risultare vincitrice è la coalizione composta da Pdl, Lega nord e Movimento per le autonomie, guidata da Silvio Berlusconi, che conquista il 46,8%, vincendo il premio di maggioranza e portando a casa 344 seggi su 630. Il Pdl totalizza il 37,4% (272 deputati), la Lega nord l’8,3% (60 seggi) e l’Mpa l’1,1% (8). Partito democratico e Italia dei Valori, coalizzati a sostegno della candidatura di Walter Veltroni, si fermano invece al 37,5%, per un totale di 246 seggi. Il Pd si ferma a 4 punti percentuali di distacco dal Pdl, con il 33,2% e 211 seggi, mentre Di Pietro prende il 4,4% (che gli vale una pattuglia di 28 deputati). Buon risultato per l’Udc di Pier Ferdinando Casini, che corre da solo superando la soglia di sbarramento: ottiene il 5,6% e incassa 36 seggi. Il 2008 è invece l’anno della beffa per l’ex presidente della Camera, Fausto Bertinotti, la cui Sinistra Arcobaleno si ferma al 3,1% e resta esclusa da Montecitorio. Non superano la soglia di sbarramento neppure La Destra di Daniela Santanché (2,4%) e il Partito Socialista di Enrico Boselli (1%). Grazie alle regole differenti per le regioni a statuto speciale, riescono invece a entrare alla Camera dei deputati la Sudtiroler Volkspartei (Trentino-Alto Adige), che con solo lo 0,4% nazionale ottiene due seggi, e Autonomie Liberté Démocratie (Valle d’Aosta) che con lo 0,1% ottiene un parlamentare. A movimentare la campagna elettorale del 2008 è anche il fatto che, a una settimana dalla data fissata per le elezioni, tanto Antonio Di Pietro quanto Silvio Berlusconi fanno notare che le schede sono state stampate secondo modalità che possono indurre in errore gli elettori, portando all’annullamento di un’elevata percentuale di voti. Alla fine i voti nulli sono il 2,46%, meno del 2,85% del 2001, ma sul momento la questione è presa molto sul serio. I partiti riuniti in un’unica coalizione sono infatti presentati graficamente all’interno di un’unica casella bianca. Per Berlusconi e Di Pietro c’è così il rischio che l’elettore tracci un’unica riga su due simboli, annullando la scheda. Nella vicenda interviene lo stesso presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che chiede al ministro dell’Interno, Giuliano Amato, di fornire i chiarimenti richiesti. Quest’ultimo nel corso di una conferenza stampa spiega che non c’è più il tempo di ristampare nuove schede, ma fa esporre in ciascuna sezione elettorale dei manifesti che invitano i cittadini a formulare il voto in modo chiaro. Il ministero fornisce inoltre istruzioni agli scrutatori per spiegare loro che se un segno tocca due simboli, va considerata valida la preferenza per il simbolo sul quale insiste in modo più marcato.



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