Il Paese degli indecisi. Sì, perché alla fine, la differenza l’hanno fatta proprio loro, gli indecisi fino all’ultimo, quelli che hanno fatto la propria scelta solo quando si sono trovati dentro la cabina elettorale, matita in una mano e schede nell’altra. Alzi la mano chi non conosce almeno una persona che ancora domenica, a votazioni già in corso, non gli abbia confidato: “sai, non so proprio chi votare…”. I sondaggi – quelli che non si potevano pubblicare ma che comunque c’erano, e che alimentavano entusiasmi conclamati e nervosismi mal celati – li quantificavano: tra indecisi sul partito ma decisi a votare e indecisi ma propensi a non recarsi ai seggi, per SWG la percentuale si aggira sul 27 % per la Camera e sul 26% per il Senato. Differenze minimali, che ci dicono che l’indecisione colpisce sia chi si affaccia per la prima o la seconda volta al voto, sia chi lo esercita da decenni. Comunque si parla sempre di un italiano elettore su quattro, se vi par poco…
Dati da tenere presenti se vogliamo esercitarci ancora per un po’ sui numeri sussurrati dagli istituti di sondaggi negli ultimi giorni di campagna elettorale. Débâcle del Centrodestra che, secondo SWG, alla Camera crolla al 27%, con un margine di oscillazione tra il 26 e il 29%. Se si pensa che alle politiche del 2008 aveva raccolto il 48,1% dei voti e alle europee il 48,5%, non occorre essere un fine analista politico per comprendere che c’è del lavoro da fare. Difficile che i dati reali che a breve emergeranno dallo spoglio delle schede possano ribaltare completamente la situazione del Popolo della libertà (19,2% contro rispettivamente il 37,4% e il 35,3) e della Lega Nord (4,3% contro l’8,3 e il 10,2).
Berlusconi & Co. non sono però i soli a dover recitare un “mea culpa”: tracollo anche per Ingroia e la sua Rivoluzione civile, vale a dire l’agglomerato IdV, FS, Verdi che se confermerà il 3,7% attribuito da SWG (contro il 7,5% del 2008 e l’11,4 delle europee) entrerà a Montecitorio con le unghie spuntate. Chi può sorridere perché conquista il premio di maggioranza è Italia Bene Comune, ossia il centrosinistra, che però è sostanzialmente stabile con un 32,7% (oscillazione tra il 31 e il 34%) contro il 33,6% delle politiche di cinque anni fa e il 29,7% delle più recenti europee: insomma, vincitore per demerito altrui piuttosto che per merito proprio. L’entrata di Monti in campo fa invece bene al centro, che raddoppia: dal 5,6% del 2008 e del 6,5% si aggiudicherebbe il 12,3% (con l’8,6 attribuito al professore), ma niente di paragonabile allo tsunami di Grillo che dal niente si accaparrerebbe un pesantissimo 21%. Spiccioli per Giannino, con il suo Fare per fermare il declino che racimolerebbe un 2,3%.
Più scenari si delineano per l’ormai prossimo Senato. Il peso degli indecisi qui, causa Porcellum, conta ancor di più. Le regioni in bilico, quelle che fanno la differenza, sono quattro: Lombardia, sostanzialmente un testa a testa; Veneto (+ 1,9% dato al centrodestra); Sicilia (+2% sempre al centrodestra); Molise (senza stime recenti). Secondo gli orientamenti di voto raccolti, SWG dice che Monti si prende 21 seggi mentre
Se Lombardia, Veneto e Sicilia vanno al Centrodestra: IBC 146 seggi, Centrodestra 102;
Se Lombardia e Veneto vanno al Centrodestra e Sicilia al Centrosinistra: IBC 154, Centrodestra 94;
Se Lombardia e Sicilia vanno al Centrodestra e Veneto al Centrosinistra: IBC 156, Centrodestra 92;
Se Veneto e Sicilia vanno al Centrodestra e Lombardia al Centrosinistra: IBC 161, Centrodestra 87;
Se Lombardia va al Centrodestra e Veneto e Sicilia al Centrosinistra: IBC 164, Centrodestra 84;
Se Lombardia, veneto e Sicilia vanno al Centrosinistra: IBC 179, Centrodestra 69.
Previsioni azzeccate? Fra poco lo sapremo.