Beppe Grillo, scrivendo sul suo blog, ha dichiarato in modo chiaro che il suo partito non darà il voto di fiducia a nessuno. Tantomeno a Bersani che, scrive Grillo, da giorni si comporta “da stalker facendo proposte indecenti al M5S”. L’intenzione, aggiunge, è solo quella di votare legge per legge qualora queste leggi siano corrispondenti al programma del suo partito. Dunque un problema di fatto ma anche tecnico: il voto di fiducia infatti è passaggio fondamentale per l’inaugurazione di una nuova legislatura. Nessun governo può cominciare a esercitare senza essere stato votato dai parlamentari. Lo dice l’articolo 94 della costituzione italiana: il voto di fiducia da parte di tutti e due i rami del Parlamento, Camera e Senato, è necessario e obbligatorio entro dieci giorni dalla sua formazione. Tra l’altro, proprio per obbligare ogni singolo parlamentare ad assumersi le sue responsabilità, il voto è palese tramite appello nominale. Ogni deputato e ogni senatore cioè viene chiamato per nome e deve dire davanti a tutti se vota la fiducia al nuovo esecutivo. In caso di voto contrario a maggioranza, il nuovo governo deve presentare subito le dimissioni. Se i grillini dunque non voteranno la fiducia a un possibile governo Bersani – Grillo ha scritto che non voterà Bersani ma neanche alcun altro tipo di governo – toccherà ai due maggiori partiti presenti al parlamento, e cioè Pd e Pdl, mettersi d’accordo e votarsi a vicenda tutti insieme. Solo così, dati i numeri che sono emersi da queste elezioni, sarà possibile per qualunque governo avere la fiducia. Forse questo di Grillo è un modo di mettere i due maggiori partiti alle strette e costringerli a dire pubblicamente che non vogliono fare grandi alleanze. 



In questo modo rimane una sola alternativa: andare subito al voto. Intanto Bersani ha risposto alle dichiarazioni di Grillo: “Quel che Grillo ha da dirmi, insulti compresi, lo voglio sentire in Parlamento. E lì ciascuno si assumerà le proprie responsabilità”.

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