Una piattaforma programmatica comune tra tutte le coalizioni presenti in Parlamento per evitare di andare alle elezioni anticipate. A formularla è Luciano Violante, esponente del Partito Democratico ed ex presidente della Camera, che rivela a Ilsussidiario.net di ritenere che Pier Luigi Bersani debba iniziare a lavorare con Silvio Berlusconi, Beppe Grillo e Mario Monti sulla base di alcuni punti prioritari. Per Violante dovrebbero essere i seguenti: “Il pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni, l’eliminazione dell’Imu sull’unica casa per i ceti più poveri, misure per la ricerca scientifica, la riduzione del numero dei parlamentari, risoluzione del conflitto d’interessi, una nuova legge elettorale, semplificazione del procedimento legislativo alla Camera e al Senato, voto delle proposte di iniziativa popolare entro sei mesi dal loro deposito”.
Violante, partiamo dal voto di domenica e lunedì. Qual è il significato politico di questo risultato?
Gli elettori hanno premiato la capacità di rappresentare orizzonti auspicabili anche se non realizzabili, mentre non hanno apprezzato il realismo delle proposte di Bersani. Fermo restando che Bersani è il capo della coalizione maggioritaria tanto alla Camera quanto al Senato.
Lei vuole suggerire che buona parte degli elettori si sarebbero dimostrati immaturi?
No, tutt’altro che immaturi. L’elettore ha sempre ragione, perché sceglie sulla base delle sue motivazioni. Ma quando il cittadino è in condizioni di grande difficoltà ed è schiacciato da una serie di difficoltà, vota più sulla base di un dato emozionale che in base alla ragione. Tra l’altro Berlusconi e Grillo sono apparsi più vicini di Bersani alla vita concreta delle persone, anche se le proposte del segretario del Pd erano molto più ragionevoli ed efficaci.
Perché Bersani non è riuscito a convincere buona parte degli elettori?
Intanto Bersani ha ottenuto una maggioranza solida alla Camera dei deputati, ma non al Senato, per effetto di un meccanismo elettorale francamente balordo. Se in entrambi i rami del Parlamento ci fosse la stessa legge elettorale, ci sarebbe la maggioranza assoluta per il centrosinistra anche al Senato. Resta il fatto che giustamente ci si aspettava un risultato diverso.
E perché questa aspettativa non è stata corrisposta?
Perché quando una persona è stretta dal bisogno e dal disagio, le risulta difficile ragionare in modo pacato su tutte le alternative presenti sul tavolo, e si orienta quindi sulla base di proposte che le sembrano convincenti anche se poi non lo sono. Un ruolo è stato giocato certamente dalle promesse di Berlusconi sull’Imu, che sono però irrealizzabili. A fare la differenza è stata anche la posizione anti-sistema di Grillo, ma nel voto del Movimento 5 Stelle si sono espressi anche dei ceti che non si sono sentiti rappresentati dalle forze politiche più tradizionali.
Con Renzi candidato premier le cose sarebbero andate allo stesso modo?
In politica non si ragiona con i se e con i ma. La scelta di un candidato più “vecchio” come Bersani non ha pesato sull’esito del voto? Bersani è stato scelto dagli elettori di centrosinistra. Pur non essendoci le condizioni per farlo, il segretario del Pd ha fatto modificare lo Statuto del partito per consentire a Renzi di correre.
Bersani ha le qualità per continuare a guidare il Pd?
Certamente.
Ora si deve andare a nuove elezioni, o formare una grande coalizione?
Nel 2005 in Germania di fronte a condizioni simili alle nostre hanno formato una grande coalizione. E’ chiaro che nel nostro Paese è impensabile la possibilità di una maggioranza di governo precostituita che veda insieme Bersani, Berlusconi, Grillo e Monti. Spetta quindi al primo partito per numero di parlamentari tanto alla Camera quanto al Senato, avanzare una proposta a tutte le altre forze politiche, nessuna esclusa, basata su alcuni punti chiari. Bisognerà vedere quale tipo di risposta verrà, e in base a questa risposta si deciderà quindi quale sarà la sorte della legislatura.
Berlusconi ha già parlato di responsabilità e della sua disponibilità a un governo di coalizione …
Ciò di cui sto parlando non è di un governo di coalizione, ma di una proposta sulla quale gli altri possono convergere o meno. Se convergono si potranno compiere i passi ulteriori. Anche la scelta dei presidenti di Camera e Senato non può che essere fatta all’interno di forze politiche che trovano un punto di convergenza.
Lei esclude la possibilità di un accordo tra Pd e Movimento 5 Stelle?
No, io ritengo che la proposta del Pd vada fatta a tutti, e poi si debba stare a vedere chi l’accetta e chi la rifiuta.
Quali devono essere le priorità programmatiche di questa proposta?
I punti sui quali mi concentrerei sono: il pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni, l’eliminazione dell’Imu sull’unica casa per i ceti più poveri, misure per la ricerca scientifica, la riduzione del numero dei parlamentari, risoluzione del conflitto d’interessi, una nuova legge elettorale, semplificazione del procedimento legislativo alla Camera e al Senato, voto delle proposte di iniziativa popolare entro sei mesi dal loro deposito.
(Pietro Vernizzi)