Ingovernabilità: è questo lo scenario che il risultato del voto ha messo davanti agli italiani. Non c’è infatti una maggioranza, se non alla Camera grazie al premio di maggioranza, in grado di costituire un governo. Alleanze? Sembra impossibile, nonostante la porta aperta di Bersani, a cui però Grillo ha risposto nel suo classico modo: Bersani? è uno stalker che fa proposte oscene al M5S. Aggiungendo la frase che fa tremare: non voteremo la fiducia né a Bersani né a qualunque altro governo. Ilsussidiario.net ha chiesto un parere a Calogero Mannino, politico di lunga esperienza, protagonista della cosiddetta Prima Repubblica: “Non ci sono situazioni del passato paragonabili a quella che stiamo vivendo. Anche andando indietro nel tempo, c’era sempre una Democrazia Cristiana in grado di fornire sostegno ai formazioni di governo particolari e uniche nel loro momento storico”. Per Mannino, il gioco di Grillo è uno solo: “Portare all’esasperazione l’attuale sistema politico e istituzionale e andare a elezioni anticipate, ma non prima di un anno, per ottenere la maggioranza assoluta”.



Ci sono state in passato situazioni analoghe a quella che stiamo vivendo? E se sì, come furono risolte? 

La situazione attuale non è comparabile con alcuna di quelle precedenti. Nessuna delle esperienze della cosiddetta Prima Repubblica si può mettere sullo stesso piano dell’attuale. 

Perché? Qual è la differenza?



Quando all’inizio di alcune legislature, ad esempio nel 1953 dopo il mancato successo elettorale di De Gasperi, si chiese la formazione del governo Pella e nel 1968 si chiese la formazione di un governo Leone, erano esecutivi che potevano avere comunque l’appoggio, l’impegno e il sostegno della Democrazia Cristiana. Gli eventuali completamenti di maggioranza erano ottenuti attraverso l’astensione dei partiti con i quali era in corso una trattativa per la formazione di una nuova maggioranza. Dopo il governo Pella infatti si ebbe il governo Scelba, che ricompose l’alleanza tra i quattro partiti principali. Dopo il governo Leone invece si formò il governo di centrosinistra a guida di Mariano Rumor.



Dunque governi di transizione che ottenevano la fiducia grazie a un tacito appoggio.

Infatti. Invece adesso abbiamo una situazione nella quale ci sono tre vincitori ma anche tre perdenti.

Ci spieghi.

Nessuno di questi tre partiti, e cioè il Pd, il Pdl e il M5S, ha la maggioranza da solo. Uno di questi tre, il Pd, ha la maggioranza alla Camera, cioè in uno dei rami del Parlamento, in forza del premio di maggioranza. A voler ripetere le esperienze della Prima Repubblica, Bersani dovrebbe essere capace di fare un governo monocolore che ottenga l’astensione se non di tutti, almeno di quei partiti che sono determinanti al Senato. Il che significa fare un governo che al Senato possa avere oltre che l’appoggio del gruppo Monti anche l’appoggio del Pdl e dei 5 stelle. 

Cosa dice il regolamento del Senato al proposito? L’astensione che valore ha?

Il regolamento del Senato prevede che l’astensione corrisponda a voto contrario, quindi la decisione del Pdl e di 5 stelle dovrebbe essere quella di uscire dall’aula. Ma questo comporterebbe un altro problema: mancherebbe il numero legale e la votazione non sarebbe valida. Quindi il Pdl dovrebbe rimanere in aula per consentire la nascita del governo e astenersi. Ma sono scenari che al momento nessuno può prevedere.

 

Qual è allora la strategia di Grillo? Ha detto che non voterà la fiducia a nessuno, neanche a un governo presieduto da un tecnico, ad esempio Passera come si mormora in giro.

Io credo voglia mettere a profitto il risultato che ha ottenuto. Questo significa che Grillo non può che pensare ad elezioni ravvicinate se non immediate. Elezioni che dovranno svolgersi nel momento in cui gli italiani avranno registrato due dati fortemente intrecciati.

 

Quali?

Il primo è che questo sistema politico istituzionale non può funzionare così come è. Secondo, che né il Pd né a maggior ragione il Pdl possono essere partner di una maggioranza con Grillo.

 

E quindi?

Quindi la mia opinione è che Grillo non brutalmente ma con molta pazienza e molto gioco tenterà di portare la situazione politica italiana a un momento di chiarificazione in profondità, affrontando il nodo politico e quello del sistema istituzionale. Questo potrà portare a elezioni anticipate, nelle quali Grillo punterà alla maggioranza assoluta. Lo farà non prima di un anno, quando avrà dimostrato che questo gruppo parlamentare ha una sua tenuta. Lo farà nel momento in cui i parlamentari avranno acquisito quel minimo di esperienza politica parlamentare che anche agli occhi dell’opinione pubblica li faccia apparire affidabili.

 

Esiste un nome trasversale per il Quirinale che vada bene a tutti e tre gli schieramenti di maggioranza?

Non esiste nessuno al momento. Forse lo sapremo fra qualche giorno.