“Un nuovo governo di grande coalizione, con le modalità che abbiamo visto attuate da Mario Monti, ci spingerebbe a rotta di collo sulla strada della Grecia. I partiti devono ritrovare la loro autonomia politica, e quindi un esecutivo di minoranza come quello proposto da Pier Luigi Bersani è la modalità più adeguata per superare una fase di estrema difficoltà come quella attuale”. Ad affermarlo è Claudio Sardo, direttore de l’Unità, dopo che il segretario del Pd ha aperto a Beppe Grillo per trovare una maggioranza in Parlamento. Il leader del Movimento a 5 Stelle ha replicato a Bersani: “E’ un morto che parla. Fa proposte indecenti. Si dimetta”.
Bersani ha proposto la formazione di un governo di minoranza. Quanto pensa che possa durare?
Innanzitutto bisogna vedere se quest’impresa riesce. Al momento è ancora una proposta, per di più difficile, ma è l’unica possibilità seria che noi abbiamo nel bagaglio di un sistema parlamentare come quello italiano. Un governo di grande coalizione, nelle forme che abbiamo riconosciuto anche di recente con Mario Monti, è una soluzione che non farebbe bene all’Italia. Queste elezioni, con questo grado di ingovernabilità, ci hanno spinto sulla strada della Grecia e il rischio è che questa tendenza subisca un’accelerata.
Come fare perché ciò non avvenga?
I partiti devono mantenere un margine reciproco di autonomia, di alternativa politica, formulare delle proposte che tengano insieme interessi in competizione tra loro. Un governo di minoranza aperto al confronto con tutte le forze parlamentari è una sfida che anche nella storia d’Italia è già avvenuta e ha consentito di superare delle fasi di estrema difficoltà, per poi riconsegnare lo scettro al Paese. Un governo di questa natura potrebbe fare un certo numero limitato di riforme indispensabili, per poi ritornare al voto.
Che cosa ne pensa delle dichiarazioni di Grillo?
E’ arrivato il momento in cui ognuno deve assumersi le sue responsabilità in modo solenne davanti al Paese. Il leader del Movimento 5 Stelle deve dire in modo chiaro se cerca una soluzione plausibile o se punta allo sfascio, spiegando a questo Paese che cosa pensa di fare e assumersene le responsabilità.
Che cosa risponderà Napolitano a questa proposta di un governo di minoranza?
Napolitano deve innanzitutto verificare quali sono le proposte in campo, per cercare di capire se nel tempo che è rimasto al suo mandato presidenziale è in grado di conferire l’incarico a un nuovo capo del governo. Il presidente della Repubblica deve vedere quali sono le proposte che autonomamente presenteranno le forze politiche, e poi decidere.
Come andrà a finire?
La proposta di Bersani ha un carattere di inclusività e un tasso di umiltà, di fronte a una situazione come quella che si è venuta a creare, in cui il Pd è il partito di maggioranza relativa, pur avendo comunque subito una sconfitta politica rispetto a quelle che erano le sue aspettative. Bersani pensava che la sua proposta potesse essere autosufficiente in Parlamento, mentre gli italiani hanno dato una risposta negativa. A fronte di questa difficoltà ha proposto di separare la responsabilità di governo dalle cariche istituzionali. Il Pd è disponibile a offrire tutte le cariche istituzionali del Parlamento ad altre forze e questo avrebbe un senso di garanzia delle riforme.
Per Violante il Pd deve fare una proposta a tutte le forze politiche, Bersani ha aperto solo al Movimento a 5 Stelle. Chi ha ragione?
In realtà Bersani ha dichiarato che la sua proposta è rivolta a tutte le forze parlamentari. Finora Grillo è stato escluso dalla dialettica di governo, e quindi il segretario del Pd ha sottolineato la sua intenzione di includerlo, ma non si è rivolto solo al M5S.
Renzi può essere la via d’uscita per la situazione che si è creata all’interno del partito?
Avverto l’esigenza che nel Pd inizi una nuova stagione, che era già nell’idea di Bersani se le cose fossero andate bene. Ora bisogna accelerare i tempi e affidare al partito la costruzione del tempo nuovo, di un gruppo dirigente all’altezza dei problemi che stanno emergendo nel Paese. Bersani deve concentrarsi sulla gestione molto difficile di questa legislatura. E’ bene che nel partito inizi una stagione nuova, con protagonisti nuovi, non so se con Renzi o con altri giovani. Il Pd è un partito nelle cui strutture intermedie la presenza di giovani e giovanissimi è molto larga. Occorre iniziare una stagione nuova e ci deve essere un Pd che guardi al futuro, a un rinnovamento profondo di cui Renzi sarà uno degli attori, anche se dovrà vincere la battaglia interna per diventare il leader. Certamente comunque ne ha le possibilità.
Che cosa ne pensa di quanti affermano che con Renzi candidato premier oggi non ci troveremmo in questa situazione?
C’è sempre una grande severità nel giudicare quanto è avvenuto. Ritengo che non si tratti di una critica obiettiva. Bersani aveva le condizioni politiche e statutarie per fare il candidato premier, ma ha deciso comunque di tenere le primarie. Sono state inoltre fatte le primarie dei parlamentari ed è stato avviato un rinnovamento che ha portato una serie di segretari regionali e provinciali trentenni. Le primarie sono state la leva per mettere in circolo molti dirigenti e capilista nuovi.
Con quali conseguenze?
Con la conseguenza che il Pd resta l’unico partito democratico e funzionante nel Paese. Negli ultimi mesi ha avviato un deciso rinnovamento, anche se ora questa dimensione deve essere accelerata. La crisi democratica del Paese è più drammatica di quella sociale. L’insofferenza verso la politica e le istituzioni è stata persino più forte del lamento di una crisi sociale molto pesante. Il partito deve ora essere la rappresentanza e l’espressione di questa società, e in questo passaggio elettorale il partito deve pensare molto al futuro, mettendo in campo una generazione completamente nuova.
(Pietro Vernizzi)