Caro direttore, dei sondaggi non mi fido per principio, soprattutto di quelli pre-elettorali: nessuno può smentirli e, fatti su un campione anche di qualche migliaia di elettori (ma sarà poi vero?), quando a votare sono alcune decine di milioni, francamente non credo ci si possa  fidare e a me pare che servano più che altro ad orientare e a spingere in una direzione o in un’altra.



Soprattutto in questa tornata elettorale mi pare che sia davvero difficile fare previsioni, perché il 50% circa degli elettori che ha votato per l’antipolitica o si è astenuto nelle ultime tornate elettorali, è imprevedibile e non si sa proprio cosa deciderà di fare all’ultimo momento.

Sono convinto che sia giusto sondare il polso della situazione, ma sono altrettanto certo che chi fa politica in modo serio i voti li conta quando si aprono le urne, non prima.



Ho visto preoccupazione o soddisfazione davanti a certi sondaggi: Grillo sarebbe al terzo posto, dopo Bersani e dopo Berlusconi? Credo avremo delle sorprese. Mi ha stupito vedere su un quotidiano nazionale, non di grande tiratura ma serio e attento osservatore del momento politico, che Monti è dato in crescita ed il polo di Centro si attesterebbe sul 18-20%. Se fosse così diventerebbe decisivo per gli equilibri futuri, quando, anche se ora sia il Centro-destra sia il Centro-sinistra sono concordi nel negarlo, sarà inevitabile, se si vuole davvero provare a fare qualche seria riforma, avere un governo di larghe intese, come era quello di Monti, chiunque sia a presiederlo.



Credo che questo momento debba essere vissuto come un momento di verità, un momento in cui ognuno dice quello che è e sceglie sulla base di quello che è, non sulla base del cosiddetto voto “utile”. Come se ci fosse un voto “inutile”: ma utile o inutile a chi?

Il vero voto “utile” è quello libero e consapevole, dato per affermare qualcosa, non quello dato per “non far vincere” un altro: oggi le opzioni sono molteplici, e almeno cinque o sei si prenderanno più del 90% dei voti espressi e, dunque, uno solo arriverà primo e gli altri lo seguiranno. Non sono ingenuo e capisco che è diverso essere secondo o quarto, perdere con il 25% di consensi o con il 7,5; lo capisco, ma nei momenti di confusione ognuno deve avere la chiarezza di dire chi è e cosa vuole: già ci pensano i politici a fare …confusione.

Berlusconi vuole il voto per impedire ad Ambrosoli di vincere in Lombardia e chiede di “non disperdere i voti” scegliendo il Centro: e se io non volessi votare per lui e neppure per Ambrosoli ? Perché devo scegliere “chi voglio di più che prenda di meno”? Mi sembra un po’ bizzarro. Altrettanto bizzarro mi pare dover scegliere quello che mi propone Bersani che, per non far vincere Berlusconi chiede di non votare per Ingroia e di concentrare il voto sul suo candidato.

E’ scandaloso che i leader dei due maggiori schieramenti, Berlusconi e Bersani, abbiano questa strana concezione di voto “utile”. Certo un voto dato così sarebbe utile a loro, non ai cittadini.

Chi li seguisse commetterebbe due errori: anzitutto dovrebbe votare per chi, avendo già governato nel recente passato, ha dato ampia prova di non essere fedele agli impegni e alle promesse fatte e, in secondo luogo, contribuirebbe a perpetrare quel bipolarismo muscolare e litigioso che ha spaccato il Paese per vent’anni, contribuendo ad aggravare la situazione in cui siamo.

Ma farebbe un terzo e, forse, più grave errore: renderebbe il popolo sempre più massa di tifosi, incrementando l’astensionismo e la disaffezione per la politica, quella “forma elevata di carità”, come la definiva Paolo VI, che dovrebbe avere come obiettivo la ricerca e l’attuazione del bene comune, cioè di un bene diffuso, che non può essere solo quello di una metà del Paese.

Chi mi conosce sa come la penso. Dico la verità:  io voterò come ritengo meglio e mi auguro che facciano così tutti. Proprio per questo voterò non un voto “utile” a Berlusconi o a Bersani, ma voterò convinto per chi è davvero “moderato”, che saprà farsi aiutare da altri “moderati” degli altri partiti a rendere più moderata la nostra politica. Moderata, non conservatrice; moderata, cioè capace di ricercare il bene comune, che non può essere quello di una sola parte.

Votate come credete, ma votate convinti, con il desiderio non di far vincere chi vuole vincere, ma col desiderio di far vincere chi, con serietà, vuole cercare il meglio, quel “meglio” che è tale nella realtà dei fatti, anche se non corrisponde all’ “ottimo” che è nei nostri sogni.

 

(Luigi Patrini)