Nel corso della inaugurazione dell’anno giudiziario il presidente della Corte dei conti, Luigi Giampaolino, aveva lanciato per l’ennesima volta l’allarme: in Italia la corruzione ha ormai assunto una “natura sistemica” che, “oltre al prestigio, all’imparzialità e al buon andamento della pubblica amministrazione, pregiudica l’economia della nazione”. A conferma di queste recenti dichiarazioni giunge puntuale l’ultimo studio dell’Eurobarometro (il consorzio per le ricerche politico-sociali dell’Unione Europea), da cui emerge che il 57% degli italiani è convinto che la corruzione risieda principalmente nelle istituzioni nazionali, un dato cresciuto in soli due anni di undici punti. Ma dove la corruzione è più diffusa? “Gli italiani non hanno dubbi – spiega a IlSussidiario.net Arnaldo Ferrari Nasi, sondaggista e direttore dell’omonimo istituto di ricerca, nonché tra i curatori di AnalisiPolitica, rivista mensile di ricerca e comunicazione politica che ha preso in esame i dati Eurobarometro –. Il 67% degli italiani afferma che la maggiore corruzione sia proprio tra i politici nazionali. Un dato per niente scontato se immaginiamo che in Germania pensa la stessa cosa solo il 44% della popolazione”.
Cosa può dirci in più di questo studio?
Attraverso questa rilevazione è stato possibile capire come i cittadini di un certo Paese, tra cui quindi anche gli italiani, percepiscono la presenza del fenomeno corruttivo. Riguardo all’Italia abbiamo scelto poi di usare due termini di paragone, da un lato la Germania, dall’altro la Grecia, e i dati che emergono ci fanno avvicinare decisamente al secondo Paese.
Al primo posto, tra coloro che consideriamo più corrotti, ci sono quindi i politici?
Esatto, e a pensarlo è il 67% degli italiani. Al secondo posto, invece, con il 59%, c’è la categoria dei “funzionari che aggiudicano le gare d’appalto”. Lo stesso sistema della magistratura non è esente dal fenomeno corruzione, o almeno lo pensa il 38% della cittadinanza (contro il 19% di quella tedesca e il 58% di quella greca).
Parlando proprio di quest’ultimo aspetto, come reagisce l’elettorato di fronte alla discesa in politica dei magistrati?
Ho effettuato molte rilevazioni sul rapporto tra cittadini e magistratura e posso dire che esiste un evidente problema. Tra sfiducia nella giustizia, magistrati che scendono in politica e così via, le percentuali che vanno a sfavore della magistratura sono sempre molto alte, tanto che difficilmente scendono sotto il 75%. In ogni caso, quindi, la stragrande maggioranza degli italiani ritiene che i magistrati che scendono in politica, ma anche giornalisti, sportivi e tutti coloro che hanno una certa visibilità politica, utilizzino la loro posizione come trampolino di lancio.
In quanti, tra questo 67%, fanno parte dei cosiddetti indecisi?
Attualmente la quota di indecisi si aggira intorno al 30%, forse qualcosa meno, quindi tra questi senza dubbio in molti hanno già deciso chi votare, probabilmente spinti dalla cosiddetta appartenenza.
Cosa intende?
Mi spiego. Nei sondaggi esistono due domande classiche sull’intenzione di voto: la prima è “se domenica ci fossero le elezioni per chi voterebbe?” e in questo caso la quota di indecisi è sempre molto alta, all’incirca del 30%. La seconda domanda riguarda poi la cosiddetta autocollocazione.
Di che si tratta?
Essenzialmente quanto ognuno di noi dice di sentirsi “a destra” o “a sinistra”, ed è uno dei valori più classici delle rilevazioni politiche e anche uno dei più stabili e affidabili. Ecco, in questo caso gli indecisi risultano essere molti di meno, diciamo tra il 15 e il 20%, quindi circa 10 punti in meno rispetto alla prima domanda. E’ proprio questo 10% che, al momento del voto, si ricolloca semplicemente per appartenenza, quindi per un legame “storico” con un certo partito o area politica.
Secondo lei, agli occhi di quel 67% che crede che la politica sia corrotta, quale coalizione risulta essere più credibile?
Guardando ai principali poli, inizialmente partiva in qualche modo “sfavorita” l’alleanza Pdl-Lega, ma il centrosinistra è stato successivamente spiazzato dal recente caso Monte dei Paschi, giunto inaspettato proprio durante la campagna elettorale. Detto questo, quindi, al momento credo a “salvarsi” di più sia il polo centrista, oltre a Ingroia e Grillo. Lo stesso vale per le cosiddette “liste pulite”.
Si spieghi meglio.
Recenti rilevazioni hanno mostrato il numero degli indagati presenti nelle diverse liste: a fronte di un numero abbastanza alto di indagati (che comunque è ben diverso dai condannati) nel Pdl, Pd e, anche se in misura minore, nell’Udc, nella lista di Monti non ne compare neanche uno, come anche in Fli. Bisogna però sottolineare che, a differenza della parte iniziale di questa campagna elettorale, il dibattito riguardo le liste pulite è andato via via calando fino a quasi scomparire del tutto. Per questo credo che non rappresenterà un aspetto poi così determinante al momento del voto.
(Claudio Perlini)