Attenzione: chi voterà il centrodestra, o è mezzo intenzionato a farlo, ci ripensi. Potrebbe commettere un reato. Lo ha detto Pietro Grasso, l’ex procuratore nazionale antimafia candidato col Pd. E mica in un confronto all’ultimo sangue con un candidato di un altro schieramento, dove si sarebbe potuto perdonargli qualche parola in libertà. Ma sprofondato sulla poltrona di Vespa, a Porta a Porta. Alla prima domanda che gli è stata rivolta dal conduttore (sulla proposta di Berlusconi di restituire ai cittadini che l’hanno pagata l’Imu), a cinque minuti dall’inizio della trasmissione, quando il clima era ancora rilassato e disteso, ha fatto presente che la legge punisce, con pene fino a 4 anni di reclusione, chi, in cambio di voti, promette denaro o utilità. Anche l’elettore che riceve favori – ha sottolineato – è punibile. Si tratta dell’ipotesi tipica, ha aggiunto, del voto di scambio. «Non mi stupirei se qualcuno presentasse un esposto o una denuncia. Qualche magistrato sarebbe destinato a valutare l’ipotesi» ha, poi, spiegato. Il direttore de Gli Altri, Piero Sansonetti, ci dice la sua sulla vicenda.



Cosa ne pensa?

Pensavo che la proposta di Berlusconi di restituire l’Imu a chi l’ha pagata fosse una sciocchezza insuperabile. Invece, è stata superata.

Ci spieghi.

Tanto per cominciare, a mio parere, il concetto di reato di voto di scambio neppure dovrebbe esistere. Il voto è sempre uno scambio tra elettore ed eletto, e può essere attribuito per due ragioni: per ideali, ipotesi abbastanza rara, o per la difesa dei propri interessi. Un tempo, il voto era addirittura di classe; delle quali, secondo Gramsci, i partiti ne costituivano le nomenclature. Oggi il sistema si è complicato e, benché i partiti non rappresentino più le classi, sono pur sempre espressioni di diverse categorie e interessi. Tutti voti di scambio, quindi? Oltretutto, se dovessimo seguire alla lettera il ragionamento di Grasso in base al quale la proposta di Berlusconi sia da ritenersi illegale perché, in particolare, è stato promesso del denaro, la fattispecie potrebbe facilmente estendersi a molte altre promesse che normalmente si fanno in campagna elettorale.



Per esempio?

Personalmente, se dovessi darmi alla politica o presentarmi come candidato premier, proporrei indubbiamente il reddito minimo garantito. Mi rivolgerei ad alcuni milioni di disoccupati, a cui prometterei mille euro al mese. Commetterei reato? Sarebbe un voto di scambio? E come dovremmo considerare, invece, proposte quali l’estensione del welfare, il diritto all’istruzione universitaria gratuita, o l’abbassamento delle tasse? Probabilmente, la democrazia stessa, probabilmente, andrebbe considerata un voto di scambio.

Come pensa possano averla presa molti elettori? 



Come una minaccia. Perfettamente inserita nella logica di questa campagna elettorale particolarmente violenta.

Le parole di Grasso derivano semplicemente dalla sua deformazione professionale?

Non c’è dubbio che, normalmente, i magistrati in politica sono convinti che qualsiasi problema possa affrontarsi in  termini esclusivamente giudiziari. Nel caso in questione, tuttavia, siamo andati ben oltre.  Grasso si riferisce ad una democrazia pressoché inesistente. Se, infatti, non si ammette che una sua componente fondamentale sia costituita dalla rappresentanza della pluralità degli interessi – e in tal caso parliamo degli interessi  di addirittura l’80% degli italiani, tanti sono i proprietari di case – siamo di fronte alla sua cancellazione: non siamo più in democrazia, ma in un’aristocrazia basata sullo Stato etico o di polizia. 

 

(Paolo Nessi)