Il Pd non lo dice, ma non riesce a non darlo platealmente a vedere: serpeggia il terrore che, per l’ennesima volta, Berlusconi, dato per morto, freghi tutti. Lo ha detto Vendola, però. Più che altro, per evitare di essere scaricato da Bersani in favore di Monti: «così, perdiamo», ha gufato. Intanto, il centrodestra, ritenuto estinto fino a poche settimane fa, sta rimontando alla grande. Le iperboli del Cavaliere colpiscono nel segno. Non serve a niente derubricarle a sbruffonate. Il Pd non era preparato a tutto ciò. La sua campagna elettorale fondata sull’assoluta immobilità, era un’operazione “scaramantica” che andava bene in assenza di competitori: sapendo di avere la vittoria in tasca, nel dubbio, era meglio non fare nulla. In presenza di un Berlusconi pimpante e agguerrito, invece, dovranno inventarsi qualcosa di meglio. Abbiamo parlato di tutto ciò con Paolo Franchi, editorialista de Il Corriere della Sera.



Da cosa dipende la rimonta di Berlusconi?

Credo, anzitutto, che reputare Berlusconi politicamente ed elettoralmente finito sia stato un errore di valutazione clamoroso. Detto questo, è indubbiamente un grande combattente. Decisamente più abile nella conquista dei consensi che nel governare o nel tenere unito il suo schieramento. Nella “narrazione” è così bravo da riuscire a fare passare in seconda linea il bilancio di quanto fatto (e non fatto, soprattutto) in tanti anni di governo. Inoltre, ha un’enorme capacità di intuire quello che passa nella testa dell’elettorato.



Va letta in tal senso la proposta sull’Imu?

Indubbiamente: in tanti su Twitter o sui giornali, si sono affrettati a sbeffeggiarlo. Tuttavia, sono molti di più quelli che affermano: “beh, se mi restituisce l’Imu, io lo voto”. Se ciò sia fattibile, o che reazione possa avere l’Europa a fronte di un’operazione del genere, poco importa. Altro fattore decisivo per la rimonta, è il fatto che sia riuscito a dettare l’agenda elettorale anche agli altri partiti, che si trovano costretti ad inseguirlo sul terreno delle promesse.

A chi crede che si rivolga Berlusconi?

Si fa l’errore di pensare che si rivolga a tutti gli italiani. In realtà, parla, prevalentemente ai suoi tradizionali elettori e, in particolare ai delusi, agli scontenti, agli indecisi se andare a votare o no.



La ripresa potrebbe essere tale da giocarsela con il Pd?

L’ipotesi non è tecnicamente impossibile, ma altamente improbabile.

Perché non è tecnicamente impossibile?

Inizialmente il Pd era dato, sostanzialmente, come vincitore assoluto. Al limite, se la sarebbe dovuta vedere con il centro montiano. Il quale, partito in quinta, si è notevolmente ridimensionato. Così come si è ridimensionato il centrosinistra. Tuttavia, nonostante il trend si stia mantenendo, il periodo che ci separa dalle elezioni è troppo breve per pensare che lo scarto tra Bersani e Berlusconi – che resta alto – possa colmarsi.  

Come andrà a finire?

Al Senato, dove nessuno riuscirà a vincere in tante Regioni da poter ottenere la maggioranza, si delinea una situazione di ingovernabilità. A questo punto, si aprono vari scenari: il centrosinistra non ha la maggioranza, ma gli mancano pochi senatori per ottenerla; oppure, gliene mancano molti, più di venti, per intenderci.  Nel primo caso, non faticherebbe a trovare una manciata di parlamentari disposti ad abbandonare i propri partiti; nel secondo, sarebbe costretto ad accordarsi con Monti. Sempre che Monti abbia un numero di Senatori sufficiente per assicurargli la possibilità di dar vita ad un governo.

Cosa chiederebbe in cambio?

Non credo che abbia la forza per pretendere Palazzo Chigi. Potrebbe chiedere gli Esteri. Si parla, poi, della presidenza del Senato, in vista del Quirinale. Tutte ipotesi, in ogni caso, piuttosto fumose: si potrà avere un quadro della situazione solo dopo la conta dei voti.

E se Monti non avrà abbastanza senatori da poter assicurare al centrosinistra una maggioranza?

Temo che, a quel punto,  si tornerà a votare. Certo, la Costituzione non esclude il voto per il solo Senato. Ma, in tutta la storia della Repubblica, non si è mai vista una cosa del genere.

Centrodestra e centrosinistra non potrebbero accordarsi per dar vita ad una grande coalizione?

E chi ne sarebbe il leader, Monti? Per come si sono messe le cose, non credo che si potrà mai realizzare. Mentre in Paesi come la Germania, un’ipotesi del genere non sarebbe considerata come un patto tra il diavolo e l’acqua santa, da noi, le contrapposizioni e il clima avvelenato degli ultimi anni la rendono una strada impraticabile.

 

(Paolo Nessi)