Sembra di attraversare un campo minato, dove si deve camminare attentamente passo dopo passo. Se sbagli, se fai un passo falso in una situazione come questa, può veramente saltare per aria tutto. E’ inutile girare troppo intorno al quadro politico italiano, inseguendo qualche cosa che non esiste. Occorre vedere, in questi giorni e con le prossime scadenze che ci aspettano, che cosa potrebbe saltare fuori di possibile, magari di positivo, e in questo caso costruire un minimo di governabilità. Per realizzare almeno le cose più necessarie, le più urgenti che sono sempre state dimenticate o rinviate a tempi migliori.
E’ certo che in questo momento si stia lavorando diplomaticamente, con Pier Luigi Bersani che apre ai “grillini”, ottenendo però una risposta impietosa. E’ vero che si fanno appelli alla “assunzione di responsabilità”, al “confronto in Parlamento aperto verso tutti”. Siamo ancora ai messaggi generici. E’ possibile, auspicabile, che attraverso una sforzo di inventiva e di fantasia, qualche cosa si muovi verso una direzione possibile.
Ora tutti stanno guardando ai passi che farà il Presidente della Repubblica, ritornato dalla Germania dopo aver rifiutato di incontrarsi con il leader socialdemocratico Peer Steinbruck, per il giudizio che ha dato dei vincitori delle elezioni italiane.
Paolo Franchi, una “vecchia” e libera anima di sinistra, oggi apprezzato editorialista de “Il Corriere della Sera”, ha scritto un libro, edito da Rizzoli, proprio sul Presidente della Repubblica che è uscito in questi giorni in libreria. Il titolo è: “Giorgio Napolitano. La transizione da Botteghe Oscure al Quirinale”. Chi meglio può conoscere quello che ha in mente il Presidente in questo momento e quale linea potrà tenere? Come piloterà l’Italia in un passaggio così delicato?
Si dice che in questo momento il Presidente della Repubblica abbia una funzione decisiva, soprattutto in un momento che ricorda da un lato una crisi di sistema e dall’altro un vuoto che in politica, si dice, genera orrore.
Non c’è alcun dubbio che la funzione del Presidente della Repubblica in questo momento sia di importanza decisiva per tutte le ragioni ricordate. Ma detto questo, riconosciuta la difficoltà e la complessità della situazione, occorre subito dire che ai fini della possibile governabilità, anche il Presidente della Repubblica ha dei margini ristretti. Non so che cosa abbia in mente Napolitano, ma credo che stia valutando attentamente le strade percorribili. Ma di certo valuterà attentamente se è possibile assegnare un mandato, un incarico, a una personalità politica. Vorrei precisare questo punto. Per decidere se dare l’incarico a Pier Luigi Bersani, ad esempio, è evidente che Napolitano valuterà se Bersani può andare in Parlamento con una maggioranza sufficiente, sufficientemente garantita.



In sostanza, tutti guardano a Napolitano, ma il Presidente della Repubblica si aspetta anche dalle forze politiche qualche cosa di concreto, di credibile, di percorribile. E’ questo il concetto di fondo?
E’ proprio questo. In questo momento si sta parlando di varie ipotesi e c’è in corso una trattativa “diplomatica” tra Bersani e i “grillini”, che il leader del “Movimento 5 Stelle” ha già stroncato pesantemente. E’ evidente che questa sia un’ipotesi e una strada che si presenta molto problematica. Noi facciamo riferimenti storici, come a quello del “governo della non fiducia” che riguardano altri tempi, altri contesti storici, un Parlamento molto diverso.



Si parla poi di un’altra ipotesi, quella di un governo di “grande coalizione”, in sintesi una nuova “strana maggioranza tra Pdl e Pd.
Questo percorso, al momento, mi pare ancora più complicato e quasi impossibile. Perché è il Pd, Bersani in testa, che non può accettare una simile soluzione. C’è già aria di forte nervosismo all’interno del Pd, una simile strada moltiplicherebbe non solo il nervosismo, ma forse creerebbe grandi problemi all’interno di tutto centrosinistra oltre che nello stesso Partito democratico.

Resta la terza possibilità di un governo retto da una personalità esterna, da un nuovo “tecnico”. Si è fatto in queste ore anche il nome del direttore generale della Banca d’Italia, Fabrizio Saccomanni.



Vedo che circolano diversi nomi. Saccomanni e altri sono persone degnissime, ma il problema di fondo di una possibile governabilità resta. E’ per questa ragione che penso che il Presidente della Repubblica, che di certo non è lieto di concludere il suo mandato con una situazione italiana come questa, ha dei margini ristretti, pur avendo un peso determinante. 

Forse ci sono passaggi delicati da affrontare, come l’elezione di presidenti delle Camere che possono far scattare qualche cosa, che possono far partire un accenno di trattativa. 
Già, c’è il passaggio della elezione dei presidenti delle Camere e personalmente non vedo affatto facile questo appuntamento. Ma può anche darsi che tutti quanti facciano un passo indietro e si trovi una soluzione di breve durata, dove si possono realizzare poche cose in un tempo ragionevolmente breve. Non mi pare che si debba ritornare subito al voto, perché sarebbe un disastro, un salto nel buio e darebbe un messaggio devastante ai mercati. In qualche modo un governo bisognerà pur farlo, anche perché dovrebbe poi, in caso di ritorno alle urne, sciogliere il Parlamento. Insomma la situazione è incastrata, siamo vicini a una crisi di sistema e quindi ogni sforzo va fatto e ogni passo va calibrato in questi giorni. Il Presidente della Repubblica ha un ruolo importante, senza dubbio, ma non può “tirare fuori i conigli dal cappello”. A questo punto sono le forze politiche che devono produrre qualche cosa di consistente, che devono avanzare proposte realistiche e credibili. Tenendo presente che qui striamo tutti camminando sull’orlo del cratere. 

(Gianluigi Da Rold)