Mentre il Paese versa nella più profonda crisi economica, politica e istituzionale dal dopoguerra, e i grillini giocano in Parlamento a dire no a tutto, rendendo lo stallo insuperabile, il Pdl getta benzina sul fuoco. E, dopo la richiesta della Boccassini di inviare una visita fiscale al San Raffaele, per verificare se l’uveite di Berlusconi sia tale da impedirgli di presentarsi all’udienza del processo Ruby, ha deciso di scendere in piazza contro la magistratura. Lunedì, i parlamentari del Pdl, dopo aver cantato l’Inno d’Italia di fronte al palazzo di giustizia di Milano, lo hanno invaso pacificamente per manifestare il proprio dissenso verso l’azione di giudici e pm. Secondo il direttore de Gli Altri e di Calabria Ora, Piero Sansonetti, hanno fatto bene.



Come giudica l’episodio?

Guardi, siamo di fronte ad una situazione pericolosissima. In cui una parte della magistratura ha deciso di metter dentro Berlusconi. Si tratta una pulsione golpista.

Addirittura?

Non sappiamo se Berlusconi possa esser considerato il capo dell’opposizione. Di sicuro, è a capo di una forza che rappresenta almeno un terzo del Parlamento. E c’è qualcuno che vorrebbe eliminarlo con l’arresto. Il che ci pone fuori dalle democrazie occidentali. Siamo in un contesto in cui tutto è lecito. Anche mandare la mutua a casa di un uomo di 77 anni che non ci vede, per dimostrare che può partecipare al processo e impedire che scampi alla galera. Ma c’è una cosa che mi preoccupa ancora di più.



Cosa?

La mancata reazione del Pd. Avrebbe dovuto dire ai magistrati: “non vi dovete neanche permettere di pensare di mettere Berlusconi in galera”. In democrazia, il capo dell’opposizione non si tocca. I giudici facciano quello che gli pare. Ma, di fronte ad un mondo politico che reagisce e difende la democrazia, cambierebbe tutto.

Il Pd può sempre dire che la magistratura sta facendo il suo dovere.

Ma che non ci vengano a raccontar palle! E che la piantino di parlare farisaicamente di senso di responsabilità. Sanno anche loro benissimo che nel momento in cui Berlusconi venisse  arrestato, l’Italia sarebbe finita. Lo spread schizzerebbe alle stelle, mentre la nostra credibilità sarebbe definitivamente andata distrutta. Saremmo considerati un Paese dittatoriale. Se quelli del Pd avessero un minimo di senso di responsabilità, andrebbero loro a manifestare di fronte al Tribunale.



Non trova inopportuno che un gruppo parlamentare non trovi altri metodi per far sentire la sua voce?

Mi pare più inopportuno che un gruppo giudiziario invece che fare giustizia cerchi di arrestare il capo dell’opposizione. Per me Berlusconi è un personaggio insopportabile, un uomo di destra che non reggo, con una concezione del mondo francamente discutibile. Ma questo non cambia le cose. Se fossi un deputato, e il capo del mio partito fosse minacciato di arresto, pure io andrei a protestare al Palazzo di giustizia. Certo, si possono discutere le forme della protesta, ma, lo ripeto, quel che conta è che il Pdl è sottoposto ad un’azione scellerata: gli vogliono arrestare il capo. Si può obiettare che il momento che stiamo vivendo è particolarmente delicato. Giusto. Ma, proprio per la sua delicatezza, far arrestare il capo dell’opposizione precipiterebbe la situazione.

 

Perché, a 77 anni, con ormai più nessuna chance di tornare al governo, Berlusconi ancora fa paura?

Non fa paura. Il problema è che si è alimentata l’idea che, comunque vada, le sorti della politica devono essere decise dalla magistratura. E che si debba andare avanti a suon di scandali. Un’idea alimentata, colpevolmente, sia dalla sinistra che dalla destra (anche se meno). La magistratura, dal canto suo, si è messa in testa che può fare il bello e il cattivo tempo come gli pare e piace. Finché entrambi gli schieramenti non si metteranno in testa che la lotta politica, anche la più aspra, va condotta senza chiamare agenti esterni, resterà sempre a rischio – e mai lo è stata come prima d’ora – la sostanza stessa della democrazia.

 

(Paolo Nessi)