In molti pensavano che il Pdl avrebbe desistito. Che non si sarebbe spinto fino a manifestare, di fronte e dentro al Tribunale di Milano, occupandolo, contro i magistrati che stanno chiamando a processo Berlusconi. Invece, lunedì, il partito è andato fino in fondo. Ieri, una delegazione guidata da Alfano, è salita da Napolitano, che ha dichiarato: «i protagonisti e le istanze rappresentative della politica e della giustizia non possano percepirsi ed esprimersi come mondi ostili, guidati dal sospetto reciproco, anziché uniti in una comune responsabilità istituzionale». Inoltre, dopo essersi rammaricato per il gesto del Pdl, ha aggiunto che, benché si tratti di un «inammissibile sospetto», sarebbe «aberrante» il tentativo di far fuori Silvio Berlusconi per via giudiziaria. Abbiamo parlato di tutto ciò con Stefano Folli, editorialista de Il Sole 24 Ore.



Lei come giudica la manifestazione del Pdl?

E’ stata un’operazione inopportuna, originata dal grave stato di ansia e inquietudine in cui versa il centrodestra in seguito alle vicende giudiziarie di Berlusconi. Un’iniziativa tanto più pericolosa se si considera il fatto che proviene da una forza così grande. In una sana concezione delle istituzioni non può essere contemplata l’ipotesi di un potere dello Stato che attacchi la magistratura.



Non ritiene, tuttavia, che la magistratura abbia dato vita ad una forma di persecuzione nei confronti di Berlusconi?

Certo. C’è una forma di accanimento nei suoi confronti. Questo, tuttavia, non legittima le posizioni assunte da una forza politica che rappresenta pur sempre un quarto degli italiani.

Quindi, il Pdl cosa avrebbe dovuto fare?

Avrebbe potuto e potrebbe cercare di muoversi su binari istituzionalmente più corretti. E avrebbe dovuto farlo già da tempo. Non dimentichiamo che per tanti anni è stato la forza parlamentare maggiore, ha avuto una responsabilità enorme ma, spesso, ha sposato pericolose linee radicali. In tal senso, mi auguro che, con o senza Berlusconi, decida di riposizionarsi su quella linea ragionevole in grado di rappresentare la maggioranza di quei moderati che, in un arco temporale molto lungo, lo hanno sostenuto. Non dimentichiamo che il consenso è calato anche a causa di alcune estremizzazioni.



In tutto questo, quale può essere il ruolo di Napolitano?

Ha un ruolo di equilibrio. Ma viene esercitato sulle grandi questioni. Non si può pensare, ovviamente, di utilizzarlo come strumento contro la magistratura. L’incontro, da parte del Pdl, ha rappresentato indubbiamente una mossa comprensibile. E Napolitano, dal canto suo, ha fatto bene a ricevere la delegazione. In caso contrario, avrebbe gettato benzina sul fuoco. Tuttavia, più che dire quello che ha detto dopo l’incontro con il Csm, invitando tutte le parti coinvolte nel dibattito pubblico al rispetto delle istituzioni, non può fare.

 

La situazione, anche a causa della manifestazione di lunedì, rischia di esplodere?

Mi auguro di no. Un Parlamento investito da una destabilizzazione provocata da una forza che, nel corso degli anni, è stata votata proprio in nome della possibilità di contribuire ad un equilibrio del Paese, è un’ipotesi, oltre che da scongiurare, forse poco probabile. Non posso immaginare, in sostanza, che il Pdl si radicalizzi al punto da porsi in una posizione di Aventino parlamentare, e di bloccare i lavori dell’aula. C’è da sperare che i vertici del partito abbiano la forza e la capacità di distinguere tra i problemi processuali di Berlusconi ed il bene del Paese.

 

Nel frattempo, il Pd ha incontrato il Pdl. L’M5S, pur ribadendo il no alla fiducia ad un governo Bersani, ha lasciato intendere di volere per sé la presidenza della Camera. Si tratta dei primi passi verso la conciliazione?

Non credo. I grillini vogliono stare in Parlamento. Non si tirano indietro rispetto alla spartizione delle cariche. Non per questo saranno disposti ad avvicinarsi al Pd. il cui unico problema, attualmente, è quello di riuscire a mettere in piedi un governo Bersani. Se, in futuro, lo scenario muterà e Bersani non sarà più il candidato del Pd, la situazione potrebbe cambiare.

 

Il gesto del Pdl rende impossibile il governissimo?

Il governissimo, se parliamo di un esecutivo fondato su un accordo tra Pd e Pdl, è un’ipotesi che non è contemplata. Lo è, invece, quella del governo del presidente. Un governo di realizzazione estremamente difficile, ma nel novero delle cose reali. Si tratterebbe di un’opzione che vedrebbe il capo dello Stato in prima linea nel filtrare i rapporti tra i partiti attraverso una sua persona di fiducia al di sopra della parti, e in grado di raccogliere ciò che si è lacerato. Ebbene, la manifestazione del Pdl, in tal senso non aiuta. C’è da sperare – lo ripeto – che si tratti di un semplice episodio. 

 

(Paolo Nessi)