RomaCi siamo sin qui concentrati sul governo inesistente. Ma, anche per oggi, c’è da aspettarsi qualche colpo di scena: è convocata la prima seduta della XVII Legislatura, alla Camera e al Senato. I deputati e i senatori neoletti dovranno, anzitutto, costituire l’Ufficio di Presidenza provvisorio e la Giunta provvisoria per la verifica dei poteri. E, poi, gli toccherà eleggere la seconda e la terza carica dello Stato. A Palazzo Madama, dove, di fatto, ci sono tre minoranze, il rebus sarà indistricabile: l’M5S non si vuol alleare con nessuno. Nessuno si vuol allearsi con il Pdl. Il Pd si vuole alleare solo con l’M5S. Sembra che non ci siano molti margini di trattativa. Abbiamo chiesto ad Antonio Polito, editorialista de Il Corriere della Sera, quali scenari si prefigurano.



Crede che, alla fine, in queste ore, si raggiungerà un accordo?

Il Pd sembra aver sbarrato la strada a qualsiasi trattativa con il Pdl. Il Movimento 5 Stelle, dal canto suo, è stato chiaro: non ha alcuna intenzione di fare accordi con nessuno. Presenterà il suo candidato. Gli altri, al limite, potranno votarlo.

E questo potrebbe accadere?



Il Pd potrebbe decidere di appoggiare effettivamente la candidatura dell’M5S alla Camera. A quel punto, va da sé, si interromperebbe qualsiasi forma di dialogo non solo con il Pdl ma anche con Scelta civica di Mario Monti.

L’alternativa è lo stallo?

Fortunatamente no, perché dopo i primi tre scrutini, dove è richiesta una maggioranza qualificata, si va al ballottaggio e vince chi prende più voti. Tant’è vero che pare che già dal 19 inizieranno le consultazioni al Quirinale.

Quello che emergerà dalle elezioni  dei presidenti di Camera e Senato sarà utile per capire cosa accadrà sul fronte del governo?



Non direi. Non essendoci nessuna trattativa generale in corso, l’elezione dei presidenti di Camera e Senato non pregiudica né facilita la scelta del presidente del Consiglio.

Se l’M5S non farà nessun accordo, cosa ci guadagnerebbe il Pd ad appoggiare il suo candidato ala Camera?

Da parte del Pd, più che di un accordo, si tratterebbe di una sorta di cedimento. Bersani spera ancora di riconquistarsi il favore dei 5 Stelle o di dimostrare che ha fatto di tutto per convincerli a farsi votare la fiducia.

Concedere la presidenza della Camera ad un deputato grillino non sarebbe sufficiente per sterilizzare le pulsioni più antisistema del partito, spingendolo ad un accordo anche per il governo?

No. Il governo si troverà in difficoltà ad ottenere i voti per la fiducia al Senato, e non alla Camera.  E i grillini non gliela daranno mai.

Quindi?

E’ presumibile che Bersani speri ancora che un atteggiamento così generoso e altruista spinga un numero sufficiente di senatori grillini di staccarsi da Grillo e a votare la fiducia al nuovo governo. Ci dovrebbe essere una fronda di almeno 20 senatori intenzionati a spiegare ai propri elettori, attraverso il Blog e tutti gli altri strumenti che normalmente usano, che non si può dire sempre  no a tutto. In sostanza, Bersani cercherà di determinare, nell’opinione pubblica, le condizioni affinché un’operazione del genere venga accettata.

 

Nelle previsioni di Bersani,  chi ci dovrebbe essere alla guida del governo cui i grillini potrebbero dare la fiducia?

Sarebbe lui stesso. E’ intenzionato, se non riuscisse a farsi appoggiare da una ventina di parlamentari M5S (oltre che dai montiani), a chiedere elezioni anticipate a giugno. Anche in tal caso sarebbe lui il candidato premier del Pd ed avrebbe gioco facile a invitare gli elettori di sinistra a votarlo. Potrebbe dimostrare di aver fatto di tutto per mettere in piedi un governo, ma che i grillini glielo hanno impedito. Fino ad allora, resterebbe in carica il governo Monti, per gestire l’ordinaria amministrazione. Ma attenzione: tutto questo è solo e soltanto il progetto di Bersani.

 

Ci dica cos’è verosimile.

Se Bersani fallisce, l’attuale o il futuro capo dello Stato o potrebbe fare un altro tentativo, e trovare un nome che riesca a mettere insieme una maggioranza di governo.

 

Una tale maggioranza esiste solo se anche il Pd è d’accordo.

E potrebbe esserlo. Alla fine, posto che venga individuata, accetterà la soluzione del Quirinale.

 

Bersani, a quel punto, sarebbe definitivamente estromesso dai giochi?

Sì. Del resto, la sua partita se l’è giocata: in campagna elettorale ha chiesto i voti per governare in maniera autosufficiente con Vendola e non ci è riuscito. Se non ci riuscisse neanche con Grillo, ma si trovasse una soluzione alternativa ad un governo guidato da lui, a quel punto sarebbe costretto a passare la mano.

 

Il governissimo Pd-Pdl è un’ipotesi ormai accantonata?

Un governo politico tra i due è pressoché impossibile. Anche e soprattutto per la virulenza dello scontro che si è riacceso sulla giustizia, e per il comportamento del Pdl che sembra preoccuparsi della sorte giudiziaria del suo leader sopra ogni altra cosa. 

 

(Paolo Nessi)