Mentre al Senato e alla Camera è un susseguirsi di fumate nere, votazioni a vuoto e schede bianche, il Pdl entra in Parlamento dicendosi disinteressato a entrambe le presidenze. L’unico obiettivo, come confermato dal segretario Angelino Alfano, resta quello di “un presidente della Repubblica di garanzia che sia super partes”. Altri esponenti, invece, fanno sapere che il Popolo della Libertà sarebbe anche disponibile a sostenere la candidatura di Mario Monti alla presidenza di Palazzo Madama, ma solo e unicamente all’interno di un quadro più ampio che possa favorire la nascita di un governo di larghe intese. Silvio Berlusconi, intanto, dopo aver chiesto di trasferire “per legittima suspicione” i processi Ruby e Mediaset da Milano a Brescia, è stato costretto a saltare i lavori di inaugurazione della XVII legislatura a causa dell’irritazione agli occhi ancora non risolta. Poco prima di essere dimesso dall’ospedale San Raffaele, il Cavaliere ha commentato la prima giornata di votazioni attraverso una nota recentemente diffusa: “Anche se la prospettiva perseguita da Bersani non approderà a nulla, o metterà seriamente a rischio gli interessi dell’Italia, si continuano a ignorare i numeri emersi dalle recenti elezioni politiche”, ha detto Berlusconi, augurandosi “che l’elezione del prossimo Presidente della Repubblica non avvenga nello spirito di occupazione di tutte le istituzioni democratiche, così come avvenne dopo le elezioni del 2006”. Abbiamo commentato i vari possibili sviluppi con Alessandro Sallusti, direttore del Giornale.



Come interpreta il disinteressamento del Pdl alle presidenze di Camera e Senato?

In questo modo il Pdl fa capire chiaramente che non può esserci alcuna trattativa disgiunta da un accordo di governo. Non ha senso discutere di Camera e Senato se prima non si parla di governo e di presidenza della Repubblica.

Quale crede sia adesso la “strategia” del Pdl?



L’unico attuale vantaggio del Pdl è quello di non dover fare per forza la prima mossa. Questa spetta agli altri, in particolare a Bersani che oggi, dopo aver verificato in aula che non c’è alcuna possibilità di allearsi con i grillini, appare come il vero sconfitto di questo avvio di legislatura.

Cosa pensa invece del possibile sostegno alla candidatura di Monti alla presidenza del Senato?

Come dicevamo prima, le trattative non possono riguardare solamente singole poltrone. Quella di Monti sembra essere più che altro una auto-candidatura che però non ha alcuna possibilità, anche perché i segnali che arrivano dal Quirinale sono molto chiari. Dal punto di vista tecnico-istituzionale, inoltre, essendo la nomina del presidente del Senato anteriore allo scioglimento del governo, un’ipotesi del genere creerebbe una situazione estremamente complicata. Nonostante questo, non mi sembra che dal punto di vista politico Monti abbia dato segnali di considerazione o apertura nei confronti del Pdl: ha detto di preferire un governo di larghe intese a uno di Grillo, ma dopo aver ascoltato le sue parole degli ultimi tempi dovrà necessariamente fare chiarezza.



E’ effettivamente realistico immaginare un governo di larghe intese?

Credo che sia irrealistico allearsi con un partito, come il Pd, che si è detto disponibile a votare per l’arresto di Berlusconi e che non ha preso le distanze da una serie di presunti intellettuali della sua area che ha posto il problema della eleggibilità di Berlusconi. Di fronte a questi due aspetti, non capisco davvero di cosa si stia parlando.

 

Secondo lei Bersani cosa ha in mente?

Bersani si è andato a mettere in un vicolo cieco da cui non riesce più a uscire. Ha scommesso tutto sul tentativo di isolare il Pdl e Berlusconi, prima pensando a un risultato elettorale decisamente diverso, poi insistendo anche dopo aver preso atto dell’esito delle urne. Questa strategia appare però talmente suicida che le possibili ipotesi sono due: o Bersani è così disperato da aver perso completamente la testa, oppure ha in mente qualcos’altro.

 

Per esempio?

Probabilmente tenta di andare al voto il prima possibile per impedire nuove primarie che, quasi certamente, metterebbero in crisi la sua leadership. La sua unica via d’uscita, quindi, è quella di rendere impossibile la formazione di un nuovo governo e indire immediatamente nuove elezioni, sperando (con buona probabilità di insuccesso) di essere ancora lui il candidato della sinistra.

 

Dopo aver confermato l’intenzione di voler votare scheda bianca, come proseguirà invece il Pdl?

Probabilmente si comporterà allo stesso modo, a meno che Bersani non si renda protagonista di veri e profondi colpi di scena o cambiamenti di strategia che al momento, però, non si vedono. Credo che il Pdl sia ancora in attesa anche perché, giustamente, preferisce non andare a immischiarsi in quella che, a questo punto, è ormai una lotta puramente intestina all’interno del Pd.

 

(Claudio Perlini)