Il Movimento Cinque stelle, a legislatura appena iniziata, si è già spaccato. Non solo: il leader Beppe Grillo chiede l’epurazione, chiamando traditori tutti quei senatori Cinque stelle che non hanno votato scheda bianca ma hanno invece favorito l’elezione a presidente del senato del candidato del Pd, Piero Grasso. Grillo ha ribadito il codice di comportamento degli eletti: votare secondo la decisione presa dalla maggioranza dei parlamentari cinque stelle: “Se qualcuno si fosse sottratto a questo obbligo ha mentito agli elettori, spero ne tragga le dovute conseguenze”. Quale conseguenze? L’espulsione, secondo quanto dichiara il punto 4 del regolamento del movimento, cioè la trasparenza. Spiega infatti Grillo che, contrario al voto segreto, perché il parlamentare deve rispondere ai cittadini del suo comportamento e lo può fare solo con il voto palese. Questo, dice ancora, vale ancor di più per gli eletti nel Movimento cinque stelle per i quali la trasparenza è pinto cardine. IL problema è che ieri al senato il voto era segreto. Il punto 4 invocato da Grillo dice proprio che le “votazioni in aula sono decise a maggioranza dei parlamentari del M5S”. Scatta dunque il punto 6 dello stesso regolamento: l’espulsione. “I parlamentari del M5S riuniti, senza distinzione tra Camera e Senato, potranno per palesi violazioni del Codice di Comportamento, proporre l’espulsione di un parlamentare del M5S a maggioranza. L’espulsione dovrà essere ratificata da una votazione on line sul portale del M5S tra tutti gli iscritti, anch’essa a maggioranza”. Movimento cinque stelle dunque già alla resa dei conti? Tutto finito? In questo quadro da segnalare le dichiarazioni di Vito Crimi capogruppo cinque stelle al senato che ha detto che si era deciso all’unanimità di non votare Schifani. Il voto di ieri però era segreto e ognuno ha deciso secondo coscienza e alcuni di noi non se la sono sentita di veder riletto Schifani. In attesa di vedere coem verà risolta la controversia interna.