Siamo al limite del golpe istituzionale: a parlare così non è Silvio Berlusconi ma Mario Adinolfi, da sempre legato all’area di sinistra. Il suo commento ai risultati delle elezioni per la presidenza di Camera e Senato che hanno visto la vittoria dei due candidati del centrosinistra è lapidario: “E’ lo stesso errore fatto nel 2006, quando si presero le presidenze delle Camere, il governo e anche il Quirinale. E’ una tentazione egemonica che c’è sempre stata nell’ala post comunista del Pd, un grave errore culturale che adesso porterà a un clima apocalittico”.



Adinolfi, lei commentando su twitter le elezioni alle Camere ha detto che il Pd ha fatto lo stesso errore del 2006. Ci spieghi cosa intende.

Se vi ricordate, nel 2006 il centrosinistra vinse per 24mila voti le elezioni. Vinse dunque per pochissimi voti e forzò la mano sulla presidenza delle Camere prima con Bertinotti al Senato e poi con Marini alla Camera. Lo schema si completò con la nascita del governo Prodi, un governo ottenuto con uno o due voti di maggioranza e poi con l’elezione del capo dello Stato, Giorgio Napolitano.



Il centrosinistra insomma si prese tutto. Perché fu un errore?

Questo era il quadro con un centrosinistra che si prende tutto in una dimensione di consenso popolare che pure allora era sostanzialmente maggioritario mentre questa volta è pari al 30% dei consensi. Molto, molto meno di allora. Quell’atteggiamento nel 2006 produsse una legislatura di fortissime tensioni che non riuscì a reggere neanche due anni.

Questa volta invece?

Questa volta dove hai solo il 30% dei voti dovevi avere una sola strategia ragionevole: coinvolgere il più possibile i vari soggetti che erano arrivati chi più chi meno tutti al 30%, oppure Grillo.



Lei in concreto cosa avrebbe fatto?

In soldoni se fossi stato io il Pd avrei votato Fico alla Camera, al Pdl avrei dato il Senato e avrei chiesto a Monti di proseguire sulla strada del governo. Mi sarei invece concentrato sull’elezione del capo dello Stato, l’unico vero obbiettivo di lunga durata.

Questo perché lei crede che questa legislatura crollerà presto?

Quello che è stato votato oggi dura forse tre o forse sei mesi. Il Quirinale dura sette anni comunque vadano le cose in Parlamento. Quello che mi chiedo è: vale la pena sprecare tutte queste energie, avviare tutta questa conflittualità per incarichi che durano tre o sei mesi? Non era meglio fare un lavoro che portasse al Quirinale un esponente del centro sinistra in un clima però politicamente meno forzato possibile? 

Non è possibile che ci sia un accordo sottobanco: al Pd le Camere, al centrodestra il Quirinale?

Lo escluderei: il quadro numerico ci dice che il Pd più Monti può eleggere il presidente della Repubblica da solo, non ha bisogno di fare accordi.

 

Potrebbe essere lo stesso Monti?

Francamente dopo le vicende di questi giorni non credo, penso invece che la candidatura di Prodi si rafforzi moltissimo in questo scenario. Avrei preferito per Prodi uno scenario meno apocalittico di quello che avremo quando si comincerà a votare per il capo dello Stato.

 

In che senso apocalittico?

Siamo davanti a un clima che si farà pesantissimo con i 5 Stelle in forte difficoltà e con il Pdl che andrà sulle barricate. Avremo mezzo paese ripiegato nell’idea che il centrosinistra abbia provato a prendersi tutto. Anche perché il 20 marzo cominciano le consultazioni del Quirinale e il Pd chiederà l’incarico per Bersani.

 

Con l’intenzione di prendersi anche il governo.

Napolitano darà l’incarico pieno a Bersani, lui giura ed entra in carica anche senza fiducia, perché la procedura è che il governo giura al Quirinale, poi va alla Camera per accettare la fiducia. Se pure non ottenesse la fiducia sarebbe comunque il governo Bersani a gestire le elezioni. Tutto questo è al limite del golpe istituzionale.

 

Ma perché Bersani fa così?

Per le stesse ragioni del 2006: perché quando hanno due voti di vantaggio pensano di fare la voce grossa. E’ una tentazione egemonica che c’è sempre stata nell’ala, chiamiamola, post-comunista del Pd, ed è anche un grave errore anche culturale.

 

Su twitter lei ha sottolineato la confusione vissuta dai senatori grillini, crede che questa confusione sia la cifra della loro presenza parlamentare?

La loro confusione spiega quanto sia lucido Grillo quando dice ai suoi parlamentari di non parlare, di non farsi vedere, di non andare in televisione. Ai grillini serve una guida fortissima perchè sono inesperti. Devono comportarsi da partito pesante, non da partito che fa gli psicodrammi come li abbiamo visti fare in queste ore tra pianti e lacrime. Questo va bene i primi due giorni, dopo che sei stato eletto, ora però devono capire che la politica non è roba per mammolette ma si gestisce in maniera seria. Grillo e Casaleggio hanno la visione, la sanno incarnare e hanno l’idea politica di cosa fare con i voti che hanno preso. Se si affidano invece a degli improvvisati sprecano tutto il vantaggio che hanno accumulato. 

(Paolo Vites)