Al centrosinistra manca solo la presidenza del Consiglio per fare l’en plein. Ma, probabilmente, la sua ingordigia di poltrone a tutti i costi gli precluderà Palazzo Chigi. Per chi se lo fosse scordato, infatti, la coalizione guidata da Bersani, al Senato, ha preso il 31,6% ma, per effetto della legge elettorale che assegna, a Palazzo Madama, il premio di maggioranza su base regionale, ha ottenuto 3 senatori in meno del centrodestra, che ha preso, tuttavia, meno voti (30,7%); a Montecitorio, invece, dispone del 55% dei parlamentari. Ma solo perché il Porcellum garantisce  340 deputati alla coalizione o al partito che, alla Camera, prende anche un sol voto in più delle altre forze politiche. Si dà il caso, tuttavia, che si discosti dal centrodestra per un misero 0,3% di consensi (29,5% contro  29,2). Non dimentichiamo che l’M5S è il primo partito alla Camera e il secondo al Senato. Insomma, forse Bersani avrebbe fatto meglio a seguire il consiglio di molti, lasciando almeno una delle due presidenza a Grillo o a Berlusconi. Abbiamo fatto il punto sulla situazione con Fabrizio Rondolino, giornalista e scrittore.



Si pensava che dall’elezione dei presidenti delle Camere, la strada per la formazione di un governo sarebbe apparsa più chiara.

E’ accaduto il contrario. L’operazione di Bersani – candidare Grasso per conquistare qualche voto grillino – a seconda dei punti di vista, si può ritenere un’abile mossa o una furbata. Sta di fatto che il risultato politico è uno soltanto: il Pd si è preso entrambe le presidenze nonostante non abbia una maggioranza reale. Lo stesso errore che fece nel 2006. Quando vinse per una manciata di voti. E invece che scegliere la strada di un percorso condiviso e di un accordo più ampio, decise di prendersi tutto. Il che, non facilita di certo la nascita di un nuovo governo. Anzi, la complica decisamente.



Prendersi tre cariche su tre, a questo punto, sembra ancora più difficile. Bersani potrebbe fare un passo indietro per consentire che finalmente qualcuno venga nominato presidente del Consiglio?

Bersani mi sembra, comunque, intenzionato a “farsi un giro” da premier. Non ci sono segnali concreti e sostanziali di una sua eventuale rinuncia, né ha mai dato l’impressione di aver preso in seria considerazione l’ipotesi. In ogni caso, un passo indietro non potrebbe di certo essere in favore di un altro esponente del Pd.

Non crede che potrebbe preferire alla presidenza del Consiglio la regia istituzionale del governo, indicandone, magari, una serie di personaggi considerati outsider?



Vede, il problema è che, comunque vada, non ci sono i presupposti per un governo politico del Pd, chiunque lo presieda o chiunque ne rappresenti il manovratore.

Cosa intende?

Continuare a chiedersi se Napolitano deciderà o meno di affidare l’incarico a Bersani o no cela un equivoco. Il fatto è che il Pd non ha la maggioranza, mentre nessuno degli altri partiti è intenzionato a votargli la fiducia. Sarebbe un errore, oltretutto, pensare che siccome alcuni Parlamentari dell’M5S hanno appoggiato l’elezione di Grasso, ce ne saranno altrettanti disposti a votare un governo che non sia il loro. Il presidente del Senato, infatti, nello schema semplificatorio e primitivo dei grillini è stato eletto nella prospettiva antimafia (Grasso) contro mafia (Schifani); ma si è trattato pur sempre del voto ad una persona. Appoggiare un governo, invece, significa condividerne in qualche misura la linea politica. La questione, quindi, è chiusa.

Eppure, il Pdl ha fatto sapere che se almeno il presidente della Repubblica non venisse eletto tra le fila della sinistra, ma fosse un moderato, potrebbe appoggiare un governo Bersani.

Sì, ma la proposta del segretario del Pd, Angelino Alfano, è stata immediatamente respinta al mittente.  

 

Quindi?

Mi pare che non vi sia alternativa ad una maggioranza istituzionale che cambi la legge elettorale e traghetti il Paese verso nuove elezioni. Un maggioranza guidata da questa ormai fantomatica personalità dall’elevato profilo istituzionale. In uno schema di questo tipo, Bersani avrebbe sicuramente un ruolo. Ma, a quel punto, anche Berlusconi e Monti.

 

Crede, in ogni caso, che il centrosinistra sia intenzionato a prendersi anche la presidenza della Repubblica?

Questo mi pare più difficile. I presidenti delle Camere resteranno in carica non più di sei mesi (è noto, infatti, che ci stiamo avvinando alle elezioni anticipate), mentre quello della Repubblica ce lo teniamo sette anni. La questione è molto più delicata. Per eleggere il capo dello Stato, inoltre, il Pd avrà bisogno anche dei voti dei montiani.

 

Berlusconi ha minacciato che, se si prenderanno anche il Quirinale, sarà «battaglia ovunque, in Parlamento e nelle piazze»

Credo che si tratti semplicemente di campagna elettorale. La manifestazione di fronte a Palazzo di giustizia, piuttosto che la prossima manifestazione a Roma non sono da considerare scelte politiche strategiche, ma tatticismi finalizzati alla campagna elettorale. Berlusconi, semplicemente, scommette che le elezioni saranno a breve e si prepara a combattere.  

 

(Paolo Nessi)