Cos’hanno in comune Beppe Grillo e un vecchio europeista convinto, uno dei redattori della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, uno strenuo difensore del diritto d’asilo, dell’accoglienza agli immigrati? Cos’hanno in comune un comico milionario approdato alla politica, per tignosa scommessa, e corteggiato dalla timida sinistra nostrana, e Stephane Hessel, uomo di sinistra vero, combattente nella Resistenza, deportato e scampato a Buchenwald?
Hessel è scomparso mercoledì, a 95 anni, in Francia, e a lui guardavano gli “indignati” di tutto il mondo. E’ lui il padre letterario del movimento soprattutto giovanile che si è espresso come Indignados e Occupy Wall Street, lui che con un pamphlet che ha venduto 4,5 milioni di copie, tradotto in 30 lingue, ha ispirato il nuovo impegno di una generazione di venti-trentenni stanchi delle ingiustizie dettate dal dominio del denaro, dei mercati finanziari. Chissà se Beppe Grillo l’ha letto davvero. Chissà se quel libricino, venti pagine in tutto, e i successivi Impegnatevi e Il cammino della speranza sono i nuovi libretti rossi degli M5S che si apprestano a occupare poltrone e aprire le Camere come scatolette di tonno. Sarebbe già qualcosa.
La rivolta e l’indignazione ci stanno, tanto più se l’appello arriva da un monumento della democrazia europea, uomo controverso, perché lui, ebreo, non ha esitato, in modo tranchant, a criticare la politica di Israele nei confronti dei palestinesi, e per questo è stato accusato di antisemitismo; diplomatico all’Onu, ecologista, implacabile accusatore dell’industria culturale globalizzata e uniformante il pensiero dominante, l’intellettuale che invitava a non ridursi a sopravvivere, a rileggersi Rimbaud e Lautreamont contro i conformismi borghesi, che richiamava i “sudditi” a farsi attivamente “cittadini” e gli artisti al compito antico di educare il pubblico.
Un impegno ambizioso e pericoloso, che Grillo sembra aver preso in parola. Dai filosofi di Platone in poi, fino all’avanspettacolo tv, c’è sempre qualche “illuminato” che si crede deputato a portare la luce al popolo obnubilato dalle tenebre dell’ignoranza, della paura, dell’opportunismo. Qualcuno che più o meno elegantemente si erge a tribuno e si arroga il diritto di decidere chi può parlare e cosa può dire. Che evoca una società nuova, un mondo da cambiare, all’insegna di una “rabbiosa speranza”.
Curioso, l’ultimo libro di Hessel si intitola Il Cammino della speranza. E’ una bella parola. Dipende cosa significa. Se è solo la rabbia a muoverla, camminerà poco, pronta a schiantarsi contro un cantiere Tav o un presidio di polizia, a perdersi dietro slogan e utopie (le discariche… le piste ciclabili… E le imprese? E il lavoro? E la giustizia?). Grillo chiede un grazie perché contiene la rabbia. Chapeau. Per quanto tempo? E dove saprà scaricarla? L’indignazione sprona, fa alzare la testa, con orgoglio. Fallaci docet. Poi, tocca che la speranza si costruisca con impegno, con i passi di un cammino lento, costante. Hessel insegna.