Tutto è immobile. Un’immobilità caotica e inquietante. Non è possibile formare una maggioranza di governo, perché il centrosinistra ha più seggi alla Camera, il centrodestra al Senato, e Grillo ha 163 parlamentari. Un trionfo per l’M5S, è indubbio. Ma non ha vinto. Nessuno ha vinto. Si dovrebbe tornare alle urne. Ma il capo dello Stato non può indire nuove elezioni, perché, come prevede la Costituzione, negli ultimi sei mesi di mandato non può sciogliere le Camere. Ora che succede? Lo abbiamo chiesto a Renato Brunetta, ex ministro della Funzione pubblica, eletto alla Camera.



Qual è la priorità?

Occorre dar vita al più presto a un governo. Per rispetto degli elettori. Che si sono espressi molto chiaramente.

Cioè?

Hanno stabilito un pressoché sostanziale pareggio tra la coalizione di centrosinistra e quella di centrodestra.

Quindi?

Il presidente della Repubblica, una persona attenta e rispettosa della Costituzione, non potrà fare altro che conferire l’incarico a chi avrà maggiori capacità di rappresentare il risultato elettorale. Nessuna delle due coalizioni ha la maggioranza sia alla Camera che al Senato, e sarà necessario individuare una soluzione che vada al di là degli schieramenti.



Il primo passo, come è stato affermato in questi giorni, e come hanno anche sottolineato alcuni esponenti del Pdl, spetta a Bersani?

La Costituzione prevede che il primo passo lo faccia il presidente della Repubblica. Tanto più in una situazione del genere.

L’ipotesi di un governo che comprenda Pdl e Pd escludendo l’M5S è praticabile?

Anche in tal caso, mi limito ad osservare che sarà compito del capo dello Stato assumere una decisione. Anzitutto, ha sufficiente esperienza per poter individuare la soluzione migliore. In secondo luogo, non dobbiamo dimenticare che Napolitano non può fare valutazioni circa l’opportunità di tenere i grillini dentro o fuori l’eventuale alleanza di governo.



Sul serio?

No. Dopo aver svolto le consultazioni con i presidenti delle Camere, della Repubblica emeriti ed i capigruppo presenti, conferisce l’incarico esplorativo o finalizzato alla personalità politica che ha le più alte probabilità di avere la maggioranza in entrambi i rami del Parlamento.

 

Il Pdl che soluzione auspica?

Il Pdl, non avendo vinto le elezioni, rispetterà le valutazioni del presidente della Repubblica.

 

Su quale base programmatica potrà essere individuato un accordo di governo?

Noi abbiamo il nostro programma che comprende il taglio dei costi della politica, il rispetto degli obblighi europei, l’abbassamento della pressione fiscale, l’attacco al debito, l’eliminazione dell’Imu e la restituzione di quella già versata. Riteniamo anche fondamentali e condivisibili alcune riforme istituzionali quali quella elettorale o l’introduzione del semipresidenzialismo. Tuttavia, presumibilmente le questioni economiche avranno la priorità.

 

Posto che si riesca a dar vita ad un governo, entro quando si tornerà a votare?

Le elezioni ci sono appena state. E, quando i cittadini si recano alle urne, lo fanno perché la legislatura duri cinque anni. Non c’è motivo, quindi, specialmente in questo momento, per dar vita all’instabilità.

 

Chi è il vostro candidato alla presidenza della Repubblica?

Spetterà alla valutazione della leadership del partito. Per il momento, teniamo gli occhi aperti. Quel che è certo è che le proposte relative ai presidenti della Repubblica, del Senato, della Camera e del Consiglio saranno strettamente legate tra di loro. 

 

(Paolo Nessi)