Venerdì, salvo imprevisti, dovremmo disporre di un premier. Per il nuovo governo, invece, potremmo dover aspettare. Dopodomani, concluse le consultazioni, sembra che Napolitano darà l’incarico a Bersani, il quale esplorerà il Parlamento alla ricerca di una maggioranza. Se non ci riuscirà, la mossa successiva spetterà nuovamente al capo dello Stato. Nel frattempo continueremo a tenerci l’esecutivo montiano in prorogatio. Certo, l’impresa di Bersani non è agevolata dall’aver monopolizzato le presidenze di Camera e Senato. Considerando i numeri, che lo rendono vincente solo sulla carta, si è trattato di uno sgarbo alle altre forze politiche, cui sarebbe spettato di diritto almeno un ramo del Parlamento. Abbiamo chiesto a Stefano Folli, editorialista de Il Sole 24 Ore, quali margini d’azione restano.



Il centrosinistra si è preso i presidenti di Montecitorio e Palazzo Madama, pur disponendo di percentuali risicatissime. E ora?

Bersani, se vuol fare il presidente del Consiglio, sarà costretto ad essere ancora più spregiudicato. Dovrà, cioè, tentare di comporre un governo che superi di slancio le attuali difficoltà politiche. Non avendo attualmente la maggioranza, gli sarà necessario inventare qualcosa che dia vita ad un’onda mediatica tale da aumentare le chance di supporto da parte delle altre forze politiche.



Cosa potrebbe inventarsi?

La sua tattica consiste nel presentare una lista di nomi, per il governo, che non siano espressione dei partiti. Outsider, quindi, giovani e competenti. Tuttavia, dovrà dimostrare di godere di una maggioranza politica prima di presentare ufficialmente tale lista. Il presidente della Repubblica, infatti, non lo manderà mai di fronte alle Camere per ottenere la fiducia – dopo avergli conferito l’incarico – se prima non avrà dimostrato di avere effettivamente i numeri per governare. E, se non ci riuscirà, sarà inutile avere un elenco di ministri, dato che questi giurano solamente alcuni giorni prima che il capo del governo si presenti di fronte alle Camere.



Bersani difficilmente otterrà la maggioranza, il tempo stringe e, se il tentativo fallisse, passerebbero giorni prima di provarne un secondo; non crede che Napolitano potrebbe saltare questo passaggio e nominare direttamente un premier istituzionale?

Va detto, anzitutto, che Bersani è il segretario del partito di maggioranza relativa. Quindi, così come è comprensibile che ritenga di avere della carte da giocarsi, al contempo Napolitano può pensare legittimamente che sia bene conferirgli l’incarico. E’ pur vero che per il capo dello Stato potrebbe essere meglio passare subito ad un’ipotesi istituzionale. Ma nessuno può prevedere cosa farà da qui a venerdì.

 

Il segretario del Pd potrebbe fare un passo indietro, proponendo una serie di nomi sia per il governo che per la presidenza del Consiglio?

Si tratterebbe di un contribuito generoso, un’operazione politicamente fattibile. Un’indicazione del genere, probabilmente, consentirebbe di identificare una personalità in grado di creare un equilibrio di governo. 

 

Da parte del Pdl, il partito sin qui meno restio a sostenere un governo Bersani, è stata posta un’unica pregiudiziale: il presidente della Repubblica dovrà essere un moderato

Gli accordi, in politica, non si fanno mai con pregiudiziali così rigide, altrimenti non si va da nessuna parte. Non credo, francamente, che Berlusconi sia intenzionato a mantenere una linea così dura. Il suo scopo è quello di essere coinvolto nell’individuazione del prossimo capo dello Stato e se restasse arroccato su tali posizioni sarebbe messo ai margini in partenza. 

 

(Paolo Nessi)