Si sono concluse la consultazioni. Con un nulla di fatto. Per ora, almeno. Com’era ampiamente prevedibile, il capo dello Stato non ha ancora deciso a chi affiderà l’incarico. Con ogni probabilità, lo farà domani. Intervenendo per ultimo, dopo la conferenza stampa del leader del Pd, Pierluigi Bersani, si è limitato a dire che raccoglierà tutte le valutazioni di questi giorni e, domani, comunicherà la sua scelta. «Devo riordinare le idee per vedere quali decisioni prendere». Poi, salutando i giornalisti e invitandoli ad andare a riposare, ha aggiunto: «Domani presenterò e motiverò le mie decisioni». Bersani, dal canto suo, dopo aver interloquito con il capo dello Stato, ha incontrato i giornalisti, affiancato dal capogruppo del Pd al Senato, Luigi Zanda, e da quello alla Camera, Roberto Speranza. Ribadendo la linea assunta negli ultimi giorni, ha fatto sapere che la sua intenzione e quella del suo partito è quella di governare. «Noi siamo la prima forza politica, checché ne dica qualcuno, primo partito, la prima coalizione e ci mettiamo al servizio di questa esigenza di governabilità» ha dichiarato spiegando di avere presentato al capo dello Stato, così come aveva anticipato, le 8 proposte del Pd. E, in particolare, di avergliene sottoposto alcune particolarmente decisive, quali una riforma che modifichi l’architettura istituzionale del Paese su alcuni fronti: occorre, cioè, cambiare la legge elettorale, dimezzare il numero dei parlamentari, e costituire una camera della autonomie. Bersani ha, infine, risposto alle domande dei cronisti. E ci ha tenuto a sottolinea che è stato l’unico a farlo. «Non ho piani B e neanche piani A. Spero di poter dare una mano. Io non metto davanti dei problemi personali. Io sento, e il mio partito sente, di avere una responsabilità da esercitare», ha concluso.