Al termine delle primo giro di consultazioni, com’era prevedibile, non sono emerse posizioni discordanti rispetto a quelle espresse nei giorni precedenti. A dire il vero, tutto è uguale all’indomani delle elezioni. Tra i partiti più piccoli incontrati ieri dal capo dello Stato, Sel ha ribadito la necessità di un governo guidato da Bersani, Scelta civica ha proposto una coalizione di larghe intese, mentre Berlusconi, intervenendo a Studio Aperto, ha rilanciato l’ipotesi di una compagine costituita dal suo partito e da quello di Bersani. L’M5S (che salirà oggi al Colle, così come i capigruppo di Pd e Pdl), nel frattempo, continua a dire no a tutto, salvo a un governo targato 5 Stelle. Abbiamo chiesto ad Angelo Panebianco, editorialista de Il Corriere della Sera, che scenari si prefigurano.



Secondo lei, cosa potrebbe accadere?

Ci sono due ipotesi. La prima è  quella auspicata da Bersani, che spera di ottenere l’incarico da Napolitano, presentarsi di fronte alle Camere e, una volta verificato di non avere la maggioranza, andare a elezioni a giugno. Ma con in carica il suo governo che, nel frattempo, avrebbe giurato nelle mani del capo dello Stato. Non si può escludere del tutto che Napolitano scelga questa strada, dato che Bersani ha pur sempre la maggioranza a Montecitorio; ci sono, tuttavia, buone ragioni per dubitarne. Molto difficilmente, infatti, il capo dello Stato manderà il segretario del Pd allo sbaraglio per chiedere la fiducia, se prima non avrà garantito di poterla ottenere.



Ci dica l’altra ipotesi.

Napolitano potrebbe conferire a Bersani un incarico esplorativo di un paio di giorni. Se non dimostrerà di poter ottenere (e non può farlo) una maggioranza sia alla Camera che al Senato, il presidente della Repubblica sceglierà qualcun altro. Una figura istituzionale e di alto profilo. Andremo incontro al cosiddetto governo del Presidente.

Pd e Pdl troveranno, quindi, un accordo?

Si utilizzerà una delle formule che, tradizionalmente, si adottano in questi casi quali “governo della non sfiducia”, “governo istituzionale” e via dicendo. Pd e Pdl, di fatto, lo appoggeranno, anche se fingeranno di no. Diranno che si tratta di un governo che semplicemente ha il compito di gestire l’ordinaria amministrazione, cambiare la legge elettorale e portare il Paese a nuove elezioni, a ottobre.



Oltre che dal Pd e dal Pdl, un governo simile potrebbe essere appoggiato anche dall’M5S?

Assolutamente no. Grillo è il capo di un movimento antisistema è la sua logica è: “tanto peggio, tanto meglio”. Sarebbe un suicida se appoggiasse un esecutivo del genere.

 

Trovare una ventina di senatori grillini disposti a “tradire”  il partito e a votare la fiducia a Bersani basterebbe a Napolitano per mandarlo a chiedere la fiducia in Parlamento?

Dovrebbe bastargli.  Bersani, a quel punto, avrebbe tutto il diritto di formare un governo. Ma, per le suddette ragioni, questo non accadrà mai.

 

C’è una terza ipotesi: Bersani fa un passo indietro, ma indica lui il premier e il governo.

Impossibile. A quel punto, sarebbe Napolitano a prendere in mano la situazione. Il suo obiettivo è quello di formare un governo in grado di ottenere la fiducia e non si capisce perché, se Bersani dovesse in questo fallire, le persone da lui indicate dovrebbero avere successo. Tanto più che si tratterebbe di personaggi totalmente irricevibili dal Pdl.

 

(Paolo Nessi)